Il governo italiano, che si sta dimostrando sempre più populista, ha riportato in primo piano la questione dei migranti, principalmente per distrarre l’opinione pubblica dai gravi problemi che ci attanagliano sul piano economico, sanitario e della crisi ambientale globale. Un argomento che ha radici estese nell’egoismo di una notevole parte delle persone, soprattutto a causa del diffuso errore secondo cui i migranti (contrariamente alla realtà) toglierebbero lavoro agli italiani.
Impressionante è l’atteggiamento che il governo ha adottato nei confronti delle 4 navi delle Ong (le poche che sono rimaste dopo le false denigrazioni contro di loro e l’affidamento alla Libia dei compiti di salvataggio), il quale, dopo aver disposto la chiusura dei porti, a seguito delle pressioni tedesche ha deciso di far sbarcare soltanto le donne incinte e i bambini e le persone bisognose di cure, respingendo in mare gli altri, benché estenuati dalla lunga permanenza a bordo. Infliggendo a loro un brutale colpo psicologico che agisce sulla salute umana molto più dei mali fisici.
Si tratta di un comportamento fortemente disumano, come l’ha definito Papa Francesco, e contrario sia alla nostra Costituzione, sia al diritto internazionale per i rifugiati. Infatti l’articolo 117, comma 1, della Costituzione sancisce che le nostre leggi devono rispettare la Costituzione e i vincoli che derivano dagli obblighi internazionali. E un ben chiaro obbligo internazionale deriva dall’articolo 33 della convenzione di Ginevra, da noi recepita, secondo il quale “nessuno Stato contraente espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza o delle sue opinioni politiche”.
Detto comportamento del nostro governo viola anche l’articolo 19 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (protezione in caso di allontanamento, di espulsione e di estradizione), secondo cui “le espulsioni collettive sono vietate e nessuno può essere allontanato, espulso e estradato verso uno Stato in cui esiste il rischio serio di essere sottoposto alla pena di morte, alla tortura o ad altre pene o trattamenti inumani o degradanti”.
Da precisare in proposito che secondo la giurisprudenza della Corte europea di Strasburgo anche i respingimenti collettivi in acque internazionali sono vietati. E si deve ancor precisare che la Corte europea dei diritti dell’uomo ha sancito che “secondo il diritto internazionale, in materia di tutela dei rifugiati, il criterio decisivo di cui tenere conto per stabilire la responsabilità di uno Stato non è quello che una persona si trovi nel territorio dello Stato o a bordo di una nave battente bandiera dello stesso, bensì che esso sia sottoposto a controllo effettivo e all’autorità dello Stato di cui si tratta”.
Insomma il divieto di respingimento costituisce un principio di diritto internazionale consuetudinario e vincola tutti gli Stati, compresi quelli che non sono parti della Convenzione delle Nazioni Unite, relativa allo status di rifugiati. Si tratta di una norma cogente e imperativa che non subisce nessuna deroga.
Il governo italiano si è dunque macchiato di una colpa gravissima agendo in nome di una minoranza (il 16% degli aventi diritto al voto) che è riuscita a far risultare il partito Fratelli d’Italia subdolamente la forza maggioritaria a causa della sciagurata legge elettorale Rosatellum.
E si tratta di un comportamento che è contro i sentimenti di comprovata solidarietà della maggioranza degli italiani.
Si deve inoltre ricordare che il partito Fratelli d’Italia ha sempre affermato di voler far sbarcare gli “immigrati regolari”, senza tener conto che le norme appena citate confermano che, nel caso in questione, si tratta proprio di profughi regolari, che fuggono dalla fame e dalle torture dei lager libici.
C’è da ribadire infine che errato è anche il concetto di legalità propugnato da Fratelli d’Italia, perché, da quando è entrata in vigore la Costituzione, non esiste più una legalità senza aggettivi, ma esiste soltanto una “legalità costituzionale”. Che è cosa ben diversa dalla legalità che intendono Meloni e il suo partito.