La nave di Medici senza frontiere è arrivata con 568 persone: bambini e donne sono stati soccorsi. Intanto sulla Humanity restano in 35 e il capitano rifiuta di obbedire all'ordine di ripartire dal porto di Catania. Intanto Parigi metterà a punto martedì, in una riunione del suo ministero degli Interni, le modalità per l'accoglienza
La nave Humanity 1 è ancora ferma al porto di Catania ed è approdata domenica pomeriggio la Geo Barents di Medici senza frontiere. Nella notte dalla prima imbarcazione sono stati fatti sbarcare 144 migranti in condizioni precarie: tra loro circa cento minorenni e un neonato. Ma a bordo ci sono ancora 35 persone: come previsto dal nuovo decreto interministeriale presentato dal ministro Matteo Piantedosi, è stata eseguita infatti l’ispezione delle autorità italiane per individuare appunto fragili, donne e bambini. Gli altri, gli uomini adulti senza problemi di salute, non possono sbarcare. Sos Humanity ha annunciato un ricorso al Tar di Roma contro i provvedimenti del Governo perché violerebbero “il diritto internazionale e italiano. Secondo il diritto internazionale – sottolinea Mirka Schäfer, Advocacy officer di Sos Humanity – un’operazione di ricerca e soccorso si conclude con lo sbarco dei sopravvissuti in un luogo sicuro. È illegale consentire lo sbarco solo a pochi eletti sopravvissuti. Inoltre, respingere tutti gli altri al di fuori delle acque territoriali nazionali costituisce una forma di respingimento collettivo e quindi viola sia la Convenzione europea dei diritti dell’uomo che il principio di non respingimento della Convenzione di Ginevra sui rifugiati”. Intanto la procura di Catania ha aperto un’inchiesta sulla possibile presenza di scafisti su nave: le indagini della Squadra mobile mirano ad individuare eventuali componenti dell’equipaggio delle due barche soccorse dalla Ong nel Mediterraneo. Nel porto della città siciliana è anche giunta l’imbarcazione di Mdf con 568 persone a bordo. Donne e bimbi accompagnati dalle madri sono stati tra i primi ad essere sbarcati. Sulla a nave gli ispettori stanno valutando i casi di vulnerabilità. Ad essere sbarcata è stata anche un’intera famiglia. Le operazioni si sono concluse: sono state fatte sbarcare 357 persone, restano a bordo in 217.
Arrivato l’ordine di lasciare il porto, il capitano: “Mio dovere completare il salvataggio” – Alla ong Humanity è arrivato infatti l’ordine di ripartire domenica pomeriggio. “Ci è stato ordinato di lasciare il porto di Catania, in Sicilia. Ci sono ancora 35 persone salvate in mare in pericolo a bordo della nostra Humanity1, a cui è stato rifiutato lo sbarco dalle autorità italiane. Il capitano ha respinto questa richiesta. La legge del mare lo obbliga a portare in un luogo sicuro tutti quelli salvati dall’angoscia” ha fatto sapere la Ong Sos Humanity. “È mio dovere completare il salvataggio delle persone in pericolo, facendole sbarcare tutte al porto di Catania come luogo sicuro. Non posso lasciare il porto finché tutti i sopravvissuti salvati dall’emergenza in mare non siano sbarcati” ha detto il capitano della Humanity1. “Oggi il nostro capitano Joachim Ebeling è stato contattato dalle autorità affinché lasci il porto con i 35 sopravvissuti. Il nostro capitano ha risposto alla email e ha spiegato che che non può farlo e che rimarremo qui assieme ai sopravvissuti finché non saranno sbarcati” ha ribadito la ong.”Siamo saliti sulla Humanity 1, in porto sta attraccando la Geo Barents. Il Governo – scrive in un tweet il vicesegretario del Pd, Peppe Provenzano – ha già violato diritti e umanità con la selezione arbitraria dei naufraghi. A bordo stanno bene ma c’è comprensibile tensione. Restano 35 richiedenti asilo, hanno diritto a scendere”.
Arrivata la Geo Barents, il capomissione: “Devono poter sbarcare tutti” – Anche la nave Geo Barents, di Medici Senza Frontiere, è arrivata nel porto di Catania. La decisione – riferisce Msf – è stata presa dalle autorità italiane per valutare i casi di vulnerabilità a bordo della nave che attualmente ospita 568 naufraghi. Medici Senza Frontiere fa sapere che dei 572 a bordo, 3 donne sono in gravidanza mentre sono più di 60 i minori, di cui 50 non accompagnati. Anche per la nave di Medici Senza Frontiere è stato firmato il divieto di sostare in acque territoriali nazionali “oltre il termine necessario ad assicurare le operazioni di soccorso e assistenza nei confronti delle persone che versino in condizioni emergenziali e in precarie condizioni di salute segnalate dalle competenti Autorità nazionali”. “Dopo aver rischiato la vita in mare per fuggire dalla Libia, 568 persone sono rimaste ostaggio di scelte politiche disumane per più di 10 giorni a bordo di una nave, invece di vedersi riconosciuto il diritto a sbarcare in un porto sicuro. Dopo tutto ciò, queste persone devono oggi anche assistere al cinico spettacolo della politica che gioca con le loro vite. Tutti coloro a bordo della Geo Barents – dice Juan Matias Gil, il capo missione di Medici Senza Frontiere – devono poter sbarcare immediatamente, per ricevere assistenza e veder riconosciuto il loro diritto a chiedere protezione“.
Per Medici senza frontiere “un’operazione di soccorso si può considerare terminata solamente una volta che tutti i sopravvissuti sono stati fatti sbarcare in un luogo sicuro“. La ong contesta che “lo sbarco selettivo e parziale, come quello proposto dalle autorità italiane, non è da considerarsi legale secondo le convenzioni di diritto marittimo” e ricorda che “il governo dovrebbe prendere ogni misura necessaria per far sì che i sopravvissuti restino a bordo il minor tempo possibile, secondo quanto stabilito dalle Linee Guida sul Trattamento delle Persone Soccorse in Mare”. Anche dalla Geo Barents i primi a scendere sono minorenni e bambini piccoli: in queste ore sono sbarcati già 56 minori non accompagnati, 3 donne e 41 componenti di nuclei familiari. Saranno portati nel Palaspedini, impianto sportivo del Comune, dove ieri erano stati condotti quelli sbarcati da Humanity 1 – ne sono scesi 102 di cui cento non accompagnati – che sono trasferiti in strutture per minorenni. Resta da capire cosa succederà alle navi delle ong che, una volta sbarcati donne, bambini, fragili e famiglie, si rifiuteranno di lasciare le acque italiane con a bordo gli altri migranti nonostante le disposizioni del decreto e se, sul mancato rispetto delle nuovo provvedimento, interverrà la magistratura con indagini e sequestri.
Altre due navi Ong restano ancora al largo delle coste del Catanese: la tedesca Rise Above, con a bordo 90 persone, e la norvegese Ocean Viking, con 234 migranti, con quest’ultima che è fuori dalle acqui territoriali italiane, ma naviga vicino al suo ‘confinè. E Alarm Phone lancia l’allerta per una nave con circa 500 persone a bordo, “in fuga dalla Libia”, che si trova “in difficoltà nella zona Sar a est dell’arcipelago di Malta”.
Le reazioni – Presto il confronto potrebbe spostarsi in aule giudiziarie: “Un pool di avvocati – annuncia Aboubakar Soumahoro, deputato della Camera di Verdi e Sinistra italiana – sta seguendo la posizione legale dei 35 profughi rimasti a bordo della nave Humanity 1. Non partiranno, perché sarebbe illegale. Ci stiamo attivando per fare valere la legge e il diritto internazionale”. Intanto le persone rimaste sull’imbarcazione della ong si affacciano dalla barca e seguono il movimento sul molo di Levante. E quando passa l’esponente di Sinistra italiana, Pierpaolo Montante, che si batte il pugno sul cuore, dalla nave scattano due fragorosi applausi che commuovono il politico rimasto senza voce nello scandire, assieme a decine di attivisti, slogan contro le regole migratorie del governo. “Non sono io il capitano, non decido io, ma lasciare il porto di Catania se non dovessero sbarcare tutti i migranti che sono a bordo della nave sarebbe illegale, perché sono tutti profughi”, ha detto Petra Krischok, portavoce di Sos Humanity, parlando con i giornalisti sul molo di Levante. “I primi a sbarcare – ha confermato – sono stati minorenni e bambini piccoli accompagnati dalle madri. I controlli sono ancora in corso, ma Catania non ci è stato assegnato come porto sicuro“. Dopo il malore di uno dei naufraghi che non sono stati fatti sbarcare, il deputato Aboubakar Soumahoro – che si trova sul posto – ha attaccato la premier Giorgia Meloni: “In questo istante sulla nave un naufrago si è sentito male e non c’è neanche un’ambulanza sul posto. La presidente Giorgia Meloni ha la responsabilità di ogni vita attualmente sospesa su questa nave Sos-Humanity nel porto di Catania. Non potete piegare la vita di esseri umani alle vostre convenienze di Palazzo”, ha detto il parlamentare di Verdi e Sinistra italiana. “Il carico residuale e lo sbarco selettivo. Linguaggio inaccettabile per scelte a Catania ancor più inaccettabili, contrarie ai principi di umanità e alle regole internazionali“, scrive il segretario del Pd, Enrico Letta, su Twitter.
La Francia: riunione per l’accoglienza – Intanto Parigi metterà a punto martedì, in una riunione del suo ministero degli Interni, le modalità per l’accoglienza dei migranti sbarcati in Italia. Lo precisano fonti dello stesso ministero d’oltralpe all’Ansa confermando la disponibilità manifestata venerdì scorso dal ministro Gerald Darmanin ad accogliere ‘una parte dei migranti, delle donne e dei bambini, affinché l’Italia non si debba prendere carico da sola del fardello di questo arrivò. Secondo la stessa fonte, il via libera al trasferimento arriverà dopo un sopralluogo in Italia dei responsabili dell’immigrazione francese che effettueranno colloqui coi migranti da accogliere. In queste ore però le interlocuzioni per la redistribuzione dei richiedenti asilo potrebbero riguardare anche altri Paesi, come la Germania.
Le navi ancora al largo – La nave Humanity 1 per il momento è ormeggiata nel molo di Levante del porto di Catania, dove è arrivata la Geo Barents. Restano al largo della costa etnea altre due navi ong: Rise Above, con a bordo 90 persone e battente bandiera tedesca, e Ocean Viking, 234 naufraghi a bordo la norvegese. Ci sono oltre 40 minori non accompagnati e 4 bambini sotto i 4 anni. “Ci troviamo nelle acque internazionali ma vicini alla Sicilia. I migranti a bordo provengono dalla Siria, dall’Egitto e dal Pakistan – spiega Morgane, comandante di bordo della Ocean Viking – abbiamo effettuato numerose richieste di porto per lo sbarco ma ad oggi non abbiamo avuto nessuna risposta. Abbiamo chiesto un porto per lo sbarco, oltre all’Italia, anche alla Grecia, alla Francia e alla Spagna, ma ad oggi nulla. Tenere a bordo per 16 giorni i naufraghi è molto difficile. Molti hanno subito violenze fisiche nei centri di detenzione in Libia e versano in condizioni fisiche e psicologiche precarie. Aiutateci per fare sbarcare queste persone al più presto”.