La crisi del settore per l’aumento dei costi, un panorama economico sempre più complicato per effetto della pandemia e della guerra in Ucraina e un trend in aumento a favore degli e-book. Eppure l’unione delle forze può far nascere un’etichetta editoriale dedicata solamente ai fumenti. Si chiama Ottocervo ed è stata fondata dallo scrittore Maurizio Cotrona, dal fumettista Gian Marco De Francisco e dall’editore Antonio Mandese.
Com’è nata l’idea?
A creare la connessione tra noi, giovani pugliesi con una lunga esperienza nel mondo culturale e un incontenibile desiderio di dare il nostro contributo alla nostra terra, è stato Maurizio. L’incontro è stato così proficuo che, insieme, consapevoli delle ferite profonde che segnano la città di Taranto, abbiamo deciso di provare a sanarle con medicazioni culturali che ci permettono di trasformare le periferie in centro.
Come mai avete scelto il linguaggio dei fumetti?
La presenza nel nostro team di Gian Marco De Francisco, fondatore della scuola di fumetto Grafite, ci ha indicato la strada da percorrere per approfondire un genere che sta diventando mainstream, un’originale forma di espressione capace di generare nuove visioni del mondo.
Qual è la nuova visione del mondo che intendete offrire?
Produrre fumetti da quaggiù, innegabilmente, ci pone in una situazione di maggiore difficoltà, ma ci dà il vantaggio della freschezza che riusciamo a diffondere sul territorio nazionale. Ci permette di offrire una nuova prospettiva che, da Sud, inverte quegli elementi ideologici, per lungo tempo, generatori di isolamento.
Perché Ottocervo?
Ci siamo ispirati all’omonimo eroe della civiltà Mixteca, la cui epopea viene raccontata in un manoscritto illustrato di epoca precolombiana, il codice Zouche-Nuttall, che può essere considerato un antenato della narrazione grafica contemporanea. Con questo nome rendiamo omaggio a un mezzo che possiede due caratteristiche peculiari anche del nostro progetto: l’universalità e l’agilità necessaria per sbilanciarsi in avanti.
Nel mondo del fumetto in continua evoluzione, cosa vi differenzia?
L’attenzione nei confronti degli esordienti: ci focalizziamo sull’aspetto umano, con i tempi necessari per assicurare un prodotto di qualità, senza mai avere la frenesia della quantità. Capita che la gestazione del fumetto nonché il periodo di editing si protragga. Infatti, il nostro slogan è: vogliamo fare fumetti così belli da accettare il rischio di non farne neppure.
Ai vostri autori offrite anche un percorso creativo.
Un giovane autore, spesso, è spaesato. Con la nostra factory arriviamo in soccorso offrendo un tempo di incubazione in cui sviluppare la narrazione, migliorare lo spessore dei personaggi e l’aspetto grafico. Con la grazia dell’attenzione e l’arte della maieutica, accompagniamo verso il debutto giovani fumettisti che, altrimenti, verrebbero abbandonati al limbo del “riprovaci tra qualche anno”.
Quali temi affrontano i vostri fumetti?
Attraverso il linguaggio fumettistico trasmettiamo velocemente i temi che ci teniamo ad approfondire in quanto utili al dibattito. Finora, abbiamo spaziato dalla guerra, raccontata senza far esplodere un proiettile in Tutti eroi, alle sfumature della famiglia contemporanea analizzate in Camerette, all’inno alla vita di comunità racchiuso in Ritagli di giornale, sino al genere fantasy di Blue Skin, presentato al Lucca Comics. A selezionare gli argomenti è la nostra sensibilità: non scegliamo un filone tematico, bensì tanti temi essenziali.
Cosa sperate per il futuro prossimo?
Siamo nati nel mezzo della pandemia, pertanto si è protratta la nostra fase di startup e si sono ridotte le occasioni di promozione. Per la prima volta, siamo stati al Lucca Comics, ospiti dello stand di Grafite. Dall’anno prossimo speriamo di avere un nostro spazio con un team più consolidato per perseguire insieme l’obiettivo di generare storie, nella nostra dimensione di bottega, che possano avere lunga vita non solo in quanto prodotti, ma anche come strumento di relazione. Ogni nostro fumetto ha un ruolo politico.