In occasione del "giorno della libertà" che si celebra appunto il 9 novembre, il ministro scrive una lettera a tutti gli studenti: "Il comunismo nasce come una grande utopia ma ha preso forma in regimi tirannici spietati, capaci di raggiungere vette di violenza e brutalità fra le più alte che il genere umano sia riuscito a toccare"
Lezione sul comunismo del ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara. Stamattina, il professore milanese, da poco arrivato in viale Trastevere, ha fatto arrivare nelle scuole di tutt’Italia una missiva rivolta agli studenti, per celebrare il “Giorno della libertà”, in ricordo dell’abbattimento del muro di Berlino. Una lettera rivolta a tutti i ragazzi attraverso la quale Valditara coglie l’occasione “per salutare ciascuno e tutto il personale delle scuole” che è apparsa subito una stranezza. Prima di Valditara, infatti, altri ministri hanno utilizzato la formula della lettera e delle circolari per raggiungere i ragazzi in giornate particolari (anniversario uccisione di Aldo Moro; di Giovanni Falcone; centenario della nascita di Mario Lodi etc) ma negli ultimi anni nessuno ha mai scritto una missiva per il 9 novembre e tantomeno con questi toni. Una pagina e quattro righe nelle quali il ministro non si limita a fare memoria di quanto accaduto la sera del del 9 novembre del 1989 ma impartisce una vera e propria lezione (chiaramente di parte) sull’ideologia e sulla dottrina politica chiamata in causa: “La caduta del Muro, se pure non segna la fine del comunismo – al quale continua a richiamarsi ancora oggi, fra gli altri paesi, la Repubblica Popolare Cinese – ne dimostra tuttavia l’esito drammaticamente fallimentare e ne determina l’espulsione dal Vecchio Continente. Il comunismo è stato – scrive Valditara- uno dei grandi protagonisti del ventesimo secolo, nei diversi tempi e luoghi ha assunto forme anche profondamente differenti, e minimizzarne o banalizzarne l’immenso impatto storico sarebbe un grave errore intellettuale. Nasce come una grande utopia: il sogno di una rivoluzione radicale che sradichi l’umanità dai suoi limiti storici e la proietti verso un futuro di uguaglianza, libertà, felicità assolute e perfette. Che la proietti, insomma, verso il paradiso in terra. Ma là dove prevale si converte inevitabilmente in un incubo altrettanto grande: la sua realizzazione concreta comporta ovunque annientamento delle libertà individuali, persecuzioni, povertà, morte”.
Il professore, ordinario di diritto privato e pubblico romano, consigliere politico di Matteo Salvini, illustra agli studenti le ragioni – a sua detta – del fallimento del comunismo: “Perché infatti l’utopia si realizzi occorre che un potere assoluto sia esercitato senza alcuna pietà, e che tutto – umanità, giustizia, libertà, verità – sia subordinato all’obiettivo rivoluzionario. Prendono così forma regimi tirannici spietati, capaci di raggiungere vette di violenza e brutalità fra le più alte che il genere umano sia riuscito a toccare. La via verso il paradiso in terra si lastrica di milioni di cadaveri. E si rivela drammaticamente vera l’intuizione che Blaise Pascal aveva avuto due secoli e mezzo prima della Rivoluzione russa: «L’uomo non è né angelo né bestia, e disgrazia vuole che chi vuol fare l’angelo fa la bestia”. Per concludere la lettera – inviata ai dirigenti di ogni istituto e pubblicata sul sito del ministero – Valditara – il ministro usa queste parole: “Il crollo del Muro di Berlino segna il fallimento definitivo dell’utopia rivoluzionaria. E non può che essere, allora, una festa della nostra liberaldemocrazia. Un ordine politico e sociale imperfetto, pieno com’è di contraddizioni, bisognoso ogni giorno di essere reinventato e ricostruito. E tuttavia, l’unico ordine politico e sociale che possa dare ragionevoli garanzie che umanità, giustizia, libertà, verità non siano mai subordinate ad alcun altro scopo, sia esso nobile o ignobile. Per tutto questo il Parlamento italiano ha istituito il 9 novembre la “Giornata della libertà”. Su tutto questo io vi invito a riflettere e a discutere”. Una lettera che non è passata inosservata e ha provocato le reazioni dell’opposizione. La dem Simona Malpezzi, in un tweet, scrive: “Alla denominazione “merito”, da oggi bisogna aggiungere “e della propaganda”. Come altro definire il MI dopo la lettera fuori luogo inviata da Valditara alle scuole con una lettura strumentale della caduta del Muro di Berlino? Ma perché il Ministro non si occupa di scuola?”
ECCO LA LETTERA COMPLETA – “Care ragazze e cari ragazzi, la sera del 9 novembre del 1989 decine di migliaia di abitanti di Berlino Est attraversano i valichi del Muro e si riversano nella parte occidentale della città: è l’evento simbolo del collasso del blocco sovietico, della fine della Guerra Fredda e della riunificazione della Germania e dell’Europa. La caduta del Muro, se pure non segna la fine del comunismo – al quale continua a richiamarsi ancora oggi, fra gli altri paesi, la Repubblica Popolare Cinese -, ne dimostra tuttavia l’esito drammaticamente fallimentare e ne determina l’espulsione dal Vecchio Continente”. Inizia così una lettera indirizzata alle scuole italiane dal Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara in occasione del Giorno della Libertà, istituito per celebrare la ricorrenza dell’abbattimento del Muro di Berlino.
“Il comunismo è stato uno dei grandi protagonisti del ventesimo secolo – scrive ancora il ministro – nei diversi tempi e luoghi ha assunto forme anche profondamente differenti, e minimizzarne o banalizzarne l’immenso impatto storico sarebbe un grave errore intellettuale. Nasce come una grande utopia: il sogno di una rivoluzione radicale che sradichi l’umanità dai suoi limiti storici e la proietti verso un futuro di uguaglianza, libertà, felicità assolute e perfette. Che la proietti, insomma, verso il paradiso in terra. Ma là dove prevale si converte inevitabilmente in un incubo altrettanto grande: la sua realizzazione concreta comporta ovunque annientamento delle libertà individuali, persecuzioni, povertà, morte. Perché infatti l’utopia si realizzi occorre che un potere assoluto sia esercitato senza alcuna pietà, e che tutto – umanità, giustizia, libertà, verità – sia subordinato all’obiettivo rivoluzionario. Prendono così forma regimi tirannici spietati, capaci di raggiungere vette di violenza e brutalità fra le più alte che il genere umano sia riuscito a toccare. La via verso il paradiso in terra si lastrica di milioni di cadaveri. E si rivela drammaticamente vera l’intuizione che Blaise Pascal aveva avuto due secoli e mezzo prima della rivoluzione russa: ‘L’uomo non è né angelo né bestia, e disgrazia vuole che chi vuol fare l’angelo fa la bestià. Gli storici hanno molto studiato il comunismo e – ricorda ancora il ministro nella lettera agli studenti – continueranno a studiarlo, cercando di restituire con sempre maggiore precisione tutta la straordinaria complessità delle sue vicende. Ma da un punto di vista civile e culturale il 9 novembre resterà una ricorrenza di primaria importanza per l’Europa: il momento in cui finisce un tragico equivoco nel cui nome, per decenni, il continente è stato diviso e la sua metà orientale soffocata dal dispotismo. Questa consapevolezza è ancora più attuale oggi, di fronte al risorgere di aggressive nostalgie dell’impero sovietico e alle nuove minacce per la pace in Europa”.
“Il crollo del Muro di Berlino segna il fallimento definitivo dell’utopia rivoluzionaria. E non può che essere, allora, una festa della nostra liberaldemocrazia. Un ordine politico e sociale imperfetto, pieno com’è di contraddizioni, bisognoso ogni giorno di essere reinventato e ricostruito. E tuttavia, l’unico ordine politico e sociale che possa dare ragionevoli garanzie che umanità, giustizia, libertà, verità non siano mai subordinate ad alcun altro scopo, sia esso nobile o ignobile. Per tutto questo – conclude il ministro dell’Istruzione e del Merito – il Parlamento italiano ha istituito il 9 novembre la ‘Giornata della libertà’. Su tutto questo io vi invito a riflettere e a discutere”.