Dal prossimo 5 dicembre entrerà in vigore l'embargo europeo sul petrolio russo e questo potrebbe bloccare i rifornimenti all'impianto. I ministri di Economia e Sviluppo Economico assicurano che non ci saranno conseguenze e che il governo sta lavorando al dossier. Ma il tempo ormai stringe
Arrivano anche negli Stati Uniti i prodotti petroliferi raffinati nell’impianto siciliano di Priolo della russa Lukoil. Lo scrive il quotidiano statunitense Wall Street Journal. Accade poiché, una volta lavorato nello stabilimento vicino a Siracusa, il greggio diventa italiano e quindi aggira le sanzioni. Dalla raffineria Isab i prodotti vengono poi spediti ai siti di Exxon in Texas, oppure in quelli riconducibili alla stessa Lukoil in New Jersey, la società russa ha 230 stazioni di servizio in 11 Stati (in gran parte però di proprietà di franchising individuali americane). In definitiva nei serbatoi della auto statunitensi finiscono un bel po’ di benzina e gasolio russi. La scorsa settimana la compagnia americana Exxon ha presentato il bilancio trimestrale con i profitti più elevati nei suoi 152 anni di storia.
“La Isab di Priolo non ha eluso il sistema sanzionatorio che entra in vigore dal 5 dicembre” ha replicato il ministro delle Imprese, Adolfo Urso. “Siamo al lavoro per garantire la continuità delle attività produttive, così importanti sul piano nazionale e per l’economia siciliana in sintonia con il ministero dell’Economia e la Regione Siciliana”, ribadisce il ministro. “Non ci sono le condizioni per dire che ci sia un’elusione perché non c’è alcun divieto di esportare prodotti che derivano dal petrolio russo. L’embargo scatterà comunque il 5 dicembre per la Comunità europea“, afferma il presidente di Confindustria Siracusa, Diego Bivona.
La raffineria di Priolo è alle prese con un drammatico conto alla rovescia. Dal prossimo 5 dicembre entrerà in vigore l’embargo europeo sul petrolio russo e questo potrebbe bloccare i rifornimenti all’impianto. In precedenza la struttura utilizzava greggio proveniente da diversi paesi ma dopo l’implementazione di sanzioni sui commerci russi si è affidata unicamente alla casa madre. Il petrolio che viene lavorato è per la quasi totalità di provenienza russa. Questo spiega perché negli ultimi mesi l’Italia sia il paese europeo dove l’import di greggio russo è aumentato di più.
L’impianto è il più grande d’Italia, dà lavoro direttamente ad oltre mille persone e da qui proviene un quinto dei carburanti usati nel nostro paese. Il dossier è una polpetta avvelenata lasciata in eredità dal governo Draghi al nuovo esecutivo, con la curiosa circostanza che a farci i conti sarà sempre Giancarlo Giorgetti, prima ministro dello sviluppo Economico e ora ministro dell’Economia. Lo scorso 20 settembre il quotidiano britannico Financial Times aveva parlato di un possibile interessamento di un fondo statunitense per la struttura. Non se ne è saputo più nulla. Due giorni fa i ministri dell’Economia e dello Sviluppo Economico, Giorgetti ed Urso, hanno avuto un colloquio sul caso Priolo. Il ministero dell’Economia avrebbe assicurato che la raffineria non è sottoposta a nessuna misura restrittiva da parte dell’Ue. Nonostante l’entrata in vigore dell’embargo potrebbe quindi continuare a usare petrolio russo, garantendo ricavi alla Lukoil controllata dal Cremlino.