Gli statali hanno dovuto aspettare fino ad agosto per vedere in busta paga il taglio dello 0,8%, che vale una ventina di euro per chi ne guadagna circa 35mila. E fino ad oggi non hanno ancora percepito gli arretrati da gennaio a luglio, poco meno di 150 euro
Pochi e in ritardo: i soldi che dovevano rimpinguare gli stipendi dei dipendenti pubblici non si sono ancora visti. O meglio, se ne è vista solo una piccola parte. Con l’inflazione che aumenta e si mangia una fetta sempre più grande dei redditi, il mini taglio delle tasse stabilito dal governo Draghi è rimasto in gran parte sulla carta. A quasi un anno di distanza, infatti, gli statali hanno ricevuto soltanto le briciole della riduzione dello 0,8% dei contributi per i redditi fino a 35mila euro introdotta con la legge di Bilancio 2022 e in vigore da gennaio, mentre l’ulteriore taglio al 2%, stabilito ad agosto, è stato accreditato soltanto a ottobre, senza arretrati. Ora c’è l’incognita di novembre: in molti cedolini lo sgravio non compare. Ma andiamo con ordine.
Gli statali hanno dovuto aspettare fino ad agosto per vedere in busta paga il taglio dello 0,8%, che vale una ventina di euro per chi ne guadagna circa 35mila. E fino ad oggi non hanno ancora percepito gli arretrati da gennaio a luglio, poco meno di 150 euro. Lo sgravio fiscale è stato poi rafforzato con il decreto Aiuti Bis di agosto che lo ha portato al 2%. Ma anche in questo caso i dipendenti pubblici ne hanno beneficiato solo a ottobre. Introdotto dall’articolo 20 del Decreto Aiuti bis del 9 agosto, “l’esonero parziale dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti” rafforzato al 2% vale per i periodi di paga dal primo luglio al 31 dicembre 2022, compresa la tredicesima. E qui le cifre sono più sostanziose: nel complesso lo sgravio del 2% può arrivare anche a valere 50 euro al mese per i redditi più alti, vicini alla soglia dei 35mila.
Anche in questo caso non sono stati ancora accreditati gli arretrati di luglio, agosto e settembre, mentre a novembre il taglio del 2% non è stato fatto a causa di “anomalie tecniche”, come recita una nota diramata da NoiPa, l’ente che fa capo al ministero dell’Economia incaricato del pagamento degli stipendi dei dipendenti pubblici. Il recupero di quanto dovuto, assicura NoiPa, contattata da Ilfattoquotidiano.it, dovrebbe avvenire con il cedolino di dicembre. Tuttavia, già in passato l’ente aveva bucato le proprie promesse di rimborso, come ad agosto quando era stato garantito il pagamento degli arretrati ad ottobre. Pagamento che poi non è avvenuto. “NoiPa non sta brillando per efficienza e prontezza: l’esonero contributivo compare e scompare dalle buste paga, lasciando i dipendenti nell’incertezza” sottolinea a Ilfattoquotidiano.it, il segretario nazionale di Unsa-Confsal, Vincenzo Di Biasi. “C’è una necessità da parte dei lavoratori di avere a disposizione queste somme immediatamente e non nei tempi anomali di NoiPa”. Anche perché il problema non riguarda soltanto la decontribuzione fiscale ma anche i sussidi varati dal governo, come quello, introdotto a luglio, da 200 euro contro il caro bollette destinato sempre ai dipendenti con redditi inferiori ai 35mila euro. “Tutti i bonus non sono stati pagati nei termini dovuti: da parte di NoiPa c’è un problema di tempistica e di incertezza nelle erogazioni” conclude Di Biasi.