“Prima ci hanno lasciati a casa dicendo che non c’era lavoro e che avremmo avuto la cassa integrazione. Poi abbiamo scoperto che l’Inps non ha nessuna procedura aperta. Infine abbiamo verificato che il lavoro nel cantiere c’era, ma è stato subappaltato a un’altra società. Adesso siamo pronti a fare causa a Fincantieri e alla sua consociata, ma prima vorremmo che l’opinione pubblica sapesse che cosa accade a Monfalcone a proposito di appalti, subappalti e trattamento ingiusto dei lavoratori”. Un gruppo di una ventina di coibentatori delle condotte delle navi da crociera in costruzione esce allo scoperto e racconta una storia di ordinario sfruttamento di cui si sentono vittime, senza che le società coinvolte rispondano alle loro legittime richieste. “Se avessimo un sindacato degno di tal nome, faremmo manifestazioni o picchetti a sostegno delle nostre ragioni. Invece dobbiamo arrangiarci da soli” commentano i dipendenti, italiani e bengalesi. Nei cantieri del porto friulano gran parte dei lavoratori è di origine straniera, in particolare asiatica.
Nella giungla del lavoro accade anche questo. “Si sono rivolti a me per un grave problema, visto che i miei assistiti sono tutti padri di famiglia e necessitano delle retribuzioni che non hanno ricevuto per far fronte alle necessità proprie e della propria famiglia”, spiega l’avvocato Paolo Bottega di Conegliano Veneto, ricordando come i soggetti coinvolti siano il gruppo Psc spa di Maratea e Roma, e Fincantieri che ha una partecipazione del 20 per cento. “Le due società non hanno risposto alle diffide scritte e la vicenda è molto incresciosa, considerando che Fincantieri è a partecipazione pubblica ed è socia al 20% di gruppo Psc”.
A metà luglio, 22 lavoratori con contratto a tempo indeterminato che da anni operano alle dipendenze della società minore hanno ricevuto una lettera che li informava dell’avvio della procedura di cassa integrazione speciale fino a data da destinarsi, a causa della mancanza di lavoro. L’azienda informava di avere interessato il ministero. A fine agosto i 22 dipendenti hanno scoperto che in realtà il gruppo Psc aveva dato in sub-appalto lo stesso lavoro, sulla stessa nave, a una terza società. Quindi la commessa c’era. Hanno chiesto spiegazioni e, a fronte delle loro proteste, sono stati richiamati in servizio. Così hanno ricevuto la busta paga del mese di settembre. Ma nel frattempo non hanno ricevuto nulla dall’Inps per la cassa integrazione riferita a metà mese di luglio e a tutto agosto. Si sono rivolti così all’istituto di previdenza, ma hanno scoperto che non era pendente alcuna pratica di integrazione salariale. In sostanza, hanno perso un mese e mezzo di retribuzione. “Siccome i miei assistiti sono stati sospesi illegittimamente dal lavoro, hanno diritto alla corresponsione dello stipendio non percepito” spiega l’avvocato. Interpellata da ilfattoquotidiano.it, la società non intende rilasciare dichiarazioni.
Salari e subappalti, all’ombra di Fincantieri, costituiscono un problema non solo a Monfalcone, ma anche a Porto Marghera, dove è aperto un procedimento penale a causa delle paghe bassissime e delle condizioni capestro imposte dal colosso della cantieristica alle piccole società.