Roma-Lazio alle 18, Juventus-Inter alle 21: il sogno di tutte le televisioni, il paradiso dei tifosi. Una domenica da passare incollati allo schermo. Per ritrovarsi addormentati sul divano all’intervallo della prima partita, e supplicare che la seconda finisse il prima possibile. Il “Super sunday” della Serie A in realtà è una noia mortale: lo specchio fedele di questo campionato e un po’ di tutto il calcio italiano in questo momento. Napoli escluso.
Chiamiamola come gli inglesi, perché loro ce l’hanno avuta per davvero. In questo weekend il calendario ha voluto che tra Italia e Inghilterra si incrociassero una serie straordinaria di big match: in Serie A il derby di Roma e quello d’Italia, in Premier League Chelsea-Arsenal e Tottenham-Liverpool. Confronto imbarazzante, nonostante non siano state nemmeno partite da fuochi d’artificio, pochi gol, un sacco di errori. Ma comunque tutto ad un livello sideralmente più alto, dalle giocate dei campioni all’intensità, passando per il campo, pesantissimo per la pioggia londinese ma comunque tenuto alla perfezione.
Semplicemente impresentabile, invece, lo spettacolo della nostra domenica. Due partite lente, povere di tutto. E probabilmente non è un caso che in panchina ci fossero due allenatori passatisti come José Mourinho e Massimiliano Allegri. La Roma ha la straordinaria capacità di trasformare ogni partita in un supplizio per gli spettatori: gioca male e fa giocare male anche gli avversari più brillanti, in questo è davvero la migliore (o peggiore, questioni di punti di vista) squadra del campionato. L’attesissimo derby è stato una partita con più cartellini che occasioni, in cui il momento più emozionante è stata la gazzarra a bordo campo tra Radu e Rui Patricio.
Juve-Inter è solo la classica partita di Allegri, vinta con merito dai bianconeri ma soprattutto persa con demerito dai nerazzurri: catenaccio e contropiede, zero tiri in porta per un’ora, gol alla prima azione e poi corto muso. Si potrà dire che con tutte quelle assenze la Juventus non poteva fare altro, ma c’è sempre un’altra scelta. Stavolta Allegri ha ragione: ha vinto, e magari sarà ancora più contento per averlo fatto come piace lui, ma le figuracce europee stanno lì a dimostrare che così non si va molto lontani. Quanto all’Inter di Inzaghi, cinque sconfitte in cinque scontri diretti, sempre allo stesso modo, i numeri dicono tutto.
La verità è che l’errore era a monte: aspettarsi qualcosa di speciale da due partite che di speciale non avevano nulla. Roma-Lazio in realtà un big match non lo è quasi mai stato, se non all’interno del Grande raccordo anulare. Con la Juve di questi ultimi anni, e se questa è diventata l’Inter con Inzaghi, probabilmente non lo è più nemmeno Juve-Inter: resta il fascino dei derby, ma solo quello. Il tempo passa, le cose cambiano e i contenuti sono altrove: col Milan che è sempre il solito Milan di Pioli (tanta aggressività, poca qualità), oggi il meglio del pallone italiano si vede lontano dalle capitali del pallone. A Bergamo, dove l’Atalanta di Gasperini pur tra alti e bassi ed ovvie limitazioni di budget continua a mostrare come fare calcio. E a Napoli, ovviamente: in questo momento la superiorità della squadra di Spalletti è talmente evidente, non solo a livello nazionale ma anche europeo, da rendere superfluo ogni commento. Infatti quella è stata davvero una grande partita. E pazienza per il Super sunday che fosse solo di sabato.