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Criptovalute e crac Ftx, a rischio anche sponsorizzazioni sportive e videogiochi

La società finita in bancarotta ha in essere diversi accordi di sponsorizzazioni sportivi tra cui i Miami Heats nel basket, la Merecedes nella formula uno. Ha inoltre un accordo con Tsm, una delle più importanti e storiche società operanti nell’esports, i videogiochi competitivi

Da quando le aziende di criptovalute hanno avuto improvvisamente a disposizione centinaia di milioni di dollari da investire, le sponsorizzazioni collegate a questo mondo hanno fatto la loro comparsa in diversi ed eterogenei settori: dal calcio ai motori, dall’Nba fino all’esports (videogiochi competitivi, ndr). Ad agosto 2022 l’agenzia Bloomberg stimava che le compagnie che operano con le criptovalute avessero investito sino a quel momento circa 2,4 miliardi di dollari in sponsorizzazioni solo nel settore sportivo, in larga parte provenienti da poche aziende: tra queste spiccano Crypto.com, Binance e Ftx. La prima, che conta 10 milioni di utenti nel mondo e 4mila dipendenti, lo scorso marzo è stata annunciata come sponsor ufficiale dei prossimi mondiali di calcio in Qatar.

Binance negli ultimi anni ha puntato molto sul calcio, stringendo accordi per la sponsorizzazione del campionato brasiliano e argentino, ma anche della nazionale albiceleste o della Coppa d’Africa 2021 (giocata nel 2022 a causa della pandemia da Covid19). Ftx, invece, si è conquistata l’attenzione mediatica con accordi di sponsorizzazione legati al nome di diverse società sportive: i Miami Heat, il cui stadio è stato ribattezzato Ftx Arena, la scuderia di Formula uno Mercedes, la Mlb del baseball statunitense, oltre ad aver legato il proprio nome a figure di primo piano: la tennista Naomi Osaka, il cestista Stephen Curry o il pluricampione del football Tom Brady.

Non solo lo sport – Ftx rappresenta una delle principali piattaforme al mondo di acquisto e scambio di criptovalute. Fondata nel 2019 da Sam Bankman-Fried e Gary Wang, è l’abbreviazione di “Futures Exchange”, a sottolineare la visione futuristica sul mercato delle valute digitali. A febbraio 2022 contava più di un milione di utenti in tutto il mondo, frutto di una crescita costante sia in capitali che in valore di mercato. A luglio 2021 Ftx era riuscita a ottenere 900 milioni di dollari di investimenti per una valutazione complessiva di 18 miliardi di dollari grazie alla partecipazione di 60 investitori, tra cui Softbank e Sequoia Capital.

Binance, successivamente suo principale competitor, era stata tra le prime aziende a investire in Ftx, salvo poi nel 2021 vendere tutte le quote e ricevere in cambio il corrispettivo in moneta digitale Ftt. Nel frattempo Bankman-Fried e soci avevano iniziato a diversificare le proprie sponsorizzazioni investendo, parallelamente allo sport, anche negli esports, ovvero nei videogiochi competitivi. Da un lato annunciando la creazione di una divisione gaming che avrebbe aiutato gli sviluppatori videoludici a introdurre le criptovalute, gli Nft e altri contenuti legati alla blockchain nei propri titoli, in modo da legare ancora di più le due realtà; dall’altro andando a investire direttamente nell’esports nudo e crudo: il più grande è senza dubbio l’accordo da 210 milioni di dollari siglato con i Tsm, una delle più importanti e storiche società operanti nell’esports, con base in Nord America e divenuta famosa soprattutto per i risultati ottenuti dal team di League of Legends, uno degli esports più popolari al mondo la cui finale mondiale 2022, recentemente conclusa, ha registrato un picco di 5,1 milioni di spettatori simultanei.

L’accordo, della durata di 10 anni, prevedeva anche i diritti sul nome con l’organizzazione esports che si sarebbe presentata nei vari tornei come Tsm Ftx e non più semplicemente Tsm. Ma non è stato l’unico risultato ottenuto da Ftx nel settore: ha siglato un accordo di sette anni con la League of Legends Championship Series, campionato nordamericano del titolo di Riot Games; mentre nel tentativo di conquistare nuovi mercati aveva stretto una sponsorizzazione di un anno da 3,2 milioni con i Furia, una delle società più rinomate del Brasile e famosa in particolare per il team di Counter-Strike: Global Offensive. Tutte sponsorizzazioni che oggi sembra non abbiano più valore.

L’inizio della fine Ftx ha depositato negli Stati Uniti i documenti necessari per aderire al Capitolo 11 della legislazione americana in materia di bancarotta, in modo da accedere ai vari sistemi di tutela e protezione previsti per l’azienda e per gli utenti che avevano investito il proprio denaro sulla piattaforma. Al tempo stesso Bankman-Fried ha lasciato la carica di amministratore delegato a John J. Ray III. Secondo quanto riportato dall’emittente statunitense Cnbc sono circa 130 aziende coinvolte nel crac, inclusa Alameda Research, altra realtà legata allo scambio di criptovalute e di proprietà sempre di Bankman-Fried. Come raccontato dal portale d’informazione Coindesk il 2 novembre, il tutto sarebbe partito proprio dalla Alameda Research, il cui capitale sarebbe in realtà composto per la stragrande maggioranza dalla stessa moneta virtuale creata da Ftx, ovvero i token FTT. Da semplice bancarotta la vicenda Ftx sta così prendendo le sembianze di una colossale frode.

La notizia ha rappresentato per molti una prova della scarsa solidità finanziaria della società, peggiorata dall’annuncio pubblico di Changpeng Zhao, fondatore della rivale Binance, che, in seguito a tali notizie, ha deciso di vendere tutti i gli Ftt posseduti dalla sua società. Come spesso avviene nel mercato finanziario, queste prime decisioni hanno innescato una serie di conseguenze a catena che hanno portato in pochi giorni FTX a dichiarare bancarotta, nonostante il tentativo, fallito, di vendere l’intera piattaforma proprio a Binance. In pochi giorni gli investitori hanno ritirato più di 6 miliardi di dollari dalla piattaforma, rendendo di fatto impossibile per la società di Bankman-Fried avere sufficienti fondi per riconvertire la criptovaluta in dollari, costretta infine a bloccare le richieste di disinvestimento, in modo molto simile a quando una banca, di fronte ad una corsa agli sportelli, non permette più ai propri clienti di prelevare denaro dai relativi conti correnti.

Cosa significa per l’esports – Se i Miami Heat hanno annunciato di aver interrotto in anticipo il contratto con Ftx e la Mercedes ha deciso di sospendere, almeno per il momento, la partnership, non ci sono invece riscontri dalle organizzazioni di esports legate alla piattaforma. Jacob Wolf, tra i massimi esports reporter al mondo, ad aprile 2022 aveva intervistato Ned Watkins, vice presidente del reparto sales dei Tsm, chiedendo in particolare se l’accordo da 210 milioni di dollari fosse stato siglato in dollari “reali” o in corrispettivo valore in criptovaluta: “L’accordo è stato fatto in dollari”, aveva risposto Watkins, “ma al tempo stesso vogliamo risultare autentici e credere davvero nelle criptovalute: motivo per cui abbiamo poi comprato una porzione di criptovalute per darle ai nostri atleti, allo staff e a coloro che sono vicini a noi.

I Tsm hanno recentemente rilasciato un comunicato in cui spiegano che stanno seguendo “molto da vicino gli sviluppi della situazione Ftx. Tuttavia non abbiamo alcuna indicazione su come si svilupperà; siamo in contatto con i nostri legali per comprendere come muoverci al meglio e tutelare i nostri team, staff, tifosi e giocatori.” Nonostante le successive rassicurazioni dei Tsm sull’essere “una realtà costruita su solide fondamenta economiche”, risulta chiaro quanto l’accordo siglato più di un anno fa sia fondamentale per continuare a operare nel settore ai massimi livelli. L’esports infatti, a livello globale, si basa soprattutto sulle sponsorizzazioni che occupano in media più del 60% nel volume di ricavi di un’organizzazione. Non è ancora chiaro, infine, se i Tsm continueranno a utilizzare il brand Ftx nel nome ufficiale.

Una vicenda che ricorda molto da vicino la querelle attualmente in corso tra l’Inter e DigitalBits, altra piattaforma che opera nel settore delle criptovalute, diventata per la stagione 2022/2023 sponsor di maglia per un valore di 23 milioni di euro: secondo diverse fonti, tuttavia, DigitalBits non avrebbe pagato la prima rata dell’accordo per la stagione in corso, oltre a non aver versato nemmeno il bonus per la qualificazione della scorsa stagione alla Champions League di quest’anno, come da accordi. Ragioni che potrebbero spingere l’Inter a chiudere definitivamente la partnership e a rinunciare a DigitalBits come sponsor di maglia alla ripartenza del campionato a gennaio, post-mondiale.