Adesso è ufficiale: Letizia Moratti si candida alla guida della regione Lombardia. Il giorno dopo aver parlato dal palco della manifestazione organizzata da Carlo Calenda e Matteo Renzi all’Arco della pace, l’ex sindaca di Milano conferma quello che era nell’aria da qualche giorno: con la sua lista civica correrà alle regionali con Azione e Italia viva. Una mossa che, come era prevedibile, spiazza più il centrosinistra che il centrodestra. Il Pd, infatti, è arrivato a pochi mesi dalle regionali senza aver ancora trovato un candidato e adesso è costretto a subire la candidatura dell’ex ministra di Silvio Berlusconi. Che fino a pochi giorni fa era la vicepresidente della regione a guida leghista e nel giro di poche settimane si è trovata prima ad ambire al posto di Attilio Fontana col centrodestra, poi a essere la candidata dei renziani e ora è diventata addirittura un’osservata speciale in casa dem.

Lega: “Auguroni a Moratti” – Il segretario regionale del Pd Vinicio Peluffo, alla fine dell’assemblea del partito, ha ribadito che la “Moratti che non è un’opzione”, aprendo alle primarie di coalizione. Ma non ha specificato quale sarà la coalizione. E soprattutto non ha chiuso a un’eventuale alleanza con la lista civica dell’ex ministra dell’Istruzione. Tutto questo a meno di 24 ore dalla clamorosa apertura di Carlo Cottarelli, senatore del Pd e possibile candidato governatore dei dem, che ha praticamente sposato l’ipotesi di un ticket con Moratti: “Lei di centrodestra? È un dato di fatto ma uno può sempre cambiare idea”. Insomma la mossa dell’ex sindaca, spalleggiata da Renzi e Calenda, stia mettendo più in crisi il Pd e rispetto alle difficoltà che si registrano nel centrodestra. La coalizione, che in teoria doveva accusare il colpo dopo il clamoroso strappo dell’ex vicepresidente, infatti, per il momento rimane compatta a sostegno della ricandidatura di Fontana. La Lega, dunque, ne approfitta per andare all’attacco su twitter: “Ha fatto per anni il ministro, il sindaco e l’assessore col Centrodestra, oggi va a sinistra e si candida con Renzi. Auguroni”. Il coordinatore regionale del Carroccio, Fabrizio Cecchetti, va oltre: “Prendiamo atto che le opposizioni di sinistra riconoscono l’ottimo lavoro svolto dalla Regione Lombardia in materia sanitaria e nella campagna vaccinale. E prendiamo atto che chi, come la Moratti, fino a tre giorni fa ha governato per oltre vent’anni da ministro, sindaco e assessore regionale con il centrodestra, adesso senza uno straccio di coerenza si candiderà per la sinistra”. E in effetti Moratti è sempre stata una politica fortemente connotata nel centrodestra: ha fatto la ministra dell’Istruzione nel secondo governo di Berlusconi, poi la sindaca di Milano e infine l’assessora al Welfare in Regione.

La nota della Moratti – Ora ha ufficializzato la sua discesa in campo, con annesso slittamento verso il centro, con una nota di poche righe in cui specifica di voler correre con una sua lista civica. E in cui i nomi dei leader di Azione e Italia viva sono praticamente nell’incipit. “Insieme con Carlo Calenda e Matteo Renzi ho condiviso l’avvio di un percorso che mi vedrà candidata alla presidenza di Regione Lombardia. Un progetto forte ed attento ai territori, orientato ad offrire una visione del futuro lombardo e nazionale capace di interpretare i mutamenti in atto ed affrontare le nuove sfide in arrivo. Una collaborazione che nasce sostenuta dall’ampia e consolidata rete civica a me vicina e dal Terzo Polo, ampiamente aperta all’adesione di tutti gli interlocutori politici, culturali, del terzo settore e delle associazioni, con i quali realizzeremo interessanti e positivi confronti per la costruzione di una coalizione vincente”, ha scritto l’ex vicepresidente della Regione in una nota, diffusa pochi minuti dopo la fine dell’assemblea regionale del Pd.

L’assemblea del Pd – Radunati a Milano dal segretario regionale, i dem non sono riusciti a trovare un accordo. La relazione di Peluffo, alla fine, è stata approvata a larga maggioranza con 16 astensioni. “Il mandato che ho ricevuto è di concludere il percorso di confronto con le altre forze politiche all’opposizione della giunta di Attilio Fontana, con le quali in queste settimane abbiamo avuto interlocuzioni informali”, ha spiegato il segretario al termine dell’assemblea. “L’obiettivo – ha proseguito – è di raccogliere l’appello dei sindaci di centrosinistra lombardi a costruire coalizioni ampie che ci hanno consentito di vincere nelle città”. Da qui l’appello alle forze politiche di opposizion e- che in Lombardia comprendono M5S, Azione, + Europa e civici – a guardare “alla specificità lombarda e lasciando da parte divisioni, veti e contrapposizioni nazionali” che hanno portato alla sconfitta alle politiche del 25 settembre. Sui 5 stelle Peluffo ha sottolineato che “oggi il M5s dice di non aver avuto indicazioni dal proprio livello nazionale e quindi è rimasto alla finestra”. Secondo il numero uno dei dem in Lombardia “esistono le condizioni per concludere questo percorso il prima possibile” e pertanto l’assemblea regionale resterà convocata “in maniera permanente” fino al 20 novembre. Ma come intendono decidere il candidato governatore? “Proporremo lo strumento delle primarie di coalizione aperte a tutti i cittadini”.

“Calenda e Renzi devono sedersi al tavolo”- Tutte discussioni che forse andavano fatte settimane fa. Ora che in corsa c’è anche Letizia Moratti come intendono comportarsi i dem? A questa domanda Peluffo ha risposto in modo identico a qualche giorno fa: “La candidatura a presidente della Lombardia di Moratti non è un’opzione e anche dall’assemblea è uscita questa indicazione. Non credo possa funzionare che c’è qualcuno che decide anche per gli altri. Siamo disponibili a confrontarci ma non vogliamo imporre niente a nessuno né farci imporre niente da nessuno”, ha detto, chiudendo anche all’ipotesi di un ticket Moratti-Cottarelli: “Non è un’opzione”. Eppure Moratti è ormai candidata di Renzi e Calenda. “Rimane il fatto che noi non la sosteniamo. La Moratti è la loro proposta? Loro devono sedersi a un tavolo e discutere altrimenti si chiamano fuori, non dipende da noi”, insiste Peluffo. “La Moratti – continua – ha un suo percorso all’interno del centrodestra: per noi non è e non può essere un’opzione. Abbiamo rivolto un appello a tutte le forze per una proposta programmatica, che consenta di costruire insieme una coalizione. Si decide insieme: per noi lo strumento è quello delle primarie di coalizione. Non vogliamo imporre a nessuno un candidato, né tantomeno ci facciamo imporre delle candidature: non siamo per i diktat”. Dunque con l’indicazione di Letizia Moratti, ha continuato il segretario regionale dem, “mi sembra che il Terzo Polo si sia tirato fuori da solo, hanno deciso di andare in solitaria, sottraendosi al confronto”.

L’appello di Sinistra italiana ai 5 stelle – Il segretario regionale del Pd è consapevole del fatto che il suo partito è davanti a una doppia rischiosissima ipotesi: non sostenere Moratti e quindi attirarsi le accuse di Renzi e Calenda di aver collaborato alla vittoria di Fontana e del centrodestra. Oppure sostenere la candidatura dell’ex sindaca di Milano, che però è notoriamente una storica esponente del centrodestra: come la prenderebbe la base del Pd? E quanto influirebbe una scelta del genere in termini di perdita di consenso a livello nazionale? Paolo Matteucci, segretario regionale di Si Lombardia, fiuta come una scelta simile possa aprire uno spazio alla sinistra e ai 5 stelle: “Ci rivolgiamo esplicitamente al M5S: si opti per un programma ambiziosamente alternativo e un profilo di candidatura che lo rappresenti e sia in grado di recuperare i tanti cittadini lombardi che sfiduciati si astengono. Il M5S ha partecipato alla prima fase di confronto politico programmatico per poi autosospendersi, ora deve assumersi anch’esso le proprie responsabilità politiche di fronte ai cittadini lombardi”. Intanto, in casa 5 stelle, rivendicano: “Non siamo noi ad aver lasciato la porta aperta per così tante settimane a gruppi come Azione. Avevamo detto che il rischio era che si ripetesse quello che è successo a luglio, con Calenda che sbatte la porta al Pd e le forze progressiste che se ne vanno ognuno per la propria strada”, ricorda il capogruppo lombardo del M5s al Pirellone, Nicola Di Marco. L’impressione è che, anche a questo giro, il Pd stia finendo stretto in un angolo.

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