“L’obiettivo dell’Ucraina di riconquistare tutti i territori che in precedenza le appartenevano” e che ora sono sotto il controllo russo significa “una minaccia all’esistenza del nostro Stato e il crollo della Russia di oggi”. Lo scrive su Telegram il vice presidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev affermando che questo giustifica l’uso delle armi nucleari. Perché, afferma, “ciò rappresenta una ragione diretta per l’applicazione della clausola 19 dei Fondamenti della politica statale della Federazione Russa nel campo della deterrenza nucleare”.

Ma chi è, si chiede Medvedev, che “pianifica un conflitto nucleare, fatemelo sapere? Che cos’è questa se non una diretta provocazione di una guerra mondiale con l’uso di armi nucleari?”. Secondo il fedelissimo di Putin “i Paesi occidentali stanno spingendo il mondo a una guerra globale. E solo la vittoria completa e definitiva della Russia è una garanzia contro il conflitto mondiale”.

Ad approvare nel 2000 la dottrina militare della Federazione Russa, quella appunto a cui fa riferimento Medvedev parlando di “clausola 19”, è stato proprio Vladimir Putin. La possibilità dell’attacco nucleare è prevista in due casi specifici: in risposta all’uso di armi nucleari o di armi di distruzione di massa contro lo Stato o i suoi alleati, e in risposta all’aggressione su larga scala con l’uso di armi convenzionali se “l’esistenza stessa dello Stato è in pericolo”. Ed è quindi, con ogni probabilità, in riferimento a questa seconda possibilità che il politico russo parla di “provocazione di una guerra mondiale con l’uso di armi nucleari”. Per Medvedev, infatti, dato che Mosca ha ufficializzato l’annessione delle quattro aree del Donetsk, del Luhansk, di Kherson e di Zaporizhzhia, la volontà dell’Ucraina di riconquistarli rappresenta una “minaccia all’esistenza del nostro Stato”.

Il 27 ottobre scorso, Putin aveva fatto dichiarazioni che però andavano in senso opposto. “Non abbiamo bisogno di usare un’arma nucleare in Ucraina, non avrebbe senso, né politicamente né militarmente”, aveva dichiarato durante una riunione a Mosca del Club di Valdai. L’incontro era stato organizzato per riaffermare, in un discorso e poi in una seduta fiume di domande e risposte durata ore, le motivazioni dell’operazione militare in Ucraina, della quale non si è detto per niente deluso.

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