Carabinieri e Arpam hanno trovato quattrocentomila polli nell’allevamento intensivo marchigiano di Monteroberto (Ancona) di proprietà della Ponte Pio srl, del Gruppo Fileni. È accaduto il 4 novembre, nonostante all’azienda fosse stato vietato di prolungare l’attività oltre il 31 ottobre 2022. Data alla quale si era già arrivati con una deroga, permettendo un ultimo ciclo di allevamento. Nessun sequestro, ma non si escludono conseguenze per la società, alla quale non è arrivata ancora alcuna notifica da parte delle forze dell’ordine. L’ultimo atto di una lunga vicenda raccontata a più riprese da ilfattoquotidiano.it, prende le mosse ancora una volta da alcuni residenti di quella che ormai viene soprannominata la valle dei polli. Continuando a osservare movimenti ‘sospetti’ e a sentire l’odore proveniente dall’allevamento, lo hanno segnalato alla deputata dei Verdi, Eleonora Evi, che nei mesi scorsi, da europarlamentare aveva firmato un’interrogazione alla Commissione Ue su un altro impianto intensivo di polli, quello di Ripa Bianca, a Jesi. Stessa zona, stessa azienda. Arrivata davanti allo stabilimento di Monteroberto, il 4 novembre scorso è stata lei a chiedere l’intervento dei carabinieri che, però, avevano già fatto un sopralluogo insieme all’Arpam il 28 ottobre (prima del termine ultimo concesso all’azienda), trovando all’interno quattrocentomila polli.

La concessione (violata) della Regione Marche – Un passo indietro. Con una sentenza di giugno 2022, il Consiglio di Stato aveva annullato il Provvedimento autorizzatorio unico regionale che conteneva l’Aia e le altre autorizzazioni e legittimava l’esercizio dell’attività dell’allevamento di Monteroberto, in parte già in essere. Il progetto prevedeva nel complesso otto capannoni per una produzione convenzionale (dunque, non biologica) di 2,5 milioni di polli all’anno a 250 metri dalla sua proprietà, che comprende la dimora storica in cui Andrea Tesei, presidente del Comitato per la Vallesina, vive insieme alla sua famiglia. È stato lui a vincere il ricorso al Consiglio di Stato contro una sentenza del Tar pronunciata circa un anno prima e con la quale i giudici amministrativi di primo grado avevano dato ragione alla Società Agricola Ponte Pio srl, al 100% della Società Agricola Fileni. Ad agosto 2022, però, la Regione Marche ha emesso un decreto, autorizzando la società ad allevare un nuovo ciclo di polli, oltre a quello in corso. Ogni ciclo è di circa 55 giorni, quindi anche il nuovo sarebbe dovuto terminare entro la prima settimana di ottobre ma, di fatto, la Regione ha comunque vietato espressamente di prolungare l’attività oltre il 31 ottobre. Una concessione per consentire, dopo la sentenza del Consiglio di Stato, di chiudere con gradualità l’allevamento. Per evitare di sospendere l’attività in corso, contro questo decreto il Gruppo Fileni ha fatto ricorso al Tar di Ancona che, il 26 ottobre scorso, ha bocciato la richiesta dell’azienda di sospendere in via cautelare l’arresto dell’attività. Nessuna proroga, dunque, rispetto alla decisione della Regione. L’attività sarebbe potuta andare avanti fino al 31 ottobre.

Le segnalazioni e il primo intervento – In realtà una prima segnalazione l’aveva fatta sempre Andrea Tesei. Il 20 ottobre (dunque prima del termine ultimo concesso all’azienda) ha scritto a Regione, Comune, Arpam e carabinieri, allegando foto di camion che continuavano a caricare mangime nei silos e il continuo passaggio di operai. Il Comitato ha segnalato il passaggio di “camion recanti la scritta ‘trasporto animali vivi’” e anche l’esecuzione di “lavori di scavo con la presenza di due escavatori” e altri interventi. A quanto risulta a ilfattoquotidiano.it, carabinieri e Arpam hanno eseguito un sopralluogo il 28 ottobre, trovando all’interno circa 400mila polli e tutte le attività relative all’allevamento in esercizio. Come detto, però, si trattava di giorni precedenti alla data ultima stabilita dalla Regione. In seguito a quel primo controllo, però, era già stata inviata un’informativa alla Procura della Repubblica ed era stato programmato un nuovo sopralluogo per i giorni successivi alla scadenza.

Trovati 400mila polli, nonostante il divieto – Nel frattempo, però, i cittadini hanno continuato a sentire la puzza e hanno scritto alla deputata dei Verdi, Eleonora Evi, che si era già interessata al tema degli allevamenti intensivi della zona e che, a settembre scorso, aveva chiesto alla Commissione Ue di verificare se i valori di ammoniaca riportati da Arpa presso lo stabilimento Fileni di Ripa Bianca potessero “presentare un pericolo immediato per la salute umana e, quindi, comportare la sospensione dell’esercizio”. Il 4 novembre la deputata è arrivata sul posto e ha chiesto l’intervento dei carabinieri che, giunti davanti allo stabilimento insieme all’Arpam, sono entrati e hanno trovato uno scenario all’incirca identico a quello riscontrato il 28 ottobre. Solo che questa volta era scaduta anche l’ultima proroga concessa a Fileni. A quel punto, la Procura ha deciso di non sequestrare l’impianto, per evitare che il costo dell’alimentazione ricadesse sulle casse dello Stato, consentendo che l’azienda porti a compimento un ciclo breve. Dunque per circa un’altra quindicina di giorni. In barba, però, a quanto avevano stabilito diverse sentenze scaturite dalle battaglie dei cittadini.

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