I presunti maltrattamenti psicologici subiti da due atlete bresciane di ginnastica ritmica sono al centro di un esposto ora sul tavolo del sostituto procuratore di Brescia, Alessio Bernardi. Pare sia stata la madre di due giovani sorelle che oggi hanno lasciato la disciplina a denunciare. Denuncia che arriva dopo le interviste a Repubblica dalle due ex Farfalle della nazionale italiana, Nina Corradini e Anna Basta, che hanno parlato dei tempi in cui, ancora minorenni, frequentavano l’Accademia di Desio. E anche i vertici dello sport vogliono vederci chiaro: il neo ministro dello Sport e dei giovani Andrea Abodi incontrerà domani mattina nella sede del ministero il presidente del Coni, Giovanni Malagò e quello di Federginnastica, Gherardo Tecchi, per affrontare il tema della denunce presentate nei giorni scorsi dalle atlete. La prima a denunciare è stata Nina Corradini, oggi 19 anni, che ha raccontato come il periodo in accademia fosse diventato un incubo, tra vessazioni e controlli maniacali del peso corporeo.
Da quando aveva 15 anni, ha raccontato Nina Corradini, veniva pesata quotidianamente “in mutande e davanti a tutti”, con commenti seguenti ai controlli, da parte di un’allenatrice che variavano dal “Vergognati”, “mangia di meno”, “come fai a vederti allo specchio”, che chiaramente provocavano sofferenze in una ragazza così giovane. Tanto che, ha raccontato l’atleta, “per due anni non ho mai fatto colazione, mangiavo un biscotto ogni tanto, e sempre di nascosto”, arrivando a misure estreme come prendere regolarmente lassativi: “Che mi disidratavano: mi ammalavo, avevo poco ferro. Una volta sono svenuta ma le allenatrici mi hanno fatto andare lo stesso in palestra, pensando fosse una scusa”.
Forse ancora più forte è il racconto di Anna Basta, che sempre a Repubblica ha raccontato di aver pensato due volte al suicidio, dopo non aver chiuso occhio una notte intera, avendo nelle orecchie “le urla delle allenatrici per il mio corpo”. Anche da quest’ultimo racconto emerge che il problema è sempre quello, il peso, arrivando a “sognare la bilancia”, o a passare giorni di digiuno “per tornare al peso di prima”. Colpisce che sia per entrambe le ragazze il momento in cui viene abbandonato lo sport per cui ci si è allenate da piccole viene visto come una liberazione, la fine di un incubo e non del sogno che si aveva da bambine. Nina Corradini infatti ha raccontato: “Sul treno mi sono sentita sollevata. Pensavo che le mie compagne stessero bene, mi sentivo quasi in colpa a star male”, così come Anna Basta, la cui famiglia “non pensava fosse così grave la situazione: hanno capito davvero la realtà solo quando ho abbandonato l’Accademia e sono tornata a Bologna. Non pensavano di vedermi così distrutta”.
E tutte e due le atlete hanno raccontato che una volta tornate a casa sono arrivate le difficoltà, col rapporto col cibo e con lo specchio, che hanno reso necessario un percorso con il supporto di uno psicologo. L’obiettivo dichiarato da entrambe è poter, con le loro denunce, aiutare le bambine che si avvicinano alla ginnastica ritmica: Anna Basta ha anche avviato una rubrica social in collaborazione con una nutrizionista per parlare di disturbi alimentari a un target ovviamente di adolescenti. Intanto anche Federginnastica è intervenuta sulla vicenda con un comunicato, spiegando che “non tolleriamo alcuna forma di abuso. Lo sport, con la ginnastica in primis, è rispetto della persona, celebrazione del talento e del benessere. Sono state date disposizioni perché siano immediatamente informati la Procura Federale e il Safeguarding Officer per gli accertamenti e le azioni di rispettiva competenza. Su questi profili la Federazione è impegnata a migliorare sia l’informazione che la prevenzione”.