“L’ondata rossa” auspicata da Donald Trump e dai Repubblicani si è presto rivelata una piccola scossa sulla tenuta dell’amministrazione Biden. Non solo la presa della Camera è avvenuta in maniera molto meno netta di quanto ci si aspettasse alla vigilia delle elezioni di midterm, ma i Democratici sono riusciti a mantenere e anzi, nel caso in cui dovessero ottenere una vittoria al ballottaggio in Georgia, a consolidare il controllo del Congresso. La loro candidata Catherine Cortez Masto è infatti riuscita a conquistare il proprio seggio in Nevada. Così ‘l’anatra zoppa’ democratica lo è un po’ meno, dato che anche i dati ancora parziali alla Camera parlano di una maggioranza conservatrice più risicata del previsto: se i dati delle ultime proiezioni venissero confermati, il Grand Old Party otterrebbe una maggioranza risicata, poco oltre i 218 seggi necessari.

Catherine Cortez Masto in Nevada ha battuto l’avversario repubblicano Adam Laxalt alle elezioni di midterm. Anche se i repubblicani riuscissero a vincere la corsa per l’ultimo seggio rimasto al Senato nello stato della Georgia, i Democratici manterrebbero il controllo, con il vicepresidente Kamala Harris in grado di esprimere un voto decisivo. La Georgia andrà al ballottaggio il 6 dicembre dato che né il senatore democratico Raphael Warnock, né l’ex star del calcio sostenuta da Donald Trump, Herschel Walker, hanno ottenuto più del 50% dei voti.

Non a caso il presidente Biden si è detto “incredibilmente soddisfatto” del risultato elettorale. “Mi sento bene e non vedo l’ora che arrivino i prossimi due anni”, ha aggiunto parlando con i giornalisti nella capitale cambogiana Phnom Penh, dove si trova per partecipare al vertice dell’Asean (Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico). “Sono un ottimista stravagante. Penso che sia il risultato della qualità dei nostri candidati”. Nonostante i sondaggi e le previsioni nere alla vigilia del voto, il presidente non si dice “sorpreso dall’affluenza alle urne, ne sono molto contento perché ritengo che rifletta la qualità dei nostri candidati”.

E non risparmia una frecciata al Partito Repubblicano, cercando di riportarlo nel recinto della tradizione conservatrice americana e allontanandolo così dalla deriva populista e ultranazionalista inaugurata da Donald Trump: il Gop “deve decidere chi è”, ha detto. Adesso lo sguardo, oltre che al ballottaggio del 6 dicembre, è soprattutto all’incontro di lunedì con il leader cinese Xi Jinping. Un meeting che arriva con i due capi di Stato rafforzati dall’esito del midterm e del Congresso del Partito Comunista Cinese e nel corso del quale si parlerà dei futuri rapporti internazionali tra le due più grandi potenze del mondo, oltre che della situazione in Ucraina.

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