Ottavo lungometraggio di Steven Spielberg, primo vero autentico sguardo con occhi innocenti sul tema degli extraterrestri, E.T. è un film che ancora oggi vive di umana solarità, inventiva stilistica, commozione profonda e fanciullesca
Se tirate una pallina dentro lo sgabuzzino (o nel capanno del giardino) e qualcuno che non vedete/vediamo ve la rilancia indietro, probabile che a casa vostra sia tornato E.T. Compie 40 anni uno dei film più struggenti della storia del cinema e una delle figure iconiche aliene più incantevoli che l’immaginazione dell’uomo ha reso reali su grande schermo. Ottavo lungometraggio di Steven Spielberg, primo vero autentico sguardo con occhi innocenti sul tema degli extraterrestri, E.T. è un film che ancora oggi vive di umana solarità, inventiva stilistica, commozione profonda e fanciullesca.
Non sappiamo se è il caso di riportare ancora una volta il plot dello sfortunato alieno con mani ossute, pelle grinza, collo allungabile e occhioni dolci, caduto sulla terra e lì lasciato per fretta ed errore dai propri simili in astronave accerchiati da umani che li braccano. Ad accudire l’alieno finisce il piccolo Elliott (Henry Thomas): prima titubante e impaurito, poi subito amico e fratello dell’extraterrestre, infine artefice di un sentimento condiviso dal fratello maggiore, dalla sorellina (Drew Barrymore), da cane e mamma. E per l’appunto la storia di ET è la storia di un ritorno a casa. Del tentativo, come dice Elliott, per spiegare agli astanti via via platea più allargata e adulta, di vedere tornare il buffo alieno con il suo “popolo” (così la traduzione in italiano in un vhs originale della Universal anno 2002 che abbiamo appena visionato). Anche se Spielberg e la sua sceneggiatrice dell’epoca, Melissa Mathison, fondono in qualche modo la passione mai nascosta del genio californiano verso il territorio significante del mondo alieno (Incontri ravvicinati del terzo tipo e Firelight dicono molto in merito) ad una modalità rinnovata di racconto fantascientifico che cerca una sorta di sguardo ad altezza bambino, di stupore fanciullesco assoluto che diventerà un po’ un fil rouge di molto cinema spielberghiano da Lo Squalo a Jurassic Park, passando per tutta la saga di Indiana Jones e fin a quasi a Prova a Prendermi e The Terminal.
Attenzione però, qui non stiamo parlando di film per bambini, un po’ alla maniera della celebre recensione di Roger Ebert nel 2002 quando descrive dalla prima all’ultima riga le reazioni incantate dei propri nipoti; qui parliamo di quell’anima profonda, intima, sì bambina, racchiusa nella cassa toracica dell’adulto (pensate al cuoricione rosso pulsante di E.T. ad esempio, ecco quella cosa lì) che il cinema è spesso capace di dischiudere magicamente con tre quattro inquadrature in croce. Spiace tornare sempre sullo stesso punto. Ma i classici sono capolavori inarrivabili e tra i titoli di Spielberg E.T. lo è, finendo addirittura sul podio (nella posizione che volete voi, peraltro). Non sappiamo nemmeno più se abbia senso recuperare aneddoti che ritrovate ovunque online. Ci teniamo però a dire che l’effettistica usata nell’animazione del pupazzo (invenzione di Carlo Rambaldi che ci vinse anche un Oscar) è qualcosa di sanamente artigianale in tempi di CGI assente con una capacità creativa dell’uso dell’inquadratura a mezzo busto o in primo piano di E.T. (quindi di creature meccaniche che muovono testa, visto, braccia e mani con comandi a distanza) per non avere l’effetto goffo del bolso pupazzo a figura intera (o animato da nani) e soprattutto per ottenere un chiaro, puro, lindo effetto simbiotico, di neuroni specchio, con lo spettatore che rasenta la perfezione.
Sappiamo tutti che Henry Thomas non ha fatto una gran carriera cinematografica ma si diverte di più a suonare nei Blueheelers, mentre la Barrymore si è trasformata da attrice bambina (esordì a 5 anni con cotanta famiglia di attori alle spalle), poi adolescente inquieta e cattiva ragazza (tentativo di suicidio compreso), infine matura signora bisessuale con un suo programma tv. ET ebbe la sua prima a Cannes nel maggio del 1982, uscì negli Stati Uniti in giugno e il 7 dicembre 1982 in Italia. Nella classifica di tutti i tempi ET L’Extraterrestre è in 98esima posizione con 793 milioni di dollari di incassi in tutto il mondo. Infine per chi fosse a corto di dettagli sul tema alla Cineteca di Milano dal 6 novembre si può visitare E.T. LAMOSTRA 1982-2022,un’esposizione straordinaria e unica in Italia, curata da Cineteca Milano in collaborazione con Fondazione Culturale Carlo Rambaldi, disseminata di curiosità e reperti (dai videogame alle fotografie d’epoca, passando per filmati esclusivi e addirittura possibilità di ridoppiare scene del film in totale autonomia) legati al genio di Rambaldi.