Cronaca

Medici no vax, i numeri dell’Ordine: solo 1878 potrebbero rientrare negli ospedali. Bassetti: “Norma è uno schiaffo a chi era in regola”

La decisione di anticipare al primo novembre la fine dell’obbligo vaccinale per i camici bianchi era stata giustificata da Meloni spiegando che "consente di recuperare 4mila persone ora ferme in un sistema sotto-organico". Ma i dati dei sospesi diffusi dalla Fnomceo la smentiscono: sono meno di 2mila quelli che potrebbero rientrare, ma "la percezione è che la maggior parte siano liberi professionisti". Intanto proseguono le critiche degli esperti: "Questa è la rivincita dei no vax"

“L’obbligo vaccinale è scaduto lo scorso giugno e sopravviveva fino a dicembre per gli operatori sanitari. Noi abbiamo deciso di anticipare al primo novembre la fine dell’obbligo e questo ci consente di recuperare 4mila persone ora ferme in un sistema sottoorganico“. Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nella conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri spiegava qual era la ragione del provvedimento decise dal suo governo che ha fatto scattare il reintegro negli ospedali dei medici no vax: non una questione sanitaria, dunque, ma un problema di organico da risolvere. Eppure, i numeri diffusi dalla Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo), che pure difende la decisione del governo, smentiscono i dati citati dalla premier Meloni: sono infatti solamente 1878 i medici che potrebbero rientrare effettivamente in servizio a seguito del decreto legge. Sul totale di 4mila sospesi, infatti, oltre 400 sono odontoiatri e tra i medici il 47% ha più di 68 anni ed è fuori dal Servizio sanitario nazionale. L’effetto pratico di questa norma sembra dunque essere poco più che un palliativo per il sistema ospedaliero. Mentre nel frattempo non si placano le critiche al governo, anche da chi come Matteo Bassetti è sempre stato considerato vicino al centrodestra, tanto da essere anche considerato il possibile ministro della Salute durante la campagna elettorale. Per il direttore della Clinica di malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova “sostenere che tutto quello che è stato fatto in passato, inclusa la campagna vaccinale, che è stata il fiore all’occhiello del nostro paese, sia stato ideologico e non scientifico è sbagliato. Ed è soprattutto uno schiaffo in faccia al 95% dei cittadini italiani e al 99,3% dei medici che si sono vaccinati credendo nei loro benefici“.

Per Filippo Anelli, presidente nazionale della Fnomceo, “far tornare i medici non vaccinati al lavoro in questo momento non è rischioso“. “La norma durante l’emergenza ha funzionato bene – sottolinea Anelli – Avevamo una media di 80 decessi al mese, che quella legge ha fermato. Ma adesso la situazione epidemiologica consente il ritorno alla normalità. Resteranno le mascherine e la prudenza”. La fine dell’obbligo vaccinale per i medici però non servirà a risolvere i problemi di organico negli ospedali: al 31 ottobre, rileva la Fnomceo, erano 4004 i medici e odontoiatri sospesi, vale a dire lo 0,85% dei 473.592 iscritti. Di questi, 3543 i medici (lo 0,82% dei 434577 totali), 461 gli odontoiatri e 325 i doppi iscritti, che, per la stragrande maggioranza, esercitano come odontoiatri. Andando però a vedere l’età dei sospesi, poco meno della metà, e precisamente il 47% dei 3543 medici, vale a dire 1665, hanno più di 68 anni e sono per questo fuori dal Servizio sanitario nazionale. Dei rimanenti 1878, tra l’altro, “la percezione è che la maggior parte siano liberi professionisti, ma non abbiamo, su questo, dati certi”, commenta Filippo Anelli. “Quello che possiamo dire è che gli ordini si sono prontamente adeguati alle nuove disposizioni. Ringraziamo quindi tutti i presidenti e il personale per il lavoro che hanno svolto in questi mesi e che ancora stanno svolgendo per ottemperare alla legge”, conclude il presidente della Fnomceo.

Anche Pierino Di Silverio, segretario nazionale del sindacato dei medici dirigenti del Servizio sanitario nazionale Anaao Assomed, in un’intervista a Il Fatto Quotidiano sottolinea come la misura non vada veramente a impattare sulle gravi carenze di personale sanitario. “Sono non più di 500 i medici ospedalieri sospesi – precisa – Dicono 3.400, ma la maggior parte sono liberi professionisti, odontoiatri e medici di medicina generale. Mancano 15mila ospedalieri perché sono pagati poco, lavorano male e vengono aggrediti e trascinati in tribunale: la soluzione è far rientrare 4-500 no-vax, magari ultrasessantenni?”. Di Silverio inoltre evidenziaanche un altro aspetto: se il ministro della Salute Orazio Schillaci “avesse parlato prima con le parti sociali avremmo gestito meglio la comunicazione, tutti insieme. Questo caos non sarebbe scoppiato. Così si divide la popolazione”.

Proprio sul messaggio che manda il governo decidendo il reintegro dei sanitari no vax si concentrano anche la maggior parte delle critiche degli esperti. In un’intervista a La Stampa Matteo Bassetti dice: “Questa è la rivincita dei No Vax: un movimento antiscientifico che si era tranquillizzato, adesso avrà gli strumenti per dire che aveva ragione a mettere in guardia dai vaccini. Non è così che si affrontano le questioni scientifiche, non è dicendo che sulla gestione del Covid c’è stato un approccio ‘ideologico’ che si traccia la linea per il futuro”. Per Bassetti “sono stati commessi degli errori e sarebbe saggio analizzarli per imparare la lezione per il futuro, ma parlare di approccio ideologico sulla campagna vaccinale o sull’obbligo vaccinale ai sanitari è negare l’evidenza“. “È una dichiarazione grave. Stimo il nuovo ministro della Salute e credo che il primo a essere imbarazzato per quella frase sia lui”, conclude.

Dello stesso avviso anche il virologo Fabrizio Pregliasco: “È un intervento di bandiera, identitario. Non ha un effetto particolare, perché alla fine si tratta di una piccola percentuale di operatori, ma spiace che venga adottato in modo così brusco producendo un effetto negativo sulle vaccinazioni. Si insinua un aspetto di dubbio anche da parte delle istituzioni sul valore della vaccinazione. Di fatto è una specie di revisionismo sul passato”, spiega in un’intervista al Corriere della Sera. Un dubbio che si pone anche l’immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud-Italia della Fondazione per la medicina personalizzata: “La volenterosa generazione di nuovi laureati in scienze mediche o infermieristiche che si affacciano alle loro ambite professioni cosa avrà pensato? Qual è il messaggio che a loro è pervenuto?”, si chiede parlando all’Adnkronos Salute. Secondo l’immunologo, “la scienza non va scambiata con la religione perché non è un atto irrazionale di fede. Ma non può nemmeno essere confusa con l’appartenenza ideologica a questo o a quello schieramento“.