Le false testimonianze - "solo baci" - sono state rese secondo l'accusa nel corso del processo 'escort', che si è concluso nei mesi scorsi con la condanna definitiva in Cassazione a 2 anni e 10 mesi di reclusione per Tarantini, responsabile di aver reclutato alcune donne da portare nelle residenze private di Berlusconi perché si prostituissero
Mentirono sul sesso a pagamento con Silvio Berlusconi. A questa conclusione è arrivato il giudice monocratico del Tribunale di Bari, Mario Mastromatteo, che ha condannato a due anni ciascuno (pena sospesa) per falsa testimonianza tre delle quattro donne accusate di aver mentito sulle notti di sesso con l’ex presidente del Consiglio risalenti al periodo compreso tra il 2008 e il 2009. La pena è stata inflitta alle imputate Vanessa Di Meglio, Sonia Carpentone e Barbara Montereale, ospiti delle serate a casa di Berlusconi, assieme a Roberta Nigro. Quest’ultima è stata assolta assieme all’ex autista di Tarantini, Dino Mastromarco, ai sensi dell’articolo 384 dei Codice penale perché – ha ritenuto il giudice – non potevano essere obbligati a rispondere alle domande a loro poste dalle parti perché dalle loro risposte poteva derivare una incolpazione ai loro danni. Le false testimonianze – “solo baci” – sono state rese, secondo l’accusa, nel corso del processo ‘escort’, che si è concluso nei mesi scorsi con la condanna definitiva in Cassazione a 2 anni e 10 mesi di reclusione per Tarantini, responsabile di aver reclutato alcune donne da portare nelle residenze private di Berlusconi perché si prostituissero.
Le quattro donne hanno testimoniato al processo di primo grado che portò alla condanna di Tarantini negando di essersi prostituite e di essere state poi pagate da Berlusconi per quelle prestazioni. A smentirle, secondo l’accusa rappresentata dal pm Marco D’agostino, il confronto tra le intercettazioni telefoniche tra Gianpi e le donne, nonché le dichiarazioni che le stesse avevano rilasciato in fase di indagini e poi confermato nel corso del processo di primo grado che portò alla condanna di Tarantini. Il 13 novembre 2015, con la sentenza che chiuse il primo grado di giudizio, il tribunale dispose la trasmissione degli atti alla procura per valutare la posizione delle donne: gli inquirenti aprirono così un nuovo procedimento che questa volta le vedeva indagate. La Procura aveva così chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio, disposto dal giudice per le udienze preliminari Rossana De Cristofaro. Oggi il verdetto di primo grado.