“Da questo Congresso non può più uscire un Partito democratico che abbia una mezzadria dell’anima, un Pd che sta da una parte e dall’altra. Questo ci ha reso incolori”. A rivendicarlo è stato Goffredo Bettini, dall’Auditorium parco della Musica di Roma, per la presentazione del suo libro “A sinistra. Da Capo” (edito da Paper first), con ospiti l’ex ministro del Lavoro Andrea Orlando e il presidente M5s Giuseppe Conte. “Rispetto il dibattito sui nomi, ma non sono per un Congresso reticente, che magari mette d’accordo sulle linee valoriali e rimanda le scelte da compiere qui e ora. Perché i valori senza le scelte sono come caciocavalli appesi”, ha attaccato l’esponente dem, secondo cui “bisogna decidere da che parte stai“.
Sia per Bettini che per Orlando, la critica al Pd è quella di essersi di fatto ormai rassegnato al capitalismo, senza alcuna volontà critica. “Nel partito ci sono esponenti che pensano che questo modello di sviluppo va sì reso più efficiente, persino più umano. Ma che è l’unico modello di sviluppo possibile”. Invece, è convinto Bettini, il Pd deve avere il coraggio di proporre un modello di sviluppo diverso, alternativo. E chiarire la propria identità: “Non si capisce se il Pd è per la Nato col caschetto o per un’Europa autonoma. Siamo per il reddito di cittadinanza che sono pochi spiccioli o siamo contro l’evasione fiscale che sono miliardi? Siamo per colpire gli extraprofitti e la ricchezza finanziaria o per la flat tax? Siamo per la transizione ecologica o per il vecchio modello di sviluppo?”.
Tradotto, un dibattito sul tema non è più rinviabile secondo i due esponenti della sinistra interna dem: “Le differenze che ci sono nel Pd non possono più essere gestite con la reticenza”, concorda Orlando, nei contenuti e anche nel lessico. Ma in platea c’è chi lo contesta: “Non si riforma il capitalismo con Draghi!“, urla un signore in sala, contestandogli l’appoggio del partito all’ex presidente del Consiglio. “Ma nemmeno con Meloni, caro amico”, è la replica dell’ex ministro del Lavoro, con una stoccata rivolta a Conte, seduto accanto. Non è stata l’unica, come quando, pur con toni morbidi, lo stesso Orlando spiegava: “Non basta solo la spesa pubblica. Serve la redistribuzione, perché ogni tanto per fare qualcuno contento è necessario scontentare qualcun altro”.
Ma il timore di Orlando, come quello di Bettini, è ora rivolto al Nazareno, perché – dietro le spinte per ‘fare presto’ – il rischio è che la Costituente del Pd venga di fatto archiviata: “Seguo la discussione nel Pd con crescente preoccupazione, la cosa peggiore sarebbe non discutere delle cose di cui parla Bettini nel suo libro. E mi pare che ci si stia incamminando in quella direzione”, avverte. Accanto a lui Conte, pur tra le divisioni M5s-Pd che si replicheranno anche alle prossime Regionali, lascia uno spazio aperto al dialogo futuro con i dem: “Se il percorso delineato in questo libro prevarrà anche all’interno di un dibattito, nella dialettica interna del Pd, sarà facile ritrovarci“.
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