Il primo polverone lo solleva il neo sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi: “Il Meazza non si tocca”. Un’entrata a gamba tesa sul progetto di un nuovo stadio a San Siro, rilanciata poco dopo anche da Silvio Berlusconi. Poi arriva pure l’intervento di un altro esponente del governo, il ministro Matteo Salvini: “Il Comune ha già fatto perdere troppo tempo a Milano, alle società e ai tifosi. Si scelga subito il nuovo San Siro, oppure si vada a Sesto”. Parole in contraddizione con quelle di Sgarbi, ma una cosa è certa: il centrodestra irrompe sulla questione stadio a San Siro, con tutta l’intenzione di prendere in mano la partita. E infatti il sindaco Beppe Sala è infastidito: “Voglio scrivere al presidente del Consiglio per capire con esattezza quali sono le deleghe del sottosegretario Sgarbi”. E ancora: “Questa è una città evoluta che non può stare alle dichiarazioni e ai protagonismi“. Infine, sulle parole di Berlusconi e Salvini: “Non è che tutte queste esternazioni sullo stadio aiutano le squadre”. Poi le agenzie di stampa danno notizia dell’invio della lettera alla premier da parte del sindaco di Milano.
Mentre prosegue l’iter verso il nuovo stadio, voluto da Milan e Inter, il sindaco ha chiarito che dopo il dibattito pubblico ci vorrà un altro anno per arrivare al via libera definitivo. Tutto previsto: il via ai cantieri era stato fissato per gennaio 2024. La questione San Siro però torna improvvisamente a far discutere dopo le parole di Sgarbi: San Siro “è del 1926, sarebbe come buttare giù l’Eur a Roma quindi è naturalmente vincolato perché il vincolo sarebbe automatico oltre i 70 anni“. “Non si può buttare giù – ha aggiunto – Se serve un vincolo lo metterò. Ma non occorre un vincolo per salvarlo, se mai servirebbe una decisione del ministero per dire abbattetelo e non arriverà mai. Dal ministero non arriverà mai“. Immediatamente si accoda Berlusconi: “Lo stadio, con i suoi 70 anni di vita, dovrebbe essere tutelato e protetto; è parte della storia di Milano e della storia del calcio italiano. Abbatterlo significherebbe privare la città di un monumento, di un suo simbolo, di un suo elemento identificativo in Italia e nel mondo”, si legge in un post su Facebook del leader di Forza Italia ed ex presidente del Milan.
La sovrintendenza però ha già dichiarato San Siro non vincolabile, perché i lavori di ristrutturazione del Meazza prima dei Mondiali di Italia 90 hanno già reso irriconoscibile la struttura originaria. “Può darsi che io non abbia studiato abbastanza ma i vincoli li mette la soprintendenza. Manderò questa lettera alla Meloni e la renderò pubblica come la sua risposta”, risponde Sala a margine del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica in corso in Prefettura, dopo le frasi del sottosegretario alla Cultura. “Le regole ci sono e vanno rispettate – aggiunge – Io devo essere quello che per primo le rispetta ma farmi prendere in giro da continue esternazioni che non hanno fondamento assolutamente non mi va. Chiederò al presidente del consiglio una riposta in tempi brevi“.
Anche Salvini interviene per criticare Sala, ma sembra pensarla diversamente dall’alleato Berlusconi e dal sottosegretario Sgarbi, nonostante facciano parte dello stesso governo. “Anni persi fra polemiche e rinvii, adesso l’annuncio di Sala che al Comune serve un altro anno di tempo. Milano rischia di perdere miliardi di euro di investimenti, Milan, Inter e soprattutto i tifosi hanno portato anche troppa pazienza: si dica subito sì al Nuovo San Siro, più moderno, innovativo e sicuro, o si scelga una soluzione alternativa”, dice il vicepremier e ministro delle Infrastrutture. “Le Olimpiadi ormai sono vicine, non si può perdere altro tempo, ne parlerò con la dirigenza delle due Società”, aggiunge Salvini. Anche in questo, per i Giochi di Milano-Cortina 2026 è già stato deciso che la cerimonia di apertura si terrà nell’attuale Meazza. “Quando il progetto esecutivo sarà definito si andrà in consiglio. Passerà del tempo. Rimane il fatto che ieri Salvini ha detto che si rischia di andare a Sesto San Giovanni perché il Comune ha perso tempo. Il Comune non ha perso un giorno di tempo”, replica ancora Sala. “Ci abbiamo messo due anni a trovare l’accordo con le squadre sulle volumetrie. Poi arrivano Sgarbi e Berlusconi. Che i milanesi e i tifosi sappiano chi è contrario allo stadio e chi sta lavorando per farlo”, conclude il sindaco di Milano.