Essere a favore dell’inceneritore a Roma è un po’ come votare quel leader politico di cui un po’ ci si vergogna oppure tifare una squadra di calcio impopolare: lo faccio ma non lo dico, o se lo dico allora minimizzo. Poi però i nodi vengono al pettine e ci si trova a dover fare una scelta pubblica. E’ così anche per Nicola Zingaretti, presidente uscente della Regione Lazio, per il quale – come spesso accaduto nella sua lunga carriera politica – gli astri si sono allineati perfettamente. L’ex segretario nazionale del Pd (che all’ombra del Cupolone chiamano “Er Saponetta” per la sua capacità di sgusciare via dalle situazioni di crisi”) nei giorni scorsi ha provato a rassicurare il leader del M5s, Giuseppe Conte, affermando che “la Regione Lazio l’inceneritore non lo ha mai approvato e non lo approverà mai”. L’intento, ovviamente, era quello di provare a tenere in piedi il campo largo che dai calenda-renziani ai rossoverdi, passando per i pentastellati, ha consentito a Zingaretti di concludere il 10° anno di governo alla Pisana. Qualche ora dopo, poi, per non offendere il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha anche dichiarato al Tgr Lazio che “Gualtieri ha fatto bene, ha affrontato questo problema e ha preso il toro per le corna”.

Quindi? C’è una verità. Il piano rifiuti della Regione Lazio approvato dalla giunta Zingaretti non prevede l’utilizzo di termovalorizzatori o altri impianti di incenerimento (non esistenti) sul loro territorio. Tradotto: basta quello di Acea a San Vittore, al confine con Molise e Campania. Il governatore uscente nella sua replica a Conte dice una cosa ovvia, per chi ha seguito le cronache romane (e non solo) degli ultimi mesi: Gualtieri ha avuto la possibilità di proporre la realizzazione di un termovalorizzatore grazie a una norma governativa ad hoc contenuta nel Dl Aiuti che ha inserito la gestione dei rifiuti fra le competenze del commissario straordinario per il Giubileo 2025. Un colpo di mano che ha permesso all’inquilino del Campidoglio di scavalcare in toto la Regione Lazio: niente percorso autorizzativo, niente conferenza dei servizi congiunta, soprattutto nessun valore al piano rifiuti regionale.

Zingaretti scavalcato, dunque. Ma con la libertà di esprimersi. La scorsa primavera, quando c’è stato l’annuncio di Gualtieri, il governatore aveva la necessità di tenere in piedi la maggioranza con il M5s (con due assessore in giunta). Dunque per settimane c’è stato silenzio. “E’ il Comune che ci deve far sapere quale impianto vuole realizzare per chiudere il ciclo dei rifiuti”, facevano trapelare gli uffici stampa. Risalivano al 16 giugno 2021 le dichiarazioni di Massimiliano Valeriani, assessore laziale ai rifiuti e ultra-fedelissimo di Zingaretti. “Prospettare il mantenimento o tanto meno la costruzione di modelli impiantistici antitetici a quello dell’economia circolare, come gli inceneritori, sarebbe un errore politico ed economico. Pertanto è vecchio chi non cambia mai e non vuole capire che bisogna costruire un nuovo modello di sviluppo: dobbiamo guardare al futuro e non restare inchiodati al passato”. Ancora prima, il 5 agosto 2020, in occasione dell’approvazione del piano rifiuti, Valeriani commentava: “Questo elemento della termovalorizzazione non ci convince. Lo abbiamo detto a più riprese, abbiamo posto come obiettivo prioritario la riduzione dei rifiuti”.

Poi tutto cambia e Valeriani il 15 giugno 2022 Valeriani interviene in Consiglio regionale addirittura parlando a nome della Giunta (e quindi anche del presidente). “La giunta regionale del Lazio – ha affermato – non intende cambiare il piano rifiuti, che non prevede la costruzione di nuovi termovalorizzatori. Ma al contempo saluta favorevolmente la costruzione di un termovalorizzatore da 600mila tonnellate di rifiuti urbani a Roma, opera che vedrebbe la luce grazie ai poteri speciali derogatori conferiti dal Governo estromettendo così la Regione da qualunque competenza”. E’ proprio questo il punto: se lo dobbiamo fare noi, evitiamo, se lo fanno gli altri (e ci risolve un problema) tanto meglio. E arriviamo all’intervista che Alessio D’Amato, assessore uscente alla Sanità e candidato di Pd e Azione per la presidenza, ha rilasciato nei giorni scorsi a Repubblica. “La Regione non deve approvarlo, è una scelta già definita da Gualtieri – ha detto – come commissario, e dallo Stato. Il compito della Regione sarà aiutare Roma a uscire da una crisi che da un lato fa sì che la tassa dei rifiuti sia tra le più alte d’Italia e dall’altro aumenta l’inquinamento, perché i tir e le navi carichi d’immondizia fanno la spola con mezza Europa”. Il senso? Se Gualtieri costruirà l’inceneritore, allora la Regione Lazio (che non ha competenze in materia) lo “subirà” ma senza opporsi più di tanto.

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