Il meno disturbato è forse Roberto Mancini: “Ho fatto la foto e basta. Non l’ho mai usata, senta in Federazione” dice. Chiami in Figc e ti dicono che effettivamente la Fiat 500 Abarth dalla livrea azzurra, come la squadra, era lì fino a stamattina, in via Gregorio Allegri, a Villa Borghese ma è stata portata in riparazione. Mancini non sa che dall’officina potrebbe non tornare più, così altre provenienti da sequestri che l’Agenzia delle Dogane negli ultimi due anni ha consegnato a ministri, boiardi e rappresentanti di istituzioni varie, consento loro di viaggiare su mezzi di lusso anziché sulle compassate Fiat Punto da 1600 cc, quelle che aveva imposto Monti nel 2011 lasciando le auto blu alle “massime cariche dello Stato”. Nell’elenco ci sono la Tesla di Cingolani, i suv Mercedes per la Gelmini e Brunetta, la Porsche da 90mila euro per il presidente di una società in house del Trentino e via dicendo. Perché alle Dogane sembrava sempre Natale. Ma alcuni regali, fatalmente, tornano indietro.

Il Ministero del Tesoro ha contestato le modalità di cessione delle auto ritenendole “non conformi” alla legge in fatto di beni sequestrati: l’amministrazione dei Monopoli avrebbe dovuto metterle all’asta e incamerarne i profitti, solo qualora la gara fosse andata deserta avrebbe ben potuto e anzi dovuto metterle a disposizione della pubblica amministrazione, ma non certo consegnarle “chiavi in mano” a soggetti privati o rappresentanti di amministrazioni scelti a piacere, facendo di quel “parco auto” una sorta di cesto per regali a soggetti e referenti politico-istituzionali. Sulla questione è intervenuta una specifica nota del legislativo del Mef Glauco Zaccardi lo scorso 18 di ottobre: i beneficiari dovranno riconsegnare le chiavi. Solo il 24 ottobre scorso, dunque con tempismo almeno un po’ sospetto, le Dogane hanno presentato in pompa magna “la prima piattaforma per le aste pubbliche online” per la dismissione di beni pubblici sequestrati. Ma, per non smentire se stessa, precisa: “esclusi quelli interessati da finalità istituzionali e da pubblica utilità”.

La surreale vicenda è l’ultima tegola che s’abbatte sulla testa del presidente Marcello Minenna, in carica da gennaio 2020 e in predicato, salvo sorprese, di essere sostituito nel giro di poltrone del nuovo governo. Tra le molte contestazioni che sta ricevendo – di ordine amministrativo, contabile e penale – una riguarda proprio la disinvoltura con cui ha gestito il parco auto dei Monopoli, composto perlopiù da veicoli sequestrati dalla Guardia di Finanza. Il Domani aveva rivelato che era tra le condotte messe sotto la lente degli ispettori della Ragioneria Generale del Ministero dell’Economia, mentre si attende l’esito delle indagini avviate dalla Procura di Roma su impulso delle denunce di funzionari apicali.

Alla Corte dei Conti gli ispettori hanno inviato una relazione di 121 pagine per le “valutazioni di competenza”. Le auto in comodato sono uno dei tanti punti sollevati. Riferiscono che da anni centinaia di veicoli sequestrati giacciono abbandonati perdendo così il loro valore, in attesa di gare che non si fanno. Non tutte però. “Quelle destinate a terzi – si legge nella relazione – sono state evase attraverso criteri rientranti de facto nella piena discrezionalità”. Ovviamente del capo delle dogane che le consegnava di persona, sempre con fotografi al seguito. Toccherà probabilmente ad altri dar corso all’indicazione del Tesoro e andarle a riprendere.

La precisazione delle Dogane
“L’operato di Adm ha rispettato pienamente la normativa in vigore in tema di beni confiscati. Negli ultimi anni abbiamo messo a disposizione dello Stato decine di mezzi sequestrati alla malavita che non si potevano vendere e costituivano solo un costo per i contribuenti e per le casse pubbliche. L’attività dell’Agenzia ha permesso di ottenere importanti risparmi per la Pubblica Amministrazione e per la collettività. Per garantire equità nell’affidamento, Adm ha anche emanato una procedura che prevede le modalità per la richiesta e l’affidamento. Alla luce di questi elementi, riteniamo che la restituzione della vettura data in comodato d’uso al commissario tecnico della nazionale Mancini – di cui si parla nell’articolo – sia priva di fondamento.

La replica dell’autore
La precisazione doveva essere indirizzata al Mef, da cui l’Agenzia dipende. Non è il Fatto a sollevare dubbi sulla gestione del parco auto ma proprio gli ispettori del Tesoro che hanno rilevato irregolari le condotte per le assegnazioni di Adm e gravi al punto
che la Ragioneria dello Stato le ha comunicate alla Corte dei Conti sollecitando il Ministro all esercizio dell’azione di vigilanza. Non bastasse, l’articolo cita a una nota inviata ad Adm direttamente dal capo del legislativo, riportiamo un passaggio: “Conseguentemente, è necessario annullare, adattandoli alla disciplina vigente in materia, i provvedimenti emanati sul tema da codesta Agenzia”. Tra le quali, per analogia, l’assegnazione in comodato a Roberto Mancini. Al Fatto, tra l altro, non risulta nessuna disposizione di legge che consente assegnazione discrezionale di mezzi sequestrati ad.enti che non siano una pubblica amministrazione

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