La serie Netflix Skam Italia è tornata con una quinta stagione dopo due anni. Il nuovo capitolo ha come protagonista Elia, un 19enne interpretato da Francesco Centorame. Questo ragazzo mostra una grande ansia da prestazione legata alle dimensioni, indubbiamente sotto la media, del suo pene.

Quando si parla di micropenia o, in modo più scientifico, di ipoplasia peniena, si fa riferimento ad una patologia clinica che si manifesta con un pene in erezione inferiore a 7-8 cm nell’adulto e 2 cm nel neonato. Le cause possono essere diverse: quelle più comuni sono legate a problemi di natura endocrina, legate cioè alla produzione ormonale; oppure il problema può essere connesso a cause ambientali riguardanti l’esposizione durante l’età fetale a sostanze tossiche.

La micropenia può portare ad una difficoltà ad urinare, ma anche all’impossibilità della penetrazione durante l’atto sessuale. Si tratta di una patologia di competenza dell’endocrinologo e del chirurgo, che può essere affrontata al meglio soprattutto se si agisce già durante la pubertà. Comunque, è bene tenere a mente che questa è una situazione che si presenta raramente e che viene spesso confusa con l’errata percezione che i ragazzi hanno rispetto alla misura del loro pene. In quest’ultimo caso, la funzionalità organica del pene rimane inalterata, ma le conseguenze psicologiche sfociano in vere e proprie difficoltà e ansie.

Quando invece la causa è psicologica si parla di dismorfofobia peniena, che consiste nella paura o convinzione che il proprio pene abbia delle dimensioni ridotte o un’alterazione di forma. Questa sindrome è conosciuta anche come sindrome da spogliatoio, in quanto chi ne soffre si vergogna di fare la doccia insieme ad altri uomini dopo l’attività sportiva, nel timore di essere sottoposti a giudizio per via delle dimensioni o della forma dei propri genitali. Tutto ciò può generare ansia e paura di un confronto con i propri coetanei anche nelle condizioni in cui il pene è a riposo. Purtroppo infatti, molti ragazzi oggi fanno il paragone dei propri genitali alla fine degli allenamenti o mentre sono tra loro, in situazioni però in cui il pene è a riposo. Inoltre, spesso vengono utilizzati come modelli di riferimento il pornoattore o prototipi che si osservano sui social: immagini del tutto fuorvianti, dato che spesso i video sono frutto di manipolazioni tecniche e trucchi scenici.

La dismorfobia peniena va di pari passo a ciò che viene definita come “mascolinità tossica”. Quest’espressione si riferisce ad un insieme di criteri rigidi che definiscono come un “vero” uomo “dovrebbe essere”; tutto ciò che si discosta da tali criteri è visto come svalutabile e debole. Si parte infatti dal presupposto che esista un unico modo di essere uomo a discapito degli altri, privilegiando la durezza, l’invulnerabilità, la forza fisica e il godere di determinate caratteristiche, come ad esempio un pene di grandi dimensioni, addominali scolpiti, barba.

Questo tipo di problematica ad oggi è ancora troppo sottovalutato, perché si tende a vedere l’uomo come un qualcuno che deve essere privo di problemi, soprattutto di tipo psicologico, e si tende così a creare uno standard ideale e sbagliato che porta all’esclusione di sfumature più ampie che compongono la natura maschile.

E’ importante tenere a mente che non esiste solo il bodyshaming che riguarda le donne: il dick shaming è un problema serio ed è una violenza che porta ad avere problemi sia di tipo relazionale che di tipo sessuale. La maggior parte delle persone colpite solitamente sono uomini cisgender (spesso etero), ma anche alcune persone non binary. Al mondo ci sono circa 10mila falloplastiche all’anno, ma secondo diversi studi l’80% degli uomini che la richiedono ha un pene nella norma. Occorre prendere consapevolezza di fronte a questi problemi, superando quelli che la società impone come “modelli ideali” per tutti.

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