Si chiama “Boldly Go: Reflections on a Life of Awe and Wonder” il libro che William Shatner, il capitano Kirk di Star Trek, ha scritto insieme a Joshua Brandon. Di cosa parla? Dello spazio. Quello vero, niente cinematografo. Perché Shatner ha avuto modo di salire a bordo della navetta New Shepard di Blue Origin, la compagnia aerospaziale di Bezos. Ebbene, a 90 anni, l’anno scorso, l’attore è andato nello spazio ma non gli piaciuto come pensava, anzi. “Amo il mistero dell’universo. Amo tutte le domande che ci sono venute in migliaia di anni di esplorazioni e ipotesi – si legge nell’anticipazione del libro pubblicata da Variety – Stelle che sono esplose anni fa, la loro luce viaggia verso di noi anni dopo; buchi neri che assorbono energia; satelliti che ci mostrano intere galassie in aree ritenute completamente prive di materia… Tutto ciò mi ha elettrizzato per anni… Ma quando ho guardato nella direzione opposta, nello spazio, non c’era mistero, né maestoso timore reverenziale da contemplare… Tutto ciò che ho visto è stata la morte. Ho visto un vuoto freddo, scuro, nero. Era diverso da qualsiasi oscurità che puoi vedere o sentire sulla Terra. Era profondo, avvolgente, totalizzante. Mi sono voltato verso la luce di casa. Riuscivo a vedere la curvatura della Terra, il beige del deserto, il bianco delle nuvole e l’azzurro del cielo. Era la vita. Nutrire, sostenere, vita. Madre Terra. E la stavo lasciando. Tutto quello che avevo pensato era sbagliato. Tutto ciò che mi aspettavo di vedere era sbagliato”. Insomma, come ha detto lo stesso Shatner, “il mio viaggio nello spazio doveva essere una celebrazione invece sembrava un funerale“.
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