Un’ottantina di persone ha scatenato una sommossa. Quattro poliziotti ricoverati con prognosi di 30 giorni. Il pretesto sarebbe stata la paura per i terremoti, ma fonti parlano di malcontento legato alle condizioni. Non è da escludere, tuttavia, che dietro ci siano rese dei conti tra detenuti e agenti per alcuni episodi avvenuti nei mesi passati. La direttrice: "Prematuro stabilire le cause"
Prima hanno sollevato gli animi con la scusa del terrore per le scosse di terremoto, poi sono riusciti a impossessarsi delle chiavi delle celle e dell’intero piano del carcere: sommossa venerdì sera nella casa circondariale di Montacuto, ad Ancona. Un’ottantina di detenuti delle sezioni di Alta Sicurezza – reati per mafia, associazione a delinquere, tutti con sentenze definitive – hanno di fatto preso possesso di un pezzo del carcere anconetano, il più grande delle Marche, dopo aver aggredito gli agenti penitenziari. Quattro di loro sono stati trasportati in pronto soccorso all’ospedale del capoluogo, uno ha riportato lesioni guaribili in 30 giorni: “Quei detenuti hanno aggredito vigliaccamente e con ferocia i quattro agenti in servizio e dopo aver preso possesso delle chiavi del reparto e delle celle si sono posizionati nella rotonda del piano detentivo – spiega Nicandro Silvestri, segretario regionale del Sappe, uno dei sindacati di polizia penitenziaria – Avrebbero potuto andare oltre e raggiungere il resto della casa circondariale e scatenare una sommossa generale, ma nel frattempo l’apparato di sicurezza si è organizzato a difesa della struttura”.
Stando a fonti interne alla casa circondariale anconetana, il blitz dell’Alta Sicurezza sarebbe stato innescato dal malcontento legato alle condizioni interne alla struttura: il solito sovraffollamento, la carenza di spazi adeguati e di attività dell’area trattamentale e così via. Non è da escludere, tuttavia, che dietro ci siano rese dei conti tra detenuti e agenti penitenziari per alcuni episodi avvenuti nei mesi passati all’interno del carcere. In particolare una vicenda dell’aprile scorso quando un detenuto marocchino aveva gettato scompiglio spaccando il water, incendiando la cella per poi scagliarsi le guardie al grido ‘Vi faccio la guerra’. Ebbene, la verità di quei fatti potrebbe essere diversa secondo un’inchiesta in corso. Resta però la gravità della rivolta di venerdì sera. Tutto è scoppiato verso le 21 quando alcuni detenuti hanno chiesto alle guardie di poter trascorrere la notte con le celle aperte nelle due sezioni di Alta Sicurezza poste al primo piano, su tre, dell’area detentiva.
Alla tv avevano ascoltato, a detta loro, le notizie sulle scosse di assestamento dello sciame sismico che da mercoledì scorso sta tenendo in tensione la città. Temendo il peggio, volevano avere accesso a spazi comuni in caso di ulteriori episodi tellurici. Un pretesto per creare ulteriore confusione nel piano, fino a quando uno degli agenti penitenziari sarebbe stato aggredito nel momento in cui stava imponendo ad alcuni detenuti di rientrare in cella. Un progetto studiato visto che quattro guardie sono state aggredite, malmenate e derubate delle chiavi delle sezioni. Solo a quel punto è scattato il sistema di emergenza del carcere, tutto il personale fuori servizio è stato richiamato d’urgenza per evitare che la situazione degenerasse. I detenuti avrebbero potuto facilmente prendere il controllo dei piani superiori e dare il via a una sommossa fuori controllo. Forse hanno preferito fermarsi lì, evitando conseguenze disciplinari molto pesanti.
L’apparato di sicurezza ha fatto il resto. Dalle 23 a notte fonda è partita una trattativa tra i vertici della casa circondariale, alla presenza della direttrice, Emanuela Ceresani, che di fatto è tuttora in corso, sebbene la sicurezza sembra di nuovo garantita: “Alcuni detenuti avevano chiesto di trascorrere la sera e la notte nel campo sportivo – spiega Ceresani – ma questo non era possibile. Non so dire in che misura la questione del terremoto sia stata usata come pretesto dai detenuti, ma non è la prima volta che ciò accade. Le scosse hanno spaventato tutti e noi abbiamo concesso loro che il blindo (il secondo cancello a protezione delle celle, ndr) fosse a mandata libera. Una volta ristabilita la normalità faremo i nostri accertamenti per individuare i responsabili delle aggressioni, ma al momento tutto è prematuro. Un’inchiesta su presunte violenze subite da alcuni detenuti in passato? Al momento non mi sono arrivati segnali di eventuali provvedimenti”.
Nel pomeriggio a Montacuto arriverà anche il Garante regionale per i detenuti, Giancarlo Giulianelli (che conosce bene la struttura dorica dove in passato è stato recluso Luca Traini, autore del blitz armato contro gli extracomunitari a Macerata il 3 febbraio 2018, di cui l’attuale garante è stato il legale di fiducia): “I fatti vanno chiariti, una cosa simile non può accadere. Tra l’altro mi risulta che la situazione non sia ancora stata risolta, per questo oggi sarò dentro Montacuto per capire come sono andate e come stanno le cose. La richiesta dei detenuti di avere le celle aperte è soltanto un pretesto”. Per la cronaca il carcere di Ancona ospita 340 detenuti, molti di più rispetto alla dotazione prevista, mentre le guardie carcerarie sono 111. Da pianta organica dovrebbero essere 177.