Ambiente & Veleni

Clima, record di incendi nell’Artico: “Milioni di tonnellate di carbonio delle torbiere nell’atmosfera. E la situazione peggiorerà”

Uno studio di un pool internazionale di scienziati ha calcolato che nell'Artico siberiano ra il 2019 e il 2020 è bruciato il 44% del totale degli ultimi 40 anni in questa regione

L’Artico brucia e la colpa è (anche) del riscaldamento globale. A sostenerlo, è un nuovo studio di un gruppo di ricercatori internazionale in un articolo pubblicato sulla rivista American Association for the Advancement Of Science. Secondo gli esperti, la situazione è destinata a peggiorare nei prossimi decenni: il riscaldamento globale sta creando condizioni che causeranno un drammatico aumento degli incendi nell’Artico nei prossimi decenni, rilasciando nell’atmosfera enormi depositi di carbonio organico dalle torbiere bruciate.

Con l’utilizzo di dati satellitari, Adrià Descals e colleghi hanno verificato che quasi 4,7 milioni di ettari nel 2019 e nel 2020 sono bruciati a causa degli incendi nell’Artico siberiano, che rappresentano il 44 per cento della superficie totale bruciata in questa regione negli ultimi 40 anni. I suoli artici, spiegano gli esperti, immagazzinano grandi quantità di carbonio organico, gran parte del quale è sotto forma di torbiere. Sebbene spesso ghiacciato o impregnato d’acqua, il riscaldamento climatico scongela e asciuga i terreni delle torbiere, aumentando la probabilità di grandi incendi.

La combustione di questi suoli ricchi di carbonio rilascia questo carbonio nell’atmosfera sotto forma di anidride carbonica, alimentando un circuito di riscaldamento continuo, successiva combustione ed emissione di CO2. I ricercatori hanno utilizzato sei mappe derivate da satellite per valutare l’area annuale bruciata nell’Artico siberiano per il periodo 1982-2020 e l’ha combinata con un’analisi di 10 fattori climatici associati alla probabilità di incendi, tra cui temperatura e precipitazioni. Hanno scoperto che gli incendi hanno bruciato ai tassi più alti nel 2019 e nel 2020 e hanno rappresentato il 44% di tutta l’area totale bruciata durante il loro periodo di studio di quasi 40 anni, rilasciando quasi 150 milioni di tonnellate di carbonio nell’atmosfera. Il 2019 e il 2020 sono stati anche gli anni più caldi dello studio. Secondo gli autori, i risultati suggeriscono una relazione esponenziale tra incendi e aumento della temperatura. “Incendi più grandi e più intensi potrebbero accelerare il rilascio di carbonio del permafrost nell’atmosfera, ma questa interazione non è considerata nelle attuali previsioni sul riscaldamento globale”, scrivono Eric Post e Michelle Mack. “Sono quindi necessari studi futuri che colleghino la valutazione rigorosa degli incendi con la dinamica del disgelo del permafrost in queste regioni remote per quantificare meglio il loro impatto sul clima”.

di Lella Simone

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Foto in alto – Immagine satellitare creata da TheTreeMap. Foto acquisite dall’Agenzia spaziale europea