Su richiesta dei sostituti procuratori Walter Ignazitto e Nicola De Caria, la Corte d’Appello ha inflitto al primo cittadino un anno di carcere con pena sospesa confermando, così, la sentenza di primo grado emessa dal Tribunale che, nel settembre 2021, aveva condannato Falcomatà a un anno e 4 mesi di reclusione. In forza della legge Severino viene dunque prolungato lo stop
Una riduzione di pena ma in sostanza la Corte d’Appello ha confermato l’impianto accusatorio nel processo “Miramare”: il sindaco “sospeso” di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà (Pd) è stato condannato per abuso d’ufficio anche in secondo grado. Su richiesta dei sostituti procuratori Walter Ignazitto e Nicola De Caria, la Corte d’Appello ha inflitto al primo cittadino un anno di carcere con pena sospesa confermando, così, la sentenza di primo grado emessa dal Tribunale che, nel settembre 2021, aveva condannato Falcomatà a un anno e 4 mesi di reclusione. In forza della legge Severino, era stato sospeso dal ruolo di sindaco sia del Comune di Reggio Calabria che della Città metropolitana. Sospensione che, con la sentenza di oggi, si prolunga di altri 12 mesi.
Dopo oltre nove ore di camera di consiglio, si è concluso così il processo nato da un’inchiesta sulle irregolarità nelle procedure di affidamento del Grand Hotel “Miramare” all’associazione “Il Sottoscala”. Affidamento che sarebbe avvenuto senza bando e senza nessuna procedura di evidenza pubblica. Con la riduzione da un anno a 6 mesi di carcere, è stata confermata la sentenza di primo grado anche per gli altri imputati. Sono stati condannati, sempre con pena sospesa e sempre per abuso d’ufficio, infatti, sette ex assessori: Saverio Anghelone, Armando Neri, Rosanna Maria Nardi, Giuseppe Marino, Giovanni Muraca, Agata Quattrone e Antonino Zimbalatti. Anche per loro prosegue la sospensione di 18 mesi imposta dalla Severino. Stessa pena, infine, per il segretario comunale in carica all’epoca, Giovanna Antonia Acquaviva, per l’ex dirigente del settore “Servizi alle imprese e sviluppo economico” del Comune Maria Luisa Spanò e per l’imprenditore Paolo Zagarella.
L’inchiesta, stando all’impianto accusatorio, ruota attorno al rapporto tra quest’ultimo e Falcomatà. L’imprenditore, infatti, è lo stesso Zagarella a cui nel 2015 il Comune di Reggio aveva assegnato la gestione dell’ex Hotel Miramare attraverso l’associazione “Il Sottoscala”. Il tutto dopo che quell’imprenditore durante la campagna elettorale del 2014, aveva concesso gratuitamente i suoi locali per la segreteria di Falcomatà. Secondo l’accusa, quindi, sindaco e assessori avrebbero violato “i doveri di imparzialità, trasparenza e buona amministrazione”. Nel corso della requisitoria, tenuta a ottobre, il pg Ignazitto ha spiegato che “l’intenzionalità del dolo si percepisce dalla prima all’ultima pagina di questo processo”. “Quello – sono state le parole pronunciate in aula dal magistrato – era stato un avviso privato al quale poi non è seguito un avviso pubblico”.
La Corte d’Appello, presieduta dal giudice Lucia Monica Monaco (a latere Antonino Laganà e Concettina Garreffa), gli ha dato ragione e, in attesa delle motivazioni della sentenza, ha di fatto confermato quanto scritto dai giudici di primo grado. In quella sentenza, infatti, il Tribunale di Reggio aveva scritto che Falcomatà sarebbe stato il “dominus dell’intera vicenda ed ideatore del progetto di affidamento diretto del Miramare all’amico Zagarella, sia nella sua veste formale di sindaco, e dunque di soggetto che riveste la più alta carica all’interno della Giunta comunale, sia nella sua veste sostanziale, quale agente direttamente interessato all’approvazione della delibera ‘Miramare’, alla cui votazione ha partecipato non solo in violazione di legge, alla stregua degli altri imputati, ma anche in spregio all’obbligo di astensione su di lui gravante alla luce dei rapporti intrattenuti con Zagarella”.
Nella sentenza confermata dalla Corte d’Appello c’era scritto, inoltre, che sindaco e assessori “hanno scientemente violato, nell’esercizio delle loro funzioni, una pluralità di specifiche norme di legge che imponevano regole di condotta non discrezionali”. In sostanza, per i giudici di primo grado, i componenti della Giunta “hanno arrecato, con l’approvazione della delibera comunale, un vantaggio patrimoniale ad un amico del sindaco, procurandogli intenzionalmente un’utilità suscettibile di valutazione economica, con correlativo danno ingiusto per i terzi potenzialmente interessati all’affidamento del Miramare”.
Uscendo dalla Corte d’Appello, il sindaco “sospeso” Falcomatà si è detto “sereno e tranquillo, come prima”. “Aspettiamo di leggere le motivazioni. – ha affermato – Non c’era nessun pronostico alla vigilia quindi cerchiamo di capire meglio le motivazioni che hanno fatto si che i giudici si determinassero. Ci tengo a ringraziare molto i miei avvocati Marco Panella e Giandomenico Caiazza che secondo me hanno fatto un ottimo lavoro. Adesso aspettiamo”. Infine un messaggio alla Città: “Credo che in questi mesi con i due sindaci facente funzione e con la maggioranza abbia retto il colpo. Adesso si tratterà di resistere ancora un po’”.