Livelli elevati di Listeria trovati in un campione di formaggio fresco all’interno di un’azienda di Palermo ha portato al fermo preventivo di 945 kg di prodotti caseari e alla sospensione dell’attività. È questa la condizione più grave rintracciata dai carabinieri del Nas nel corso di controlli a tappeto effettuati su tutto il territorio nazionale dopo gli episodi di intossicazione da Listeria connessi con il consumo di alimenti crudi o a ridotta cottura. In totale sono state ispezionate 1.095 aziende di lavorazione e trasformazione di alimenti maggiormente esposti alla contaminazione del batterio. Irregolarità sono state accertate in 335 strutture, pari al 30% circa degli stabilimenti controllati, a seguito delle quali sono state segnalate all’autorità giudiziaria e sanitaria 310 operatori di settore e sono state contestate 541 violazioni penali e amministrative per oltre 365mila euro.

Complessivamente gli interventi hanno consentito di rinvenire e sequestrare 14 tonnellate di alimenti irregolari, per un valore commerciale di circa 327.000 euro, nonché eseguire provvedimenti di chiusura o sospensione nei confronti di 23 imprese produttive e commerciali, il cui valore economico ammonta a oltre 7 milioni di euro. Tra le criticità riscontrate è stato rilevato l’uso di materie prime scadute di validità e in cattivo stato di conservazione e, con particolare frequenza, la mancata applicazione delle procedure preventive di autocontrollo e tracciabilità degli alimenti, elementi essenziali per individuare e contenere possibili casi di intossicazione causati dal consumo di alimenti nocivi o pericolosi.

Oltre al caso di Palermo, tra i casi più gravi si segnala quello scoperto dai Nas di Parma presso un’industria di salumi della provincia di Modena, ha sequestrato 7.000 kg di prodotti semilavorati e tranci di carne suina e bovina, rinvenuti invasi da ghiaccio e brina gelificata a causa del malfunzionamento del sistema di refrigerazione, rilevando al contempo carenze igienico sanitarie dovute alla presenza di muffe sulle pareti dello stabilimento. A Savona, invece, i Nas di Genova ha chiuso un laboratorio di preparazione gastronomica, attivato in assenza di autorizzazione sanitaria, privo del manuale di autocontrollo e interessato da gravi carenze igienico sanitarie. In provincia di Napoli è stata sospesa un’attività di sezionamento e commercio all’ingrosso di carni avicole con immediata chiusura dell’intero impianto sprovvisto del “Bollo CE” e di riconoscimento produttivo.

A Bari in un’industria di lavorazione carni sono stati sequestrati 1.800 kg di prodotti privi di etichettatura e di indicazioni utili a garantirne la tracciabilità. Sequestri anche a Salerno e Catania stavolta di 3700 kg di prodotti lattiero-caseari, che stavano per essere commercializzati e che erano sprovvisti della documentazione sulla rintracciabilità. Per precarie condizioni igieniche ma anche per la mancata attuazione delle procedure di autocontrollo, imposte dalla normativa, sono stati sequestrati a Ragusa 529 kg salumi già confezionati, alcuni sprovvisti di elementi utili alla tracciabilità, altri scaduti.

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