I pubblici ministeri hanno chiesto di condannare Aurelio De Laurentiis e Adriano Galliani per false fatturazioni nel processo che si stava svolgendo al Tribunale di Napoli. A 10 anni dall’inizio dell’inchiesta e dopo quattro di dibattimento, sono arrivate le richieste di pena dell’accusa: un anno per il patron del Napoli, 13 mesi per l’amministratore delegato del Monza (all’epoca dei fatti era ad del Milan) e due anni e otto mesi per l’agente Alessandro Moggi. Come riporta l’Agi, è stata invece chiesta l’assoluzione per il presidente della Lazio, Claudio Lotito, l’ex presidente della Fiorentina, Andrea Della Valle e i Percassi dell’Atalanta.
I fatti contestati risalgono agli anni 2013–2014, visto che per le altre operazioni finite nel mirino dell’inchiesta e risalenti anche al 2009 è già scattata la prescrizione. Secondo l’accusa, i club, i procuratori e i calciatori stipulavano contratti di compravendita durante i quali gli agenti diventavano improvvisamente consulenti dei club. In questo modo i giocatori risparmiavano molti soldi dal loro stipendio, quelli che avrebbero dovuto corrispondere ai procuratori. Stando all’inchiesta, invece, grazie a operazioni fittizie e false fatture, gli agenti ricevevano quelle somme dalle stesse società.
I pm Stefano Capuano e Danilo De Simone contestano ad esempio a De Laurentiis, spiega sempre l’Agi, una fattura ritenuta falsa relativa all’acquisto di Emanuele Calaiò dal Siena (siamo nel 2013). Per la società c’era anche il vantaggio di poter detrarre l’Iva da queste operazione: secondo l’accusa, “l’operazione Calaiò” avrebbe portato a un’evasione di 8mila euro. La Procura ha comunque evidenziato come il sistema fosse, stando alla loro ricostruzione, organizzato a tavolino dai procuratori. La sentenza definitiva è attesa per febbraio 2023.