Anche durante il lockdown, in piena pandemia Covid, l’ex ufficiale dell’esercito, Rosario D’Onofrio, indossava la mimetica militare per potersi muovere liberamente e poter continuare a occuparsi del trasferimento dei carichi di stupefacenti. D’Onofrio è solo una delle 42 persone – italiane, spagnole e albanesi – a carico delle quali la guardia di finanza di Milano ha eseguito misure cautelari nell’ambito di un’inchiesta della Dda milanese per traffico internazionale di droga. Secondo le indagini, dal 2019 al 2021, sono state introdotte in Lombardia oltre sei tonnellate di marijuana e hashish. Durante l’operazione è stata sequestrata quasi mezza tonnellata di droga, oltre a mille ricariche per sigarette elettroniche a base di cannabinoidi.

Tra gli arrestati anche il narcotrafficante Giovanni Neviera, ritenuto affiliato ad un clan mafioso barese, gli Abbaticchio, e già condannato per associazione mafiosa e traffico di droga. Da quanto si apprende, inoltre, negli atti e nelle conversazioni intercettate nell’inchiesta si parla anche di una persona vicina al noto trapper 29enne, Sfera Ebbasta, e di un’altra che cura gli interessi di Izi, rapper 27enne. Entrambi gli artisti, però, non sono indagati.

Nell’inchiesta dei pm Rosario Ferracane e Sara Ombra, con ordinanza del giudice per le indagini preliminari Massimo Baraldo, per 6 persone destinatarie della misura è in corso di esecuzione uno “specifico mandato di arresto Europeo in Spagna e Olanda”, con il supporto di Eurojust ed Europol. Le indagini della Gdf, “con l’ausilio tecnico del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.)”, hanno ricostruito “l’operatività di due distinte associazioni criminali transnazionali. Accertato nelle indagini “l’utilizzo di vaste, capillari e articolate reti logistiche di approvvigionamento, trasporto, stoccaggio e distribuzione” della droga “realizzate attraverso la costituzione di plurime società di comodo e il ricorso a numerose spedizioni di copertura”. Inoltre, il traffico veniva portato avanti grazie a l’uso “di smartphone dotati di applicazioni per la trasmissione criptata delle comunicazioni”. E il ricorso “a un sistema di trasferimento dei proventi del traffico di droga estraneo ai tradizionali circuiti finanziari, basato su meccanismi di compensazione informale delle partite di denaro (cosiddetti hawala o fei chìen)”.

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