Il viaggio, che sta suscitando molte polemiche, è stato preceduto da un editoriale del cancelliere pubblicato sul sito Politico e sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung in cui Scholz spiega che la Cina rimane un importante partner economico per la Germania e per l'Europa e che Berlino non vuole recidere i legami instaurati con l'economia cinese. Ogni anno i due paesi si scambiano merci per 250 miliardi di euro
È un viaggio lampo che fa rumore quanto un tuono quello che il cancelliere tedesco Olaf Scholz compie in Cina in queste ore. Con lui ci sono anche i manager dei colossi tedeschi Basf, Volkswagen, Deutsche Bank e BioNtech, a testimonianza dei contenuti fortemente economici della missione. Si fermeranno a Pechino appena 11 ore ma Scholz è il primo capo di governo di un paese del G7 ad incontrare il presidente cinese Xi Jinping dallo scoppio della pandemia. Da allora molte cose sono cambiate, in peggio per lo più, e il faccia a faccia avviene in uno scenario geopolitico sfregiato dalla guerra in Ucraina e dalle crescenti rivendicazioni di Pechino su Taiwan. Sullo sfondo ci sono gli Stati Uniti che non hanno mai guardato con favore alla vicinanza di Berlino con Pechino. E tantomeno a quella con Mosca coltivata fino allo scorso 24 febbraio. Pochi giorni fa il Pentagono ha ribadito: “La Russia è una minaccia acuta ma la Cina è il più serio pericolo per la sicurezza degli Stati Uniti”. Non molto diversa, ma più suggestiva, la considerazione fatta dal capo dei servizi segreti tedeschi Thomas Haldenwang: “La Russia è il temporale, la Cina il cambiamento climatico”.
Ma gli affari sono affari. Da anni la Cina è il primo partner commerciale della Germania. Ogni anno i due paesi si scambiano beni per circa 250 miliardi di euro. Due vetture su cinque costruite dalla Volkswagen e il 30% delle Bmw e delle Mercedes vengono vendute in Cina. Dal paese asiatico provengono il 13% dei ricavi di Siemens e quasi la metà delle aziende tedesche ha un qualche tipo di rapporto (forniture, clienti etc) con la Cina. Il viaggio di Scholz è stato preceduto da un editoriale del cancelliere pubblicato sul sito Politico e sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung. Scholz spiega che la Cina rimane un importante partner economico per la Germania e per l’Europa e che Berlino non vuole recidere i legami (decoupling) instaurati con l’economia cinese. Il Cancelliere rimarca come la gran parte dei commerci tra i due paesi riguardi prodotti per cui esistono partner alternativi e non presentano quindi il rischio di monopolizzare le catene di fornitura creando legami inscindibili anche in caso di necessità. Non si presenterebbe quindi il problema emerso con la dipendenza dal gas russo. Laddove questo rischio esiste, si legge nell’editoriale, la Germania sta già diversificando i suoi approvvigionamenti. Durante il viaggio Scholz ha affermato di voler “sviluppare ulteriormente” la cooperazione economica tra i due Paesi, pur riconoscendo che i leader mantengono “prospettive diverse”. Il capo del governo tedesco sta insomma cercando di stabilire un nuovo equilibrio nei rapporti tra i due paesi senza intaccare il volume dei commerci.
Auspichiamo che la prima visita di @OlafScholz in #Cina in qualità di Cancelliere tedesco sia un successo. #Cina e #Germania sono da sempre partner strategici globali e quest’anno ricorre inoltre il 50°anniversario dell’instaurazione delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi. pic.twitter.com/9kliqlWDbL
— Ambasciata Repubblica Popolare Cinese in Italia (@AmbCina) November 4, 2022
Il presidente Xi Jinping, incontrando il cancelliere tedesco ha insistito sul fatto che le relazioni Cina-Ue “non siano prese di mira, soggiogate o controllate da terzi”. Le due parti, ha aggiunto Xi secondo il network statale Cctv, dovrebbero continuare “a rendere più grande la torta di interessi comuni, esplorando il potenziale di cooperazione nelle aree tradizionali e attivando partnership su nuove energie, intelligenza artificiale e digitalizzazione”. Non tutto il governo tedesco approva il viaggio del cancelliere. Nelle ultime settimane si sono levate diverse voci di dissenso sulla linea adottata da Scholz. Le polemiche sono divampate in occasione della vendita del 25% di un terminal del porto di Amburgo alla cinese Cosco. Operazione sostenuta dal cancelliere nonostante il parere contrario di . Ieri Pechino ha voluto marcare i suoi territori. Gli Stati Uniti, “abituati alla diplomazia coercitiva, non sono in grado di intervenire nella cooperazione pragmatica tra Germania e Cina“, ha affermato il portavoce del ministro degli Esteri cinese Zhao Lijian, in riferimento all’acquisto della quota nello scalo di Amburgo.
Quello del porto è un accordo di alto valore simbolico interessando una infrastruttura chiave del paese ma è solo l’ultimo di una lunga serie di annunci recenti che vanno nella direzione di intensificare i legami tra i due paesi. Il colosso della chimica tedesca Basf ha comunicato che investirà 10 miliardi di euro per un nuovo sito produttivo in Cina dove intende spostare, in modo permanente, parte della sua capacità produttiva. Bmw intende costruire direttamente in Cina la sua nuova Mini elettrica ma nel paese esistono già diversi stabilimenti delle case tedesche. Durante la visita di Scholz è statao annunciato che il vaccino BioNTech contro il Covid-19 (prodotto insieme alla statunitense Pfizer) avrà l’approvazione della Cina per la sua somministrazione agli stranieri residenti nel paese. Il cancelliere ha parlato anche di prospettive per “la piena approvazione in Cina” del vaccino.
In generale legami commerciali più stretti tendono ad allontanare i conflitti. Non è però regola assoluta come ha di recente rimarcato l’esperto di relazioni internazionali Dale Copeland: “L’interdipendenza commerciale accresce la vulnerabilità delle grandi potenze alle sanzioni commerciali e agli embarghi dopo che sono divenute dipendenti dalle forniture che provengono dall’estero. Questa vulnerabilità può indurre i leader politici a proteggere militarmente le rotte del commercio e persino ad innescare conflitti”. “Con il nuovo mandato di Xi Jinping si consolida una nuova era in Cina in politica estera e interna, una politica più assertiva”, ha detto oggi l’alto rappresentante Ue Josep Borrell. “Per noi la Cina continua ad essere un partner economico chiave, un competitor a livello generale ed un rivale a livello di sistema”, ha sottolineato Borrell. “Dobbiamo lavorare con questa complessa relazione. Da una parte, ridurre la nostra dipendenza e rafforzare la nostra resilienza”, ed allo stesso tempo tenere conto che “molti paesi hanno forti relazioni economiche con la Cina. E da questo punto di vista non si possono mettere sullo stesso piano le relazioni tra noi e la Russia”.
“Non chiediamo a nessun Paese di scegliere tra gli Usa e la Cina. Detto questo vogliamo essere nella posizione migliore per rispondere alle sfide che Pechino pone economicamente e politicamente, soprattutto nell’area indopacifica”, ha detto il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, in un briefing con la stampa. Gli Stati Uniti perseguono la loro faticosa opera di messa in sicurezza dei rapporti con la Cina, almeno per quanto riguarda tecnologie essenziali come i chip e le tlc. In realtà nessuno dei due paesi è ormai davvero in grado di fare a meno dell’altro. E ci sono temi, come la lotta al cambiamento climatico, che se si vogliono perseguire impongono, volenti o nolenti, una collaborazione internazionale. Istanze diverse dovranno essere in qualche modo conciliate. Tutto sommato un gioco di equilibrismo non troppo diverso da quello che sta conducendo in queste ore Scholz.