Il presidente dell'associazione nazionale presidi sostiene che il decreto legge "non può impedire le occupazioni degli istituti". Il mondo della scuola però chiede di non far diventare il tema un tabù e tracciare una sorta di patto educativo con i ragazzi
Il decreto legge contro i rave party divide il mondo dei dirigenti scolastici. La paura delle opposizioni che, la nuova norma, possa riguardare anche le occupazioni degli istituti scolastici e delle università non preoccupa per nulla i presidi, convinti che sia esclusivamente per le feste illegali. Tuttavia, sulle occupazioni delle scuole tutti chiedono di aprire una riflessione mentre sul carcere ai ragazzi, il fronte dei capi d’istituto è unito: “Un sedicenne non può essere trattato come un mafioso”.
A chiarire la questione, in primis, è il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, contattato da ilfattoquotidiano.it: “Va fatta una lettura sistemica delle Leggi. Bisogna andare a vedere tra quali articoli è inserita nel codice penale, la nuova norma. È evidente che questo reato – spiega – ha una sua specificità; non c’azzecca nulla con la questione occupazioni. Questo Decreto non può impedire le occupazioni degli istituti che vanno nel mirino della magistratura quando ci sono dei danni o quando si impedisce a chi vuole fare lezione di entrare in classe”.
Giannelli, che non è certo a favore delle occupazioni, invita a dare un’interpretazione: “Se si legge il testo della norma si capisce che non è punita l’invasione in sé di terreni o altro ma lo diventa quando è chiara la finalità, quando si organizza un raduno che può essere pericoloso per l’ordine pubblico o l’incolumità”. La pensa allo stesso modo anche Cristina Costarelli, preside del liceo “Newton” di Roma e presidente dell’Anp Lazio: “Non c’è molto da dire sul nuovo decreto perché non riguarda la scuola che non è citata nella Legge. Tutto può continuare come è sempre stato normato. I confini sono già tracciati dalla normativa vigente”.
Non cambia la musica nemmeno ascoltando Ludovico Arte, del “Marco Polo” di Firenze: “Stiamo parlando di due questioni diverse non credo che ci sia confusione. Mi auguro che il Parlamento chiarisca ancor più che questa norma riguarda solo i rave. Poi se vogliamo parlare di occupazioni sono del parere che una riflessione va fatta. Oggi dovrebbero essere situazioni estreme che si usano per un fatto grave, invece sono fenomeni stagionali, ma il tutto va contrastato con l’educazione”.
I presidi sembrano più preoccupati di tracciare una sorta di patto educativo con i ragazzi: “Se gli studenti vogliono spazi siamo disponibilissimi a concederli loro senza ledere i diritti di nessuno”, sottolinea Costarelli. Ancora più netta Amanda Ferrario, dirigente del “Tosi” di Busto Arsizio: “Facciamoci qualche domanda: perché le scuole devono essere occupate? Perché non possono usarle in maniera non convenzionale, concordandolo? E’ assurdo il tema di mettere gli uni contro gli altri. E’ chiaro che l’occupazione abusiva è illegittima ma è un tema anacronistico. Noi dobbiamo iniziare a dialogare con i giovani per capire le loro richieste. Li dobbiamo ascoltare”.
A sposare le idee dei colleghi è anche Laura Biancato, preside all’“Einaudi” di San Bassano: “La normativa già esiste per le occupazioni. I miei ragazzi hanno molto spazio per esprimersi, se hanno modo di discutere evitano di occupare. Va comunque detto che quando c’è un’occupazione i rischi per noi dirigenti sono alti”. Critico, invece, Salvatore Giuliano, capo d’istituto del “Majorana” di Brindisi, candidato con il M5s alle ultime elezioni e già sottosegretario all’Istruzione: “Cercheremo di capire meglio la definizione della norma ma messa così desta qualche preoccupazione. In ogni caso il tema rave non mi sembra la priorità in questo Paese. Questa forma di interventismo non mi piace. Il ruolo di chi governa è di concentrarsi sulle cause non sugli effetti. E allora domandiamoci: perché i ragazzi occupano? Perché fanno i rave in questi luoghi abbandonati? Serve intervenire con l’educazione, la prevenzione”.