Anche Amazon annuncia un piano di tagli al personale in quella che è diventata quasi una moda tra i colossi statunitensi legati ad internet. Secondo quanto scrive il quotidiano statunitense New York Times, 10mila persone, l’1% della forza lavoro complessiva, potrebbero essere licenziate già questa settimana. Venerdì scorso l’annuncio da parte della società di un piano di riduzione dei costi aveva favorito un rialzo del titolo in borsa di circa il 10%. Giovedì scorso la società ha presentato il robot “Sparrow”, in grado di rilevare, selezionare e gestire milioni di articoli in un magazzino, in quella che sembra una strategia dell’azienda per dipendere sempre meno da forza lavoro umana e ridurre i costi. La notizia dei licenziamenti viene diffusa nel giorno in cui il fondatore Jeff Bezos, che ha lasciato le cariche operative, annuncia l’intenzione di devolvere parte della sua ricchezza alla lotta ai cambiamenti climatici e a sostegno di “coloro che sono impegnati a unire l’umanità di fronte alle profonde divisioni sociali e politiche”. Come molte multinazionale, Amazon è nota per l’utilizzo di sofisticati schemi di “ottimizzazione fiscale” che consentono al gruppo di pagare aliquote estremamente ridotte anche facendo ricorso a filiali in giurisdizioni segrete.
Da inizio 2022 le aziende della Silicon Valley hanno licenziato circa 100mila persone. Di recente Twitter, ora di proprietà di Elon Musk, ha dimezzato il suo organico mandando a casa dall’oggi al domani 3.700 persone. Meta (Facebook) ha licenziato 11mila dipendenti su 87mila dopo deludenti risultati trimestrali che hanno mostrato un faticoso incedere del progetto metaverso fortemente voluto dal fondatore Mark Zuckerberg. Durante la pandemia e i conseguenti lockdown queste aziende avevano significativamente accresciuto gli organici per far fronte all’impennata di domanda di beni e servizi. Snapchat ha licenziato un dipendente su cinque.