“La Regione Lazio non ha mai autorizzato e mai autorizzerà nessun inceneritore”. A meno di 24 ore dalla conferenza stampa in cui Giuseppe Conte ha dettato le condizioni ai dem per trovare un accordo comune per le prossime Regionali, la risposta è arrivata dal presidente Nicola Zingaretti. “Io penso che in questo modo Conte rompe l’alleanza di centrosinistra che governa il Lazio, senza motivo, perché la Regione non ha mai autorizzato e mai autorizzerà nessun inceneritore. Lo abbiamo deciso noi da anni e non lo decide certo Giuseppe Conte. Non serve che ce lo ricordi“, ha dichiarato il dem a margine della presentazione del Rapporto di fine mandato. Una dichiarazione schizofrenica per il Pd se si considera che, parallelamente, il sindaco dem della Capitale Roberto Gualtieri ha appena ribadito che a Roma l’inceneritore si farà: “La città”, ha detto solo ieri, “ha bisogno di impianti e del termovalorizzatore perché dalla chiusura di Malagrotta inquina l’ambiente mandando i suoi rifiuti in giro per l’Italia. Vogliamo una città più pulita per questo dobbiamo realizzare impianti più moderni”.
Proprio la costruzione dell’inceneritore a Roma, inserito nel dl Aiuti, è stato uno dei motivi che hanno portato alla caduta del governo Draghi: per i 5 stelle è un tema sul quale non possono fare compromessi e ieri Conte lo ha ribadito in vista delle Regionali nel Lazio. Una questione dirimente per tenere in piedi l’accordo. Ecco perché oggi, Zingaretti ha deciso di replicare direttamente al leader M5s assicurando che il termovalorizzatore non è “mai stato nei suoi piani”: “Anzi la Regione li ha chiusi. Questo non è un tema che riguarda l’amministrazione regionale. Il sindaco ha ricevuto poteri commissariali per dare una svolta sul tema dei rifiuti”. Il termovalorizzatore “non è un tema che riguarda questa amministrazione”. Ma come si concilia con quanto detto dal primo cittadino Pd? “La scelta di Gualtieri su Roma riguarda la città”, ha detto oggi Zingaretti. “I poteri che il sindaco ha giustamente ricevuto come commissario per il Giubileo e per far fronte ad una situazione che il sindaco ha ereditato in maniera drammatica di 10 anni di niente, che avevano lasciato Roma nelle condizioni che conosciamo. Ma non c’entra la Regione Lazio. Credo che per questo atteggiamento politico di Conte ci siano dei riflessi partitici di livello nazionale, che calano sulle nostre teste e che pagheranno i cittadini”. Secondo Zingaretti, nel Lazio l’intesa tra Pd e M5s è ancora realizzabile: “Nel Lazio siamo tutti uniti e saremo pronti a scrivere un nuovo programma. Il prezzo delle divisioni lo pagano soprattutto i cittadini e i più deboli. Ma il motivo non esiste, è come dire: io non vado a vedere Bambi perché ho paura del Re Leone, ma il Re Leone non c’è a Bambi, quindi è una scusa. Io non ho il compito ora di costruire l’alleanza del futuro, perché domani chiudo un decennio, ma sono un costruttore di unità contro coloro che l’unità la distruggono per vicende partitiche facendo un danno ai cittadini”.
Il progetto giallorosso nel Lazio, che finora era considerato tra i pochi riusciti, sembra così già archiviato. Addirittura oggi, in un primo momento, a fare notizia era stata l’assenza delle due assessore regionali M5s Roberta Lombardi e Valentina Corrado. Quest’ultima è però arrivata in ritardo, mentre l’ex deputata ha fatto sapere di essere impegnata in un evento di lavoro a Rimini. Intanto Zingaretti ha annunciato che il 10 novembre firmerà le sue dimissioni e poi si aprirà ufficialmente la stagione di campagna elettorale per le prossime Regionali: “Firmerò le mie dimissioni dopo l’intervento alla Corte dei Conti al decimo giudizio di parifica del rendiconto della Regione Lazio“.
Secondo la 5 stelle Corrado, l’alleanza Pd-M5s non è ancora perduta: “Il presidente Conte ha rimarcato che si parte dai temi e non dai nomi. Come abbiamo sempre fatto. Fine dell’alleanza con il Pd? Per me non determinano la fine dell’alleanza se c’è la volontà di partire da quei temi. Spero si sgomberi il campo da interpretazioni varie”, ha detto. “La stessa cosa che è accaduta su Roma”, ha aggiunto su Facebook Roberta Lombardi, “e che ci ha portato ad andare divisi, avverrà anche nel Lazio, se non ci sarà un passo di lato, non indietro, su uno dei temi (il termovalorizzatore ndr) che per metodo, oltre che per il contenuto, ha diviso un campo più o meno largo che in questo anno e mezzo nel Lazio ha portato ottimi risultati”. Apriamo “un tavolo di lavoro a tre per l’impiantistica, con Governo, Regione e Comune, sulla base del quale il commissario di governo Roberto Gualtieri potrà scegliere”, ha aggiunto. Ma non la pensano tutti così. I primi a commentare erano stati gli esponenti di Azione, il partito di Carlo Calenda, che da giorni cerca di inserirsi nell’accordo Pd-M5s. “Zingaretti prova a ingraziarsi Conte facendo finta che il termovalorizzatore nulla c’entri con la Regione”, hanno scritto in una nota. “Gualtieri ieri invece ha ribadito l’importanza del termovalorizzatore per Roma. È un balletto indecoroso che nasconde la pulsione irrefrenabile di Zingaretti di sottomettersi al M5s”.