Il tapiroforo Valerio Staffelli nei giorni scorsi è andato sulle tracce dell’influencer cremonese Chiara Ferragni per consegnarle l’ambito Tapiro d’oro. A Striscia la notizia nulla sfugge, ma anche il pubblico social non è da meno. L’imprenditrice digitale nel pomeriggio dell’8 novembre aveva caricato sui suoi social una gallery realizzata dopo aver visitato il “Museum of Dreamers” di Milano. Per l’occasione il museo era stato chiuso al pubblico così da permettere alla famiglia Ferragnez di girare in tutta tranquillità le varie sale, scatenando l’ira degli altri genitori presenti con figli e biglietti paganti impossibilitati ad entrare.
Nel servizio andato in onda su Canale5, Ferragni ha accettato il tapiro d’oro e ha spiegato come sono andati i fatti. “Ma quello che è successo non è colpa nostra! Il museo è stato chiuso per un evento privato, cosa che può fare chiunque prenotando sul sito. L’errore è stato di Museum of Dreamers, dovreste farlo a loro il tapiro. Mi spiace per le persone rimaste fuori, che comunque sono state rimborsate”. Poche frasi ad effetto che hanno permesso a Chiara Ferragni di mettere un punto una volta per tutte a questa vicenda che si stava consumando da quasi una settimana a colpi di hashtag e commenti via Instagram. E non è mancato un consiglio di stile da parte di Ferragni all’inviato del tg satirico: “Valerio, il tapiro dovevi farmelo glitterato!”.
Nel frattempo il museo ha diramato una nota stampa per scusarsi con i suoi visitatori: “Questo è un servizio che noi offriamo a qualsiasi privato e/o azienda. A causa di un nostro errore interno, l’orario delle 18 risultava ancora disponibile online, contando un totale di 16 prenotazioni”. L’organizzazione inoltre ha voluto chiarire che i prenotati, al contrario di quanto scritto sui social, hanno dovuto attendere 30 minuti e non diverse ore. “Ci siamo scusati con chi ha atteso spiegando fin da subito l’inconveniente e abbiamo rimborsato sul momento chi ha deciso di non attendere. Museum of Dreamers si assume comunque la propria responsabilità come organizzatore dell’accaduto”. Pace fatta.