È urgente che la parola pace diventi protagonista nel discorso pubblico. Come ci esorta a fare Papa Francesco, l’unica personalità che non si vergogna ad invocare il silenzio delle armi. Vale per la guerra in Ucraina scatenata dalla folle invasione russa, ma non solo: ci sono in corso conflitti armati in tutto il Pianeta che seminano morti e distruzioni. Dobbiamo tutti sentirci impegnati a sostenere le iniziative a favore della pace, che troppo spesso, invece, passano sotto silenzio, derise o schiacciate da una cultura sempre più muscolare o, se preferite, guerrafondaia.
Pacifismo e nonviolenza sono parte del Dna dei Verdi, e sono valori che guardano al futuro, al miglioramento della convivenza tra le persone, alla tutela dell’ambiente che, come dicono i Verdi tedeschi, rappresenta il fondamento stesso della nostra esistenza. Sono valori capaci di promuovere un uso sensato delle risorse naturali ed economiche orientato a contrastare le diseguaglianze e le fragilità sociali ed ambientali.
Va in questa direzione la risoluzione che ho depositato in Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna con cui chiedo alla Giunta di intervenire nella Conferenza Stato-Regioni per sollecitare il governo italiano a sottoscrivere il Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari. Con la risoluzione esorto anche Comuni e parlamentari dell’Emilia-Romagna a sostenere la Campagna “Italia, ripensaci” promossa dalla Rete Italiana per il Disarmo e da Senzatomica per spingere l’Italia a sottoscrivere il Trattato adottato dall’Onu nel 2017 e in vigore dal 2021 in forza del raggiungimento delle 50 ratifiche da parte di altrettanti Paesi nel mondo.
Il Trattato è legalmente vincolante per le nazioni che vi aderiscono e proibisce di sviluppare, testare, produrre, realizzare, trasferire, possedere, immagazzinare, usare o minacciare di usare gli armamenti nucleari, o anche permettere alle testate di stazionare sul proprio territorio. È inaccettabile il ritardo del nostro Paese, che ospita la base Nato di Ghedi dove potrebbero essere stoccati armamenti nucleari.
La guerra in Ucraina ha contribuito all’aumento delle spese militari – basti pensare ai 100 miliardi stanziati dal governo rosso-verde-giallo tedesco – che comunque era già in atto da decenni nel mondo, fino a raggiungere la stratosferica cifra di 2000 miliardi di euro nel 2022. E anche l’incubo nucleare, che pensavamo di aver definitivamente archiviato, è tornato d’attualità a seguito delle minacce lanciate da Putin di usare ordigni nucleari.
In questo inquietante scenario in cui si agita lo spettro della Terza Guerra Mondiale, devono tornare ad alzarsi le voci della nonviolenza e del pacifismo per la messa al bando dell’atomica.
La risoluzione che ho depositato sul Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari rientra nel percorso che ho intrapreso in Regione per contribuire a sostenere un nuovo protagonismo del movimento pacifista e la riduzione delle spese militari, un impegno che ho assunto come capogruppo di Europa Verde per dare voce alle istanze di associazioni ed esponenti del mondo della nonviolenza.
Nei mesi scorsi, con un’altra mia risoluzione approvata dall’Assemblea legislativa, ho rilanciato in Emilia-Romagna la campagna a sostegno del Dividendo per la Pace. Questa risoluzione impegna la Giunta a contribuire, in tutte le sedi opportune, a far conoscere e sostenere l’iniziativa lanciata da cinquanta scienziati e premi Nobel perché i governi di tutto il mondo taglino del 2% le spese militari per cinque anni, dirottando le somme risparmiate – stimate nell’ordine dei 1.000 miliardi di dollari al 2030 – dentro un fondo da utilizzare contro povertà, pandemie ed emergenza climatica.
Ora dobbiamo fare un passo ulteriore per arrivare alla ratifica del trattato sulla proibizione delle armi nucleari, in modo da fermare l’escalation militare verso l’uso degli armamenti più distruttivi, come insegnano Hiroshima e Nagasaki, dove peraltro furono sganciate bombe nucleari di potenza infinitamente inferiore agli ordigni atomici odierni.
Una sfida che, spero, la Regione Emilia-Romagna voglia assumere per dare un segnale forte al governo Meloni.