L’ultimo numero di Millennium, “Cari poveri, vi odiamo. Brutti, sporchi e lavativi“, “non è un numero sul reddito di cittadinanza, ma è un numero su tutti noi o sulla maggioranza di noi, sul fatto che chi di noi ha la fortuna o la bravura di avere delle disponibilità economiche prova sostanzialmente schifo dei poveri. Se ci pensate sarà capitato anche ad alcuni di voi, quando un ragazzo fuori da un supermercato vi avvicina grattandosi la faccia perché si è fatto di eroina e vi chiede una moneta, molti di voi non hanno provato disgusto? Siate sinceri, non hanno pensato ‘ma vai a lavorare’, ‘ma perché si droga questo drogato di merda’, ‘è un po’ colpa sua questa condizione’, ‘è colpa loro di chi potrebbe lavorare e invece altri che hanno lavorato si son fatti una posizione’. Quanti di voi hanno pensato o pensano cose del genere, siamo sinceri”. Così Peter Gomez durante l’ultima diretta nella redazione del Fattoquotidiano.it.
“Perché poi uno si fa una domanda, ma è possibile che il 90% di coloro i quali nascono poveri muoiono poveri, indipendentemente dal mazzo che si sono fatti nella vita, e il 90% di coloro i quali nascono ricchi, anche se si rivelano dei nullafacenti, muoiono ricchi?”, prosegue il direttore sottolineando che, quindi, il “problema è questo”.
E cioè “sono questi i meccanismi mentali che scattano nelle nostre teste, di tutti, soprattutto di noi che la povertà non l’abbiamo conosciuta e che non la vogliamo conoscere perché ci fa schifo, anzi ci fanno schifo i poveri. È questo l’atteggiamento di tantissimi di noi. E qualche volta anche di noi che lo condanniamo”, provoca ancora Gomez, facendo un esempio riguardante anche il reddito di cittadinanza.
“Oppure c’è chi si arrabbia perché ‘cavoli quel padre di famiglia prende 500 euro al mese e poi lavora in nero, va a fare le pulizie, truffatore’. Magari prendendo 300-400 euro. E poi non ci indigniamo dal ristoratore che non fa la ricevuta o dal dentista che dice ‘faccio in nero così spendi meno'”, continua il direttore del Fattoquotidiano.it, sottolineando che quindi, il problema “non sono le discussioni sui 5 stelle o sul Pd”, ma “il problema è il nostro atteggiamento”.
“Quando noi cambieremo il nostro atteggiamento, ci renderemo conto che molti dei nostri pensieri non sono giudizi ma pregiudizi, forse qualcosa cambierà”, conclude.