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Perché le taglie nell’abbigliamento non sono davvero per tutti? Sui social monta la protesta: “Non c’è niente di più grande della taglia L”, “Io mi chiedo, su chi li testate questi pantaloni”

di Paolo Aruffo

Shopping facilmente accessibile dal punto di vista dei prezzi vuol dire anche “inclusivo”? Le grandi marche del fast fashion fanno davvero abiti per tutti? Per tutte le tasche, forse. E per tutte le donne? Apriamo una questione molto complessa, che ha a che vedere con le taglie e con quello che raccontano tante, tantissime ragazze sui social. Nel video qualche esempio. C’è un problema di produzione? Oppure una questione di vestibilità? Iniziamo con Maria Giulia, che in un video visualizzato 15.8mila volte, ha mostrato un modello di pantaloni: “Allora, ho preso questi pantaloni che uno li guarda e dice: ‘Wow, belli’. Ok, io porto la 40, allora ho detto, siccome sono jeans stretti, meglio prendere la 42”. Quindi ha mostrato la foto con l’indumento addosso e ha sbottato: “Io mi chiedo, su chi li testate questi pantaloni? Ce l’hanno un sedere, delle forme, qualcosa? Tra l’altro non ho mai portato la 42. Mi state dicendo che sono misteriosamente ingrassata? La mia nutrizionista dice di no”. Ingrassata quindi sbagliata oppure magra e comunque sbagliata, non ci sono abiti che mi possano vestire, è colpa mia. Questa la dinamica che scatta in tante ragazze. Ce lo spiega il professor Massimo Clerici, direttore del Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze ASST Monza oltre che della Scuola di Specializzazione in Psichiatria Università degli studi Milano Bicocca.

Ci sono due ragazze – @everuday.pursuits il nome del loro profilo TikTok – che hanno acquistato gli stessi capi ma di due taglie differenti. Una di loro porta XL, l’altra XS. Per quest’ultima nessun problema, mentre la prima ha difficoltà a chiudere i bottoni. I commenti? “Che vi costa fare anche una linea curvy? Da Zara mi piacerebbe comprare pure a me come fanno tutte”, “Come ti capisco”, “Per le curvy è mortificante“. Ma qualcuno la pensa diversamente: “Forse non sei XL, lo hai pensato?”, “Che colpa ne ha Zara?”. “Non c’è niente di più grande della taglia L”, si dispiace invece un’altra ragazza, che non riesce ad allacciare il top. Stando a quanto riportato dal sito britannico The Drum, il 39% degli utenti della generazione Z è direttamente influenzato dagli articoli che vede su TikTok. Prima di un acquisto, quindi, per i giovanissimi è abitudine aprire la piattaforma cinese per farsi un’idea. E sulla piattaforma cinese molte testimonianze sono su questa falsariga e non riguardano certamente solo Zara.

Nella “questione taglie” si inseriscono anche i content creator, compresi quelli famos(issimi). In che modo? Prendiamo l’immancabile Chiara Ferragni: 28.1 milioni di follower su Instagram, 5.8 su TikTok. Definirla influencer sarebbe riduttivo: la Ferry – così ama soprannominarla il marito Fedez – è un’imprenditrice di successo. Spesso si è esposta per lanciare messaggi di body-positive, come nell’aprile 2021, quando mostrò sui social “la pancetta” dopo il parto della secondogenita Vittoria: “Volevo pubblicare questo video come un gentile promemoria, per ricordarvi che i nostri corpi sono perfetti per quello che sono”, le sue belle parole. Vista la sua sensibilità sul tema, c’è da aspettarsi che il suo brand sia per tutte le taglie. Collegandosi al sito, il più delle volte risultano disponibili le seguenti misure: 38, 40, 42, 44, talvolta solamente 40 e 42. Questo per quanto riguarda gli abiti. Maglie e felpe, invece? XS, S, M, L. Le XL sono tutte finite e temporaneamente non disponibili oppure non vengono neanche prese in considerazione? Passiamo ai pantaloni e alle gonne. ‘Jogger Eye Star’ – ovvero un pantalone sportivo – è disponibile in 7 versioni differenti ma solo in 4 taglie: XS, S, M, L. I jeans vanno dalla 27 alla 30 (sostanzialmente dalla 42 alla 44 italiane), mentre per le gonne si può acquistare una 38, una 40 o una 42. “La modella è alta 178 cm e indossa la taglia S/40 IT”, si legge nei dettagli della descrizione. Ma è con i costumi interi che arriva ‘il bello’. Oltre a XS, S, M e L si aggiunge la XXS. Della XL e meno che mai della XXL non vi è traccia (eccezione per il colore nero disponibile in XL). Passando all’intimo, invece, le taglie vanno dalla 1 alla 5 (ovvero da XS a XL). Costa troppo realizzare taglie come la XL o la XXL e ‘fare magazzino’? Chissenefrega se sono taglie che vestono milioni di donne?

Cambiamo nome: Alice Campello, fondatrice – insieme al marito Alvaro Morata – di Akala Studio. Anche nel suo caso una ricca collezione. Sì, ricca di prodotti ma per le taglie la musica non cambia più di tanto. In generale gli abiti sono disponibili in tre taglie: S, M, L. In alcuni casi spunta un XS/S e M/L. E la stessa cosa vale per i pantaloni. Diverso il discorso per i costumi da bagno interi: da XS a XL, c’è spazio più o meno per tutti. Medesimo discorso per gli uomini, con taglie che vanno genericamente da S a XL. Solo qualche esempio: Vestito London, 120 euro, taglie S, M, L. Idem per il Vestito Alice, con prezzo scontato. La domanda è la medesima: sono finite le taglie più grandi o non esistono?

Belén Rodriguez ha creato insieme ai fratelli Cecilia e Jeremias, una collezione dal nome ‘Hinnominate‘. Tutti i loro prodotti sono disponibili in 6 taglie: da XXS a XL, per quanto riguarda le donne (e anche in questo caso viene specificato che la modella è alta 174 cm ed indossa una taglia S). Per gli uomini, invece, taglie da XS a XXL. Insomma, la showgirl argentina e il suo staff pare aver davvero pensato a tutte le taglie. Va da sé che sulla vestibilità di queste taglie, che è lo “step” successivo, non abbiamo certezza alcuna.

Torniamo ai social. Che sono strumento di denuncia ma anche, come spesso accade, di suggerimenti non proprio positivi. In questo caso, premessa doverosa, non c’entrano in alcun modo scelte e produzione dei vari brand. C’è Benedetta, che può vantare 1.2 milioni di ‘like’ su TikTok. “Sabato sono andata a fare shopping e sono andata a comprare questo maglioncino (del noto brand Ralph Lauren, ndr). Solo che, quando sono arrivata nel reparto donna, mi stava veramente troppo grande e quindi sono andata al reparto bambino ed ho preso una L che, alla fine, è uguale a quello da donna. Anche questa volta sono finita nel reparto da bambino. Quindi, se posso darvi un consiglio, andate nel reparto bambina perché sono identiche e costano molto meno“, afferma lei. Sarà mica che qualche coetanea si mette in testa di dimagrire per comprarsi le cose da mettere nel reparto bambini? I commenti parlano chiaro: “Una mia coscia è grande come una bambina”, commenta una ragazza ricevendo 10,2 mila like. “Sì certo, se vado nel reparto bambina mi entra in un piede il maglione”, “Ma pensa te che storia”, altri commenti. “Va tutto bene, nella vita non hai bisogno di mettere vestiti da bambini e dire che ti vanno. Non è necessario, non è intrattenimento e fai passare un messaggio molto sbagliato. Lo trovo tossico, sinceramente“, le ha fatto notare una utente replicandole con un video che ha riscosso successo. Prima di lei, nel 2019, anche Chiara Nasti (2 milioni di follower) aveva fatto discutere per un motivo analogo. Era il 2019 e, come riportato da Fanpage, alcuni fan dell’influencer partenopea si erano preoccupati per il suo fisico, giudicato da loro “troppo magro”. Ad aumentare l’effetto “magrezza” contribuiva anche un fatto: il capo indossato da Nasti era un completo di Gucci Baby, taglia 6 anni. Questo dettaglio fece infuriare il web e lei, che all’epoca aveva 21 anni, si era poi difesa asserendo: “So benissimo di essere magra (di costituzione) ma cosa vi cambia? Se fossi stata in carne era uguale, mi avreste dato dell’obesa, è la stessa identica cosa. Vi invito a ‘vedere’ le vostre vite tristissime, cosa fate nella vita? Sapete fare di meglio?“.

Torniamo alla funzione positiva dei social. Un esempio? Christine, che nella propria biografia scrive: “Body Positive, Curvy model“. E infatti la ragazza, 4.5 milioni di ‘mi piace’ su TikTok, ama condividere con i propri fan outfit e consigli per vestirsi che siano davvero rivolti a tutti: “Ogni corpo merita rispetto. In questi giorni i social stanno sprigionando solo disinformazione e odio. Qualunque corpo, conforme o non conforme agli standard, merita rispetto. È questo periodo che va raccontato e sprigionato nella società, attraverso l’attivismo“, dichiara lei in un filmato dove si mostra in intimo, insieme ad altri ragazzi e ragazze di etnie differenti e con corpi differenti. Differenti ma in fondo uguali.

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