Ostetriche escluse da una delle due indennità Covid. Previste entrambe, invece, per gli infermieri. Nonostante la classe di Laurea per accedere alle due professioni sia la stessa, e cioè Scienze infermieristiche ed ostetriche (LM/SNT1). La differenza economica è minima ma il loro disappunto è dovuto – denunciano – al mancato riconoscimento professionale. “Il ministro Speranza dispose due tipologie di indennità, da distribuire come forma di aiuto a seguito delle ondate Covid”, spiega Caterina Faniello, membro dell’Ordine delle Ostetriche di Parma e Piacenza. Si tratta di sostegni previsti dalla legge di Bilancio 178/2020 e inseriti nel Ccnl 2019 – 2021, di cui è uscita la bozza a giugno 2022. L’articolo 104 introduce l’ “l’Indennità di specificità infermieristica”, da distribuire “Ai fini del riconoscimento e della valorizzazione delle competenze e delle specifiche attività svolte, al personale infermieristico, dipendenti delle Aziende ed Enti, a decorrere dall’1.1.2021”. L’articolo 105 cita invece “l’Indennità tutela del malato e promozione della salute”, che viene erogata “Al fine di valorizzare l’apporto delle competenze e dello specifico ruolo nelle attività direttamente finalizzate alla tutela del malato e alla promozione della salute, al personale appartenente alle professioni sanitarie della riabilitazione, della prevenzione, tecnico-sanitarie e di ostetrica, alla professione di assistente sociale nonché agli operatori socio sanitari, dipendenti delle Aziende ed Enti”.
La differenza fra i due sostegni è poco più di 30 euro, ma il punto, specifica Faniello, non è questo: “La nostra categoria è stata associata alle professioni tecnico-sanitarie, ma è altro”. Controllando le categorie cui è destinata l’indennità in questione (pari a un massimo di 41,10 euro), si legge in effetti un elenco che prevede molti di questi profili: “Tecnico sanitario di laboratorio biomedico, tecnico sanitario di radiologia medica, tecnico di neurofisiopatologia, tecnico ortopedico, tecnico della fisiopatologia cardiocircolatoria” sono alcuni esempi, oltre ad altri ruoli come il dietista, l’odontotecnico e – appunto – l’ostetrica. Un titolo, però, che si consegue iscrivendosi alla stessa classe di laurea di quella degli infermieri, come detto: “A loro però è stata concessa anche l’altra indennità, che prevede un massimo di circa 70 euro. Non sono i soldi il problema, ma il mancato riconoscimento professionale, che a nostro avviso è netto. La nostra è a tutti gli effetti una professione di carattere sanitario, come lo è quella degli infermieri”. Tra l’altro, il ministero della Salute sul proprio sito include nell’elenco delle ‘professioni sanitarie’ sia gli infermieri sia le ostetriche sia alcuni profili di carattere tecnico, e li distingue dagli ‘arti ausiliarie e operatori di interesse sanitario’, di cui fanno parte per esempio gli assistenti socio-sanitari e le puericultrici.
Per rispondere a questa discrepanza, l’Ordine interprovinciale di Parma e Piacenza – insieme all’Ordine di Firenze, Prato, Arezzo Grosseto, Siena, Lucca e Pistoia – nel giugno scorso ha scritto una lettera all’ormai ex ministro della Salute Roberto Speranza. “L’attività infermieristica non è in termini di completezza e complessità diversa da quella dell’ostetrica/o che per formazione e competenze assicura la prevenzione, l’assistenza, la presa in carico e la continuità delle cure ad un’ampia fascia di popolazione”, si legge nel testo, che prosegue: “Il riconoscimento di una indennità economica riservata dovrebbe essere basata su criteri oggettivi a tutela dei professionisti e della salute pubblica e corrisposta in funzione delle aree di rischio lavorativo e professionale ed eventualmente riconosciuta, in buona sostanza, per ciò che si fa e di cui si risponde e non per chi si è”. E poi ricorda: “Proprio in Italia e precisamente a Piacenza è avvenuto il primo parto Covid19 positivo e il lavoro delle colleghe unitamente ai neonatologi e ginecologi ha contribuito a determinare le Linee di Indirizzo assistenziali e terapeutiche per tutto il Paese e l’Europa in raccordo con l’Iss e (le ostetriche, ndr) hanno per prime sperimentato il sostegno e l’assistenza in condizioni di isolamento quando regnavano la paura e la diffidenza”. È stata inoltre lanciata una petizione su Change.org, che ha raccolto circa 17mila firme, ed è stato creato un gruppo su Telegram che riunisce circa 2mila ostetriche, interessate alla stessa battaglia. Si erano aperti anche gli spazi per avviare un’interrogazione parlamentare, ma la crisi di governo dei mesi scorsi ha fermato tutto. Si cerca ora di capire, con il nuovo assetto politico, quali potranno essere i prossimi passi.