Gli artisti sono tutti giovani, come ha voluto sottolineare il curatore americano Antwun Sargent, per questo la forza delle immagini deve rompere gli schemi, i pregiudizi e le convenzioni; compresa quella che vedeva nella fotografia una forma espressiva minore a cui non veniva concesso lo status di creazione artistica
In una foto c’è una porta nera sullo sfondo, che è come quella di Downing Street, la casa del primo ministro inglese, la casa della politica. Davanti alla porta c’è una persona, il volto coperto da una pezza di stoffa bianca e rossa che distrattamente sembra macchiata di sangue e in testa una specie di cappello; la collana di perle al collo sembra più che altro un cappio e da questa pende un rosario. Campbell Addy è uno dei quindici artisti internazionali di colore che Antwaun Sargent ha voluto accogliere nella mostra “The New Black Vanguard” che dopo aver fatto tappa a New York, Los Angeles, Accra, Johannesburg sarà alla Saatchi Gallery di Londra fino al prossimo gennaio. Addy è il fotografo inglese che con quel solo scatto, senza ferire lo sguardo anzi scavalcandolo e colpendo direttamente alla coscienza, è riuscito a trasferire il senso “dell’essere invisibile” alla politica e all’establishment che la schiavitù ha inflitto alla cultura e alla narrazione di una storia fatta anche di altro. Per farlo si è ispirato alla storia di Ignatius Sancho, colui che nel ’700 fu il primo uomo di colore arrivato in Inghilterra attraverso l’Atlantico che riuscì ad ottenere il diritto di voto e di possedere dei terreni (Addy è anche colui che ha immortalato Meghan Markle sulla copertina di The Cut del 29 Agosto 2022). L’idea della mostra è quella di cambiare la narrazione e contribuire a rappresentare il corpo, lo stile e la figura di colore sotto un’altra prospettiva, nell’arte e nella moda, attraverso contaminazioni dove i colori sono una fusione di gusto tra Africa e Occidente.
I corpi ed i volti sono scolpiti ed avvolti in tessuti ed immagini che li inseriscono in una nuova estetica, quella delle copertine delle riviste patinate di cui molti scatti sono stati protagonisti; quella che viene definita una “impollinazione” che contagia e rimescola. L’ocra, ad esempio, è il colore che incornicia il volto bellissimo di una famosa DJ sudafricana. Lo scatto della 29enne londinese Mahaneela, fotografa, regista di madre indiana e padre del Ghana, “è stato pensato per dare gioia”, spiega l’artista sul suo profilo Instagram; ocra, arancio e marrone sono usati con l’intento di incorniciare volti che diffondono felicità per “contrastare i cliché che intrappolano le persone di queste comunità”. La mostra raccoglie la creatività delle persone di colore che popolano il mondo dell’arte e della moda; non solo i fotografi, ma anche i modelli, gli stilisti, i truccatori e tutti coloro che stanno davanti e dietro la macchina fotografica.
Un cambio di pelle lo fornisce anche la stessa esposizione delle opere che in galleria sono appese su pareti colorate, vibranti come quelle immagini che vogliono rompere gli schemi e dare un complessivo senso di freschezza. Non c’è rabbia, non c’è violenza. Gli artisti sono tutti giovani, come ha voluto sottolineare il curatore americano Antwun Sargent, per questo la forza delle immagini deve rompere gli schemi, i pregiudizi e le convenzioni; compresa quella che vedeva nella fotografia una forma espressiva minore a cui non veniva concesso lo status di creazione artistica. La società contemporanea, basata sull’immagine, è riuscita scavalcare molti pregiudizi e così anche il desiderio della cultura nera di rompere gli schemi. Il potere della fotografia ha concesso anche molto di più: con l’ingresso delle persone “Black e Brown” davanti e dietro l’obiettivo, finalmente si è guadagnata la libertà di scegliere come rappresentarsi.
E così sono arrivati l’interesse del mondo dell’arte e dello stile. Molte foto sono state commissionate da case di moda internazionali, c’è anche Gucci e ci sono gli scatti dell’artista Nadine Ijewere, prima donna di origine nigeriana-jamaicana che, nel 2018, ha creato la copertina di British Vogue avvolgendo poi le sue modelle in abiti Dior, Chloè e Stella McCartney. “Sono cresciuta guardando le riviste di moda – spiega all’ingresso della mostra – ma ho sempre sentito di non avere alcuna connessione con quel tipo di immaginario”. Da qui l’impulso a cambiare la prospettiva di ciò che rappresenta per lei la bellezza, mostrandone tutte le diverse sfaccettature. Corpi di colore che si stagliano su sfondi lussureggianti e fantastici dove forme e tonalità ritagliano un modello di bellezza moderno e davvero inaspettato.