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Bambino di 7 anni muore nel giro di 48 ore: “Sembrava un normale raffreddore, ma era metapneumovirus”. Ecco di cosa si tratta e quali sono i sintomi

Secondo il racconto del padre, il figlio, dopo avere partecipato la domenica a una festa di Halloween, ritorna a casa mostrando lievi sintomi tipici di un raffreddore. Poi, appena 48 ore dopo aver sviluppato sintomi simili al raffreddore, la terapia fallisce e il piccolo muore. Ecco come è stato possibile

di Ennio Battista

Età giovanissima e sintomi apparentemente banali. Sono gli elementi che suscitano più impressione nel leggere la cronaca della vicenda del piccolo Andrew Velásquez, originario di Oakland, in California, morto all’età di 7 anni a causa del metapneumovirus, un virus che provoca infezioni respiratorie ma che, nel suo caso, ha prodotto complicazioni a causa dell’asma di cui soffriva. Secondo il racconto del padre, il figlio, dopo avere partecipato la domenica a una festa di Halloween, ritorna a casa mostrando lievi sintomi tipici di un raffreddore. Un trattamento con i farmaci del caso, prima di andare a letto, sembrano dargli subito sollievo. Durante la notte, si risveglia con tosse e mal di gola ma niente fa pensare a un possibile aggravamento. Tanto è vero che la mattina dopo si reca a scuola senza problemi. Sono gli insegnanti ad allertare i genitori perché Andrew ha la febbre alta. Ma anche in questo caso, padre e madre sembrano non preoccuparsi troppo e continuano a curarlo a casa per tutto il lunedì. Durante la notte, si decidono a portarlo in ospedale per le cure: la febbre infatti non si abbassa e sono comparse serie difficoltà respiratorie. Da quel momento è un’escalation di eventi. La madre porta Andrew alle tre di notte nell’ospedale più vicino di Oakland. Da lì viene trasferito al Children Hospital. Il giorno successivo, Andrew subisce due attacchi di cuore e viene trasferito in terapia intensiva. I medici devono drenare il sangue del piccolo per ripulirlo dal virus che ha contratto. Intorno alle 23:00 di martedì, appena 48 ore dopo aver sviluppato sintomi simili al raffreddore, la terapia fallisce. Andrew purtroppo muore a causa del metapneumovirus. A questo punto, cerchiamo di capire con che cosa abbiamo a che fare in caso di infezione da metapneumovirus umano.

Come si trasmette? – Il metapneumovirus umano è un virus a Rna classificato nella sottofamiglia Pneumovirinae della famiglia Paramyxoviridae. Si trasmette attraverso goccioline di secrezioni respiratorie emesse nell’aria da soggetti infetti oppure con il contatto di superfici o materiali contaminati dal microbo.

Sintomi e malattie associate – Il metapneumovirus umano è, insieme al virus respiratorio sinciziale, una delle cause note più frequenti di malattie alle vie aeree inferiori nei bambini. Questo virus impiega 3-6 giorni per incubarsi e la maggior parte dei bambini vi è stata esposta prima del quinto compleanno. Ma questo germe può provocare anche infezioni delle vie aeree superiori in individui di qualsiasi età. E i sintomi? Sono molto variabili per tipologia e gravità: febbre alta, mialgia, rinorrea, dispnea, tachipnea, respiro sibilante. Le patologie che posso aggravare il quadro clinico sono di solito bronchiolite, a volte associata a polmonite e, come ricordato dalla vicenda del piccolo Andrew, esacerbazioni dell’asma; otite media, polmonite, sindromi simil influenzali, esacerbazioni della broncopneumopatia cronica ostruttiva.

Quali cure e trattamenti – Non ci sono trattamenti specifici contro le infezioni da metapneumovirus umano. Allo stato attuale, la cura dell’infezione da metapneumovirus umano consiste solo in terapie antipiretiche, idratazione adeguata, trattamento sintomatologico dei sintomi respiratori e, nei casi più gravi, somministrazione di ossigeno supplementare e ventilazione meccanica. La strategia di prevenzione più efficace rimane quella di osservare una buona igiene per ridurre il rischio di far entrare il virus nell’organismo, come lavarsi bene le mani. La questione si pone soprattutto per i bambini con problematiche respiratorie, come negli asmatici. In questi casi occorre avere molta attenzione agli ambienti chiusi e affollati che, come indicano gli esperti, sarebbero da evitare. E ricorrere subito all’intervento medico ai primi sintomi da raffreddamento.

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