“Mi hanno telefonato tutti i giornali, ma sono in silenzio stampa. Sulle questioni regionali non rilascio dichiarazioni”. Carlo Cottarelli non va oltre il no comment all’indomani del week end che l’ha visto salire sul palco della manifestazione pro Ucraina organizzata da Carlo Calenda con l’ambizione di una candidatura a governatore della Lombardia, per poi essere scartato da Azione e Italia Viva che gli hanno preferito Letizia Moratti. Al telefono l’economista convertito alla politica non vuole né confermare né smentire le voci che da dentro il Pd lo danno ormai fuori dalla corsa, visto che è stato lui stesso a dire più volte che si sarebbe candidato solo se sostenuto da un’alleanza larga. “È chiaro che sarebbe importante avere il Terzo polo”, ha spiegato l’ultima volta sabato in un’intervista a Repubblica in cui si è spinto a sollecitare il Pd e la coppia Calenda-Renzi a fare in fretta: “Spero che i vari partiti coinvolti decidano rapidamente. Poi io sarò abbastanza rapido a decidere”. Ma non c’è stato nemmeno il tempo di dirlo, che quella decisione era già presa e non cadeva sul suo nome, bensì su quello di Letizia Moratti.
La memoria di Cottarelli deve essere volata dritta al maggio del 2018, quando Sergio Mattarella lo convoca al Quirinale e lui esce da presidente del Consiglio incaricato. Per lui sembra quasi fatta, finché Luigi Di Maio e Matteo Salvini non riescono all’improvviso in quel che per settimane non sono stati capaci di fare: mettersi d’accordo e far nascere un governo M5S-Lega. Per Cottarelli sembrava fatta anche questa volta, almeno fino alle dimissioni della Moratti dalla vicepresidenza della Lombardia, come conferma a ilfattoquotidiano.it il senatore ed ex segretario regionale del Pd Alessandro Alfieri: “Con Calenda eravamo in chiusura su Cottarelli, poi c’è stato un cambio sulla Moratti. Ma con i diktat non si va lontano”.
Cottarelli non se lo aspettava, perché Calenda era stato tra i primi a tirare fuori il suo nome come possibile candidato a governatore: “Le primarie non servono a niente, ci possiamo pure risparmiare questo sforzo e lavorare su altro, tipo Carlo Cottarelli”, diceva il leader di Azione a maggio. E qualche mese prima, a febbraio, Cottarelli era andato persino a parlare al congresso di Azione, ricevendo via twitter i complimenti di Calenda: “Discorso di Cottarelli il più applaudito. È un politico, nel senso più alto del termine, e ancora non lo sa”. Non sapeva di essere un politico, Cottarelli. E nemmeno deve essersene accorto ora, dopo essere stato eletto in Senato nelle liste del Pd, tra l’altro senza brillare: quello che doveva essere la “punta di diamante del Pd al nord” (copyright di Enrico Letta) è stato salvato dal ripescaggio al proporzionale, visto che nel collegio uninominale di Cremona è stato quasi doppiato dai voti di Daniela Sanantché. Sabato, sotto l’Arco della pace di Milano, Cottarelli sembrava quasi spaesato mentre spiegava ai giornalisti di non aver capito cosa significasse il ticket con la Moratti proposto da Calenda. E a ilfattoquotidiano.it che gli chiedeva cosa ci facesse lì, ha risposto: “In connessione ad alcune discussioni che vengono fatte su Regione Lombardia, mi sembrava opportuno farmi vedere da queste parti, anche se io non ho preso alcuna decisione in proposito”. Ben più scafati di lui Calenda e Moratti che, a pochi metri di distanza, sapevano tutto quel che Cottarelli non aveva ancora capito, ma tenevano le bocche cucitissime sul tema regionali.
Ora che l’alleanza tra Pd e Azione-Italia Viva è saltata, il nome di Cottarelli vien dato da molti per bruciato. Domenica l’assemblea del Pd ha dato mandato al segretario regionale Vinicio Peluffo di lavorare per una coalizione che probabilmente sarà ristretta a Sinistra Italiana, Verdi e liste civiche. Mentre per la scelta del candidato, se non si troverà un nome condiviso, si passerà per primarie di coalizione a cui potrebbero presentarsi figure come l’assessore milanese Pierfrancesco Maran, l’eurodeputato Pierfrancesco Majorino, il sindaco di Brescia Emilio Del Bono e l’ex sindaca di Crema Stefania Bonaldi. Oggi Cottarelli non parla, dal Pd ufficialmente nessuno dice se ormai sia fuori dai giochi o meno. Il de profundis sulla sua candidatura tocca al sindaco di Milano Giuseppe Sala: “Difficile che lui sia ancora disponibile”.
twitter: @gigi_gno