Non ha una nome, non parla di alleati, ma elenca una serie di punti che ha definito “qualificanti“: dal no all’inceneritore allo stop delle nomine politiche nella Sanità. Sono le condizioni minime dei 5 stelle per individuare il candidato alla presidenza della Regione Lazio. Condizioni, quelle dettate da Giuseppe Conte, che difficilmente il Pd potrà accettare. E non solo per la questione dell’inceneritore ma anche perché il riferimento al “connubio perverso tra politica e sanità” fatto dall’ex premier contiene un implicito riferimento ad Alessio D’Amato, assessore regionale alla Sanità indicato tra i possibili candidati del Pd alla successione di Nicola Zingaretti. E infatti dal Nazareno arrivano subito gli attacchi in direzione del capo del Movimento 5 stelle: “Conte ha ormai una ossessione per il Pd. L’impressione è che semplicemente non voglia cercare convergenze e si appresti a una corsa solitaria“, dicono fonti del partito. Ma andiamo con ordine.
Le condizioni del M5s – Il leader dei 5 stelle aveva convocato una conferenza stampa per spiegare le mosse del Movimento in vista delle regionali. “Sembra che il problema dei cittadini sia campo largo o campo stretto, io penso che il problema sia il campo di battaglia che affrontano tutti i giorni, se si trovano ammassati sui treni, se si trovano in aree sotto scacco dell’inquinamento. Serve un programma innovativo e progressista“, sono le parole che ha scelto come incipit. “Quello che il M5s vuol mettere sul tavolo è una proposta politica forte e ambiziosa su sanità, salute, lavoro e ambiente, seria e che possa entusiasmare”, ha aggiunto, spiegando di essere disponibile a individuare “insieme alle forze politiche e sociali che vorranno parteciparvi, un candidato che sia degno interprete di questo progetto progressista e che ci dia garanzie di realizzarlo”. Conte, che con Nicola Zingaretti segretario del Pd ha varato il suo secondo governo, non critica gli ultimi due mandati dell’amministrazione regionale. Anche perché alla Pisana i 5 stelle erano entrati in maggioranza negli ultimi tempi- “Questo territorio ha bisogno di un programma radicalmente progressista. Il che non significa disconoscere gli ottimi risultati dell’amministrazione uscente a cui il M5S ha contribuito”, dice, prima di spiegare che i 5 stelle intendono battersi per rompere il connubio perverso tra politica e sanità. “Coloro che si candideranno con noi si impegneranno a evitare la discrezionalità nell’individuazione delle direzioni sanitarie. Vogliamo persone qualificate e competenti che non rispondono a logiche di partito o di corrente”, prosegue Conte che sembra tra i punti elencati batte forse sull’ambiente e sulla gestione dei rifiuti, con il no all’inceneritore, e la mobilità sostenibile: “La linea di azione deve contemplare alcuni punti cardine: non potrà mai basarsi questo progetto sulla costruzione di nuovi inceneritori, come progettato per la capitale”.
“A Roma problemi tutti sul tavolo”. E Gualtieri replica – Proprio a proposito di tutela dell’ambiente e di transizione ecologica Conte ha detto che “un punto cardine sarà la centrale Enel di Civitavecchia: dobbiamo riconvertirla verso le rinnovabili. E va fatto in fretta”. E visto che sono passati ormai più di dodici mesi dalla vittoria di Roberto Gualtieri, che pure fu suo ministro dell’Economia, Conte – rispondendo a una domanda – sottolinea come “i problemi di Roma siano rimasti tutti sul tavolo, c’è stata una fuga in avanti solo sull’inceneritore, buona per gettare fumo negli occhi dei cittadini: ci vorrano sei o sette anni per realizzarlo mentre è stato dato il segnale che risolverà tutti i problemi”. A stretto giro ecco la replica del primo cittadino capitolino: “Roma ha bisogno di impianti e del termovalorizzatore perché dalla chiusura di Malagrotta inquina l’ambiente mandando i suoi rifiuti in giro per l’Italia. Vogliamo una città più pulita per questo dobbiamo realizzare impianti più moderni”, dice Gualtieri.
Il messaggio al Pd – Il riferimento all’inceneritore di Conte è essenziale visto che quella norma, inserica nel decreto Aiuti, fu il casus belli sfruttato dal centrodestra per arrivare alla caduta del governo di Mario Draghi e alla conseguente rottura tra il Pd e i 5 stelle. Ed è ai dem che parla Conte durante la sua conferenza stampa: in vista delle regionali, come si regoleranno i rapporti col Pd dunque, visto che Enrico Letta è ancora formalmente segretario? “Con questi vertici del Pd abbiamo difficoltà a sederci allo stesso tavolo. Una difficoltà che nasce da questioni politiche serie”, dice l’ex premier ricordando come il Pd abbia accolto nelle sue liste Luigi Di Maio e tutti gli altri storici esponenti dei 5 stelle usciti dal Movimento poco prima delle elezioni. “I cosiddetti scissionisti del M5s sono andati in tutte le tv ad accusarci delle peggiori nefandezze e il Pd ne ha approfittato per candidarli tutti in coalizione. Quando i sondaggi ci davano al 6 o 7%, in campagna elettorale, il Pd ne ha approfittato per darci il colpo di grazia, per metterci alla gogna e emarginarci come appestati”, ricorda Conte. Che però sembra voler lasciare socchiusa la porta agli ex alleati: “Non portiamo rancore, lo dico al Pd, che ci chiede un atto di generosità. Non esiste se significa scarsa chiarezza sui programmi e annacquamento dei nostri punti di forza. Partiamo da qui, dalle nostre condizioni minime chi c’è è benvenuto, purché si comporti con lealtà e correttezza. Si vince se si ha un progetto serio e si è coerenti. Sennò non si va da nessuna parte, si può essere cento, un’ammucchiata clamorosa, ma non si va da nessuna parte”.
Pd: “Conte ossessionato dal Pd” – E’ evidente che le condizioni di Conte non possano essere raccolte dai dem. E infatti dal Nazareno reagiscono subito alla conferenza stampa del leader dei 5 stelle. “Conte ha ormai un’ossessione per il Pd. Sembra proprio che non riesca a realizzare che l’avversario è la destra. La destra che governa il Paese e che rischia, a causa delle sue scelte, di governare anche il Lazio. Oggi da lui sono arrivati toni e argomenti intrisi di durezza e carichi di rancore e astio”, fanno sapere fonti dei vertici dem. “L’impressione – proseguono le stesse fonti – è che semplicemente non voglia cercare convergenze e si appresti a una corsa solitaria. E dunque che preferisca che termini l’esperienza lunga e positiva di governo progressista del Lazio e vinca la destra. Ne prendiamo atto anche se pensiamo che sia un errore e crediamo che questo esito vada evitato e che si possa ancora evitare”.
“Meloni in continuità con Draghi” – Reagisce alla conferenza stampa di Conte anche Carlo Calenda. L’ex premier, infatti, aveva chiuso a Italia viva e Azione: “Renzi e Calenda si affidano alla logica dell’insulto e alla volontà di distruggere il M5s” e questo rende “impossibile sedersi attorno a un tavolo. I nostri punti qualificanti sono di una forza progressista, il loro non è un orizzonte progressista, al di là degli insulti che ci rivolgono”, erano state le sue parole. “Conte ribadisce il No al termovalorizzatore a Roma che è il punto qualificante del programma di Gualtieri. Possiamo desumere che continuare a perdere tempo con il M5s è inutile almeno nel Lazio? Visto che c’è una persona del Pd di valore già in campo, possiamo chiudere?”, scrive subito su twitter Calenda.
“Meloni in continuità col governo Draghi” – Un piccolo spazio della conferenza stampa di Conte è stato riservato a questioni di politica nazionale. A cominciare dalle prime misure economiche approvate dal governo Meloni. “Mi pare siano in continuità con la linea molto prudente del governo Draghi”, quando invece “avevano promesso sfracelli con un piano straordinario per il caro energia”, dice l’ex premier. Che ha anche anticipato alcune decisioni sulle commissioni: “Il M5s mi ha chiesto di far parte del Copasir, io ho rifiutato. Non credo che singoli esponenti politici debbano dare il senso di occupare dei territori. Auspico che tutte le forze politiche possano operare un gesto di rinnovamento e discontinuità, per affidare queste istituzioni non sempre ai soliti noti”.