San Casciano dei Bagni? Per Google trends è una delle parole più ricercate sui motori di ricerca del web l’8 novembre 2022. Da quando, all’ora in cui nelle scuole le lezioni sono appena iniziate, l’Ansa ha battuto la notizia. “San Casciano come Riace, 24 bronzi trovati sott’acqua. La scoperta riscriverà la storia” dice l’archeologo Jacopo Tabolli. Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano saluta i ritrovamenti “eccezionali”. Da quel momento la notizia è rimbalzata ovunque. Non c’è stata testata nazionale, nella versione online, che non gli abbia dedicato un po’ di spazio. In molti casi, con tanto di immagini. Impossibile non farlo.
San Casciano dei Bagni, comune della provincia di Siena, per un giorno almeno è diventato la Toscana intera. Anzi, l’Italia. Nel santuario esistente almeno dal III secolo a.C. ed attivo fino al V secolo d.C. è stato indagato un deposito votivo nel quale, insieme a migliaia di monete ex voto e numerose iscrizioni in etrusco e in latino, sono riaffiorate delle statue bronzee, cinque delle quali alte quasi un metro, perfettamente integre. Databili presumibilmente ad un arco cronologico compreso tra il II secolo a.C. e il I d.C.
Una scoperta di tale portata da richiedere i commenti di chi comanda al ministero alla Cultura. Ha cominciato il neo ministro Sangiuliano dichiarando che il ritrovamento “conferma una volta di più che l’Italia è un paese di tesori immensi e unici”. Aggiungendo che: “Lo studio e la valorizzazione di questo tesoro sarà un’ulteriore occasione per la crescita spirituale della nostra cultura e per il rilancio di territori meno noti al turismo internazionale, ma anche come volano per l’industria culturale della Nazione”. Ha proseguito il direttore generale musei, Massimo Osanna, annunciando che: “È la scoperta più importante dai Bronzi di Riace e certamente uno dei ritrovamenti di bronzi più significativi mai avvenuti nella storia del Mediterraneo antico”.
Dichiarazioni che forse, senza volerlo, non rendono giustizia agli eroi di San Casciano. I motivi? Innanzitutto perché partendo dall’idea, non solo banale ma anche scorretta, del rinvenimento archeologico come un oggetto prezioso da disseppellire, ripropone l’immagine dell’Italia isola dei tesori. Non solo. Anche perché il paragone con i Bronzi di Riace è fuori luogo, anche se dall’evidente appeal. Senza contare che tra la scoperta dei Bronzi di Riace e quella delle “statue” di San Casciano dei Bagni più di qualcosa è stato recuperato.
Una scoperta che celebra piuttosto il lavoro che dal 2019 porta avanti Jacopo Tabolli, docente dell’Università per Stranieri di Siena. A capo del progetto di ricerca che, con la concessione del ministero della Cultura, è stato reso possibile dal sostegno anche economico del piccolo comune toscano.
Gli eroi sono loro. Tabolli, certo, e gli studenti che hanno scavato e poi disegnato quel che avevano individuato. Piedi spesso nell’acqua e testa, frequentemente, sotto il sole. Anche per questo la copertina dovrebbe essere solo loro. E di quegli studiosi che si occuperanno non solo nei prossimi mesi, nei quali lo scavo sarà sospeso, di studiare. “Quello che abbiamo ritrovato darà agli studiosi materiale di lavoro per i prossimi 30 o 40 anni”, ha detto Tabolli. L’archeologia è questo. Studio serio, non un palcoscenico.