L'azienda, della quale la senatrice Fdi è stata presidente e ad fino a gennaio, "versa in evidente e manifesto stato di insolvenza" scrive la Procura nell'atto inviato al tribunale
Visibilia Editore “versa in evidente e manifesto stato di insolvenza”: per questo la Procura di Milano ha chiesto la “liquidazione giudiziale”, cioè il fallimento, della società fondata da Daniela Santanchè, attuale ministra del Turismo. Santanchè era anche prima azionista ma nel frattempo ha dismesso le quote. La richiesta dei magistrati è partita da un esposto presentato dei soci di minoranza e dopo le analisi del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza, coordinate dal pm Roberto Fontana. Analisi che in automatico portano ad un fascicolo per ipotesi di bancarotta che sarebbero in valutazione a carico degli ex amministratori, tra cui la stessa ministra. Che, allo stato, smentisce di essere indagata come hanno scritto, tra gli altri, Repubblica e Corriere: “E’ falso che io sia indagata. Querelerò tutti coloro che vicino a Visibilia scrivono Santanchè, visto che io ho venduto tutte le quote. E peraltro nel caso di specie non solo non è indagata la Santanchè ma non c’è nessun indagato, perché il fascicolo è aperto a ‘modello 45’, quindi senza indagati”.
Su Libero stamani è stata pubblicata la notizia della richiesta di fallimento sulla base di un comunicato di Visibilia, quotata su Euronext Growth Milan, che ne ha dato conto. L’istanza di liquidazione giudiziale è stata formulata dalla Procura nei giorni scorsi e il tribunale fallimentare ha fissato udienza per discuterla per il 30 novembre. Nell’istanza la Procura segnala debiti da parte della società nei confronti dell’Agenzia delle Entrate per circa 984mila euro. La Finanza ha analizzato, come risulta da un’informativa, i bilanci “tra il 2016 e il 2020”. E ha evidenziato “costanti perdite già a far data dall’esercizio 2016” e, passando in rassegna tutti i temi della denuncia dei soci di minoranza (che ha originato pure una causa civile per “gravi irregolarità nella gestione”), ipotizza anche presunte “false comunicazioni sociali” relative ai bilanci, almeno dal 2017, con “particolare riguardo alle voci ‘avviamento‘ e ‘imposte anticipate‘”.
Santanchè dal 2016 e fino al gennaio scorso è stata presidente ed Ad della società. Nel novembre 2014, si legge, Visibilia Editore Holding, “nella persona” di Daniela Santanchè, “ha sottoscritto e liberato l’aumento di capitale” della “neo costituita Visibilia Editore” e ciò ha “generato il valore di avviamento” di oltre 4,3 milioni di euro. Già dal 2017, scrive la Gdf, il cda di Visibilia “avrebbe dovuto approvare bilanci riportanti valori di avviamento e imposte anticipate largamente diversi da quelli deliberati”. Al centro degli accertamenti anche “le iniezioni di liquidità derivanti” da un finanziamento attraverso un prestito obbligazionario convertibile che, viene chiarito, “hanno sì permesso la prosecuzione dell’attività imprenditoriale ma anche, di fatto, causato il crack del valore azionario regredito del 99,97%”. Le perdite della società, si legge, sono state calmierate “dalla erronea contabilizzazione delle poste dell’attivo patrimoniale ‘avviamento’ e ‘imposte anticipate'”. I debiti fiscali, infine, allo stato non risultano “rateizzati”. Sono conseguenti all’istanza gli accertamenti per ipotesi di bancarotta, ma probabilmente anche per false comunicazioni sociali, a carico degli ex amministratori.