Speck – un destino cambiato è il cortometraggio diretto da Martina Scalini girato da un ragazzo infiltrato in un allevamento intensivo di maiali per conto dell’associazione Essere Animali. Mi chiamavo Eva di Miriam Previati è il racconto del gorgo di vergogna che si stringe sempre più intorno alla vittima
Immagini clandestine, immagini rubate, immagini invisibili. Al festival Visioni Italiane 2022, organizzato da Cineteca di Bologna, su grande schermo finiscono il realismo esasperato di un allevamento intensivo di maiali e la ricostruzione di un devastante filmato di revenge porn. Speck – un destino cambiato, cortometraggio diretto da Martina Scalini, si apre con l’obiettivo proprio addosso alle rade setole di un paffuto maialone. Un suino liberato dal macello ora diventato grande. Dettagli: zampette, peluria, grugnito, infine l’orecchio su cui è impresso il marchio di serie con inchiostro. E qui inizia il sonoro originale di un filmato girato da un ragazzo infiltrato in un allevamento intensivo di maiali per conto dell’associazione Essere Animali.
Il cortometraggio Mi chiamavo Eva di Miriam Previati, invece, porta a galla un’altra immagine rimossa del contemporaneo, quella di un ipotetico filmato porno con protagonista, suo malgrado volontaria, una ragazza e il suo fidanzato mentre fanno sesso. Filmato che viene diffuso in lungo e in largo in rete e che noi, ovviamente, non vediamo. Evocazione simbolica quindi di un caso possibile attraverso il corpo continuamente in scena della regista e protagonista, la ferrarese Miriam Previati. “Ogni condivisione mi violenta l’anima”, spiega la donna vittima di revenge porn. Poi scorrono in voice over epiteti, frasi fatte e immondezzaio linguistico attorno alla vittima: “Puttana”; “Bocchinara”; “Se ti piace il cazzo che male c’è?”; “Non fare la vittima, dai”; “In fondo mica ti hanno obbligata”. E via così. Con il gorgo di vergogna che si stringe sempre più e fa sprofondare la protagonista, one women show della Previti, in un abisso tragico che porta al suicidio. “Avevo 19 anni e il video porno di una mia coetanea compaesana girato di nascosto da un suo amico era circolato per tutti i cellulari”, spiega la Previati nella genesi del suo corto. “Lo avevo visto anche io e ne avevo riso. Io, donna, possibile amica, possibile vittima.. ne avevo riso”.