Cecilia Rossi e Matteo Fiammetta sono i creatori di U are Family (Uaf): "A Milano abbiamo una community di oltre 1.300 ragazzi, perlopiù universitari, dai 20 ai 25 anni, moltissimi fuori sede”. Ma il sistema è attivo anche in altre parti d'Italia
Un’app per far incontrare nonni soli con giovani under 35 interessati a far loro compagnia, migliorandone la qualità di vita con un concreto impegno sociale. L’idea è venuta e l’hanno messa in pratica Cecilia Rossi e Matteo Fiammetta, co-funder della start up e dell’app UAF (U Are Family), laureati entrambi al Politecnico di Milano, rispettivamente in Design della moda e Ingegneria dei materiali e nanotecnologie. “UAF nasce da un bisogno personale, le nostre nonne. Durante il lookdown abbiamo sperimentato la solitudine. Per noi giovani è stata una situazione transitoria ma per gli anziani è una costante della loro vita. Abbiamo pensato a loro e al loro bisogno di compagnia (non di assistenza!) e siamo partiti con l’idea dei nipoti”, dice a Ilfattoquotidiano.it Rossi. Il servizio offerto è una piattaforma digitale, agevole da utilizzare, grazie ad un algoritmo che crea un match tra le richieste degli anziani (i nonni) e i giovani (i nipoti) più idonei alle loro necessità. Tutto avviene in modo semplice e affidabile, per gli anziani i due fondatori hanno creato un sito di riferimento Nipoti-on-demand per anziani e hanno messo a disposizione anche un numero a cui rivolgersi 351 9289518. “Durante gli incontri, di solito due volte a settimana, – spiega Rossi – i nipoti e i nonni fanno attività interessanti, sulla base di ciò che gli anziani desiderano fare come ad esempio passeggiare, giocare a carte, migliorare l’uso di dispositivi tecnologici come smartphone/pc e molto altro. Oggi il servizio è a pagamento circa 10 €/ora, però spesso è offerto da enti e strutture partner con le quali collaboriamo come rsa, assistenza domiciliare, assicurazioni, ospedali privati”.
La situazione degli anziani soli è un fenomeno in grande espansione un po’ ovunque in Italia e non solo. In particolare nelle grandi città sono in crescita continua e, spesso, si trovano in condizione di totale isolamento. Secondo i dati forniti dall’Istat in Italia ci sono circa 14 milioni di over 65 anni, che rappresentano il 23% della popolazione totale. Tra questi, uno su tre vive da solo senza un partner/congiunto. Ad esempio, in una città come Milano vivono più di 300mila anziani soli, quasi il 40% del totale dei nuclei familiari composti da una sola persona. Il progetto UAF è operativo soprattutto nel capoluogo lombardo ma è presente anche a Roma e Bergamo, prossimamente offrirà lo stesso servizio anche a Torino, Bologna e Parma. “A Milano abbiamo una community di oltre 1.300 ragazzi, perlopiù universitari, dai 20 ai 25 anni, moltissimi fuori sede”, racconta Rossi. “Hanno tutti una fortissima vocazione al sociale e amano stare con i nonni. Per molti ragazzi lontani da casa e dalle loro rispettive famiglie, questo è un modo per sentire più vicini i loro veri nonni lontani”.
Cecilia e Matteo, attraverso la loro start-up, desiderano realizzare risultati importanti ma soprattutto utili per la vita delle persone anziane. “L’obiettivo primario è far sentire gli anziani meno soli e offrire loro tempo ricreativo e di qualità con ragazzi giovani”, dice Rossi, “crediamo in una rapporto di scambio e non di bisogno dove i senior possano sentirsi più integrati e apprezzati dalla società e, al tempo stesso, i ragazzi più arricchiti dalla vicinanza di un’altra generazione. Crediamo nello scambio di esperienze e nei benefici che questo porta alla società nel suo complesso”. Ogni ragazzo o ragazza viene scelto con un accurato processo di reclutamento e selezione formato da un team di psicologi qualificati, per garantire agli anziani una certa sicurezza e tranquillità. “Oggi tendiamo a confinare gli anziani, che sono sempre di più come confermano le statistiche, in un mondo di anziani. Nella nostra esperienza, invece, i senior ritrovano energia e vitalità nel contatto con i giovani. Noi vogliamo ‘mettere a sistema’ lo scambio intergenerazionale per rendere più coesa e accogliente la nostra società” conclude Rossi.