“La perfezione. Quando la vedete non credeteci, è finta”. Lo scrive Giulia Amandolesi su Instagram. Lei, psicologa e psicoterapeuta a Milano, sente il desiderio di fare chiarezza sul caso di Carlotta Rossignoli. E’ la ragazza laureata in medicina a 23 anni, modella, influencer e al top di tutto, che sta facendo parlare di sé sui social. Come ha raggiunto tutti quei traguardi nello studio e professionali? Con una laurea che ora, nella sua rapidità, viene contestata anche dai suoi compagni di corso. Carlotta dichiara di dormire solo quattro ore per notte e di non avere una vita di relazione. Che il sonno e un eventuale fidanzato sono perdite di tempo. A meno che non ne valga davvero la pena. Il suo è uno stile di vita senza respiro, mirato alla migliore performance possibile. Perché l’altro lato della medaglia è rappresentato da chi invece non ce la fa. Ci sono stati casi di suicidio negli ultimi anni e la modalità è sempre la stessa: studenti annunciano a parenti e amici la loro prossima laurea. Invece gli esami non sono mai stati sostenuti. Amandolesi utilizza nelle sue sedute la tecnica mindfullness. È uno strumento di meditazione per focalizzare la propria mente sul presente. Insegna proprio a ‘respirare’, a entrare in ascolto con i propri bisogni più intimi. Per essere se stessi e non dover rispondere a modelli imposti. E ora la psicologa dice: il messaggio di Carlotta rischia di essere dannoso per i coetanei. Manca l’idea di imperfezione che è parte fondamentale della vita.
Perché ritiene che il messaggio di successo lanciato da Carlotta Rossignoli possa essere pericoloso?
Mi soffermo sul punto di vista psicologico, perché la mia competenza riguarda questo. Vantare carenze di sonno e iperattività col fine di raggiungere obiettivi, e tra le righe colgo anche un disinvestimento relazionale, accende in me preoccupazione e dubbi sullo stile di vita di questa ragazza. Il suo modo di affrontare l’esistenza non lo individuerei come un modello virtuoso da cui prendere esempio e da imitare, ma come una rincorsa senza limiti. Esattamente l’opposto di ciò che in molti casi rappresenta il mio lavoro con giovani affetti da disturbi di ansia. Dico loro: respirate, ascoltatevi.
Cosa pensa delle immagini del profilo Instagram della ragazza?
Del suo profilo mi colpisce una cosa: non ci sono foto con amici. Manca l’aspetto relazionale. E’ ricco invece di foto in cui mostra i suoi successi scolastici e professionali come modella. Che sia una bella donna e anche molto intelligente ben venga. L’immagine femminile non è più oggi di contrapposizione fra velina e dottoressa. Chi ha doti intellettuali e magari anche fisiche è giusto che si mostri in questa meravigliosa completezza. Ma sono i mezzi con cui Carlotta sceglie di comunicare le sue potenzialità e talenti, a mio parere, malsani. Non sembra esistere per lei l’area del piacere ma solo quella della performance e della realizzazione del successo. Inoltre i sacrifici che ha fatto per raggiungere i suoi traguardi, se vanno bene per lei, non sono una ricetta di successo per tutti.
Sta dicendo che il messaggio di un successo raggiunto con limitazioni di sonno e relazioni non può essere assoluto?
Esattamente. La realizzazione di una persona passa attraverso tante strade. Mettere l’accento sulla soggettività è importante. Ognuno è diverso, con propri bisogni e percorsi da scegliere. Non esiste un modello assoluto. Ciò che va bene per lei può non andare bene per i coetanei. C’è chi si realizza dando spazio alle relazioni, per esempio. Chi ha bisogno di dormire almeno otto ore, fra l’altro un’abitudine molto salutare per essere lucidi e produttivi, e chi ha bisogno di dedicare tempo agli amici. C’è anche, e sono in molti miei pazienti, chi sente la propria iperattività come un limite. Vuole sapere una cosa? Sono stati proprio alcuni miei pazienti a segnalarmi il caso di Carlotta sui social. Mi hanno chiesto di fornire loro spiegazioni. L’iperattività loro se la vivono con difficoltà. Spesso è tipica di una fase maniacale dei disturbi dell’umore.
Cosa si sente di dire loro su uno stile di vita fondato sulla performance, considerando che esiste chi invece non ha saputo mantenere le aspettative e si è tolto la vita?
Che la vita di Carlotta appare meravigliosa. Che fa bene a mettere la foto di Mattarella che si congratula con lei. E poi quella in cui appare come modella. Ma se io mi chiamo Giovanna potrei avere davanti a me altre strade per raggiungere la realizzazione. E magari quell’aspetto competitivo della nostra società che non tutti sono in grado di reggere, per me potrebbe diventare una fonte di disagio, un modello di vita ansiogeno. Accogliere se stessi significa accettare anche frustrazioni e parti fallibili di noi. La perfezione non esiste. E poi, come si fa a capire cosa c’è dentro una persona dietro la maschera dei social?