Come valutano i cittadini l’operato di un’Amministrazione regionale in vista di un nuovo appuntamento elettorale? Soprattutto cosa ne sanno? Purtroppo ben poco. Difficile, per un cittadino comune, osservare ricadute concrete, ma anche essere informato delle decisioni prese. A parte qualche minoranza che legge brandelli di notizie sui giornali – se le riportano – o che è interessata direttamente da qualche provvedimento che investe una categoria di appartenenza, i più si affidano a slogan ed eventi intercettati sui social, o a quella che appare la personalità dei candidati e, assai meno, ad appartenenze pregresse. Ma molti elettori, se andassero a leggere i testi di quello che viene votato dalla giunta o dal consiglio regionale, in questo caso del Lazio, come qualche volta facciamo noi di Carteinregola, e magari anche i resoconti stenografici delle sedute di Consiglio, probabilmente avrebbero qualche sorpresa.

Il nostro naturalmente è un punto di vista sulle regole, soprattutto su quelle delle trasformazioni del territorio, un tema che è tutt’altro che tecnico perché ha ricadute sulla vita quotidiana dei cittadini di oggi e di domani e anche sulla tutela del nostro patrimonio storico e sull’ambiente. Su questo fronte, in questi anni, ci siamo strenuamente battuti contro alcune scelte della maggioranza guidata dal Presidente Nicola Zingaretti, mai pervenute al dibattito pubblico, per lo più scivolate via sotto la retorica dei comunicati trionfalistici.

Scelte che, però, hanno avuto e avranno strascichi assai impattanti. E le vogliamo ricordare in occasione dei 10 anni della nostra associazione che abbiamo deciso di festeggiare con un convegno che non sarà un’autocelebrazione, ma l’occasione di un bilancio e soprattutto della presentazione di una serie di richieste che da tempo ci portiamo dietro: le indirizziamo al nuovo governo e al nuovo Parlamento, alla maggioranza capitolina che si è insediata un anno fa, ma, soprattutto, ai partiti e alle donne e agli uomini che si apprestano a chiedere il voto alle elezioni regionali.

E da qui vogliamo cominciare perché chiederemo un cambio di passo e anche qualche ripensamento su alcune materie che sono per noi un’importante cartina di tornasole di dove si colloca un’amministrazione, se dalla parte dei cittadini – soprattutto dei più deboli – e della tutela dei beni collettivi, o dalla parte “dello sviluppo economico” e di una generica “semplificazione”, che troppo spesso sono un appello dietro il quale si celano i sempiterni interessi privati. Un ripensamento su molte scelte fatte, a partire dal negoziato con il governo avviato nel 2018 per raggiungere la cosiddetta “Autonomia regionale differenziata” per cinque materie: lavoro, istruzione, salute, tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, governo del territorio e rapporti internazionali.

Un’iniziativa possibile grazie alla riforma costituzionale del 2001, portata avanti da alcune regioni del nord Italia, che rischia di distruggere quel patto nazionale che fino a oggi era chiamato a rispondere alle disuguaglianze sociali, a vigilare sul nostro patrimonio collettivo e a garantire i diritti dei cittadini, gli stessi, per tutti. Ma anche sulla Legge della Rigenerazione urbana approvata nel 2017 – nel 2014 era stato prorogato dalla stessa maggioranza il famigerato “Piano casa Polverini” di poco cambiato – che permette ai privati di demolire e ricostruire immobili con premi di cubatura nelle zone dove sono più redditizi, cioè nei tessuti più pregiati e identitari della città storica.

E senza che il comune possa esprimersi, dato che si possono salvare solo gli edifici che abbiano uno specifico vincolo culturale, il principale effetto è la sostituzione di villini storici con palazzine che cambiano il paesaggio dei luoghi e ne abbiamo visto solo l’inizio. Una legge che si aggrappa alla retorica della “rigenerazione delle periferie e delle zone degradate” solo nelle intenzioni e neanche su quelle.

Abbiamo scoperto recentemente che la stessa maggioranza di centrosinistra che l’ha approvata, un mese dopo l’ha modificata con un emendamento con cui stata cancellata dalle premesse una frase che consentiva “prioritariamente” gli interventi nelle aree dove mancano le opere di urbanizzazione come fognature, strade, servizi e verde pubblico. Ma ci sono molti altri provvedimenti regionali contro cui ci siamo battuti, talvolta con qualche successo. Come il presidio simbolico contro un Piano Territoriale Paesistico Regionale, stravolto dalla stessa maggioranza pochi giorni prima di approdare in Consiglio, che è poi stato bocciato dalla Corte Costituzionale, con una sentenza che ha dimostrato la fondatezza delle nostre obiezioni. Di questo e di molto altro parleremo il 15 novembre, perché è ora che il dibattito politico lasci da parte gli slogan, il totonomi dei leader, le scontate polemiche, per raccontare ai cittadini e agli elettori da che parte intendono stare sui temi che fanno la differenza, di cui si parla sempre troppo poco.

Il 15 novembre dalle 9.30 alle 18.30, “La città delle persone/la città della rendita”. Le richieste di Carteinregola alla politica dopo 10 anni di impegno dalla parte dei cittadini, del patrimonio collettivo e dell’interesse pubblico. Centro convegni Villa Palestro – Via Palestro 24 Roma.

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