Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha spiegato: "Abbiamo avuto le prime riunioni scientifiche con Iss, Aifa e Spallanzani". Bassetti: "Spero nella completa eliminazione della quaratena". Più prudente Lopalco: "Tre gioni sono davvero pochini". Pregliasco chiede cautela: "Giusto parlarne, ma vediamolo dopo questa potenziale onda di risalita dei casi"
Il nuovo fronte aperto dal governo Meloni sulla gestione della pandemia è la riduzione dell’isolamento per i positivi al Covid asintomatici. Mentre il decreto legge che ha fatto scadere l’obbligo vaccinale per medici e personale sanitario continua a far discutere, per il conseguente rientro dei no vax negli ospedali, il tema del periodo di isolamento per i contagi che non hanno sintomi crea meno frizioni nella comunità scientifica. Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, sta valutando la riduzione dell’isolamento da cinque a tre giorni. “Stiamo lavorando e abbiamo avuto le prime riunioni scientifiche con Iss, Aifa e Spallanzani”, ha spiegato lunedì in conferenza stampa. Poi ha assicurato: “Se arriveranno nuove varianti saremo pronti in ogni momento a intervenire”.
“Io mi auguro che si arrivi non alla riduzione della quarantena per i positivi al Covid, ma alla completa eliminazione. Credo che si debba necessariamente cambiare approccio su questo virus, levare l’obbligo di isolamento è lo strumento per una maggiore normalizzazione della convivenza con il virus”, ha commentato all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova. Per i positivi “dobbiamo assolutamente avviarci verso i 2-3 giorni di isolamento, non di più”. sostiene anche Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’Ospedale Sacco di Milano.
Più prudente l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente di Igiene all’università del Salento: “Tre giorni di isolamento per i positivi a Sars-CoV-2 sono davvero pochini. Negli Stati Uniti, che sono stati da sempre i più ‘liberali’ in questo campo, si segue l’indicazione dei 5 giorni di isolamento, sempre a patto che non ci siamo sintomi e la febbre sia passata da almeno 24 ore”. Anche l’immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud-Italia della Fondazione per la medicina personalizzata, commenta: “Una quarantena a 3 giorni piuttosto che a 5 appare più come un surrogato di approssimazione che non come una scelta fondata su dati reali”. A suo parere, “il paziente potrà concludere l’isolamento a tampone negativo“. Chiede cautela sul tema il virologo Fabrizio Pregliasco: “Concordo che si debba cominciare a parlarne, però vediamolo dopo questa potenziale onda di risalita” dei contagi, prevista con l’arrivo dell’inverno.