Qualcuno fa paragoni con Lehman Brothers, qualcun altro preferisce Enron. La prima fallita nel 2008, vittima illustre della generalizzata sbornia finanziaria alimentata dai mutui subprime e dallo smodato ricorso agli investimenti a debito, la seconda in bancarotta nel 2001, esempio più deleterio di “finanza creativa” e vera e propria fucina di frodi contabili. In ogni caso c’è poco da stare allegri. Il crac di Ftx, una delle principali piattaforme per lo scambio di valute digitali al mondo, sta assumendo risvolti sempre più torbidi. Rappresenta una sorta di momento della verità per tutto l’universo delle criptovalute. Venerdì scorso la società creata da Sam Bankman Fried (a quanto pare fuggito in Argentina o alle Bahamas) ha dichiarato bancarotta dopo aver evidenziato un buco di bilancio di 8 miliardi di dollari e non essere riuscita a trovare un “cavaliere bianco” disposta a salvarla. Ci ha provato, per qualche ora, l’arci-rivale Binance, il più grande operatore al mondo nel settore. Dopo aver guardato meglio i bilanci Binance è scappata a gambe levate. Come vedremo anche questa aspirante salvatrice ha qualche magagna. La Casa Bianca ha fatto sapere di stare monitorando il tracollo di Ftx, e ritiene che la sua bancarotta confermi la necessità di regole più stringenti per il settore. Nello stesso senso si è espressa la segretaria al Tesoro, ed ex governatrice della Federal Reserve, Janet Yellen che ha anche rimarcato come la vicenda mostri la debolezza dell’intero mondo delle valute digitali.
Nei mesi scorsi, un po’ improvvidamente, Sam Bankman Fried era stato paragonato a John Pierpont Morgan che nel 1907 coordinò un intervento dei principali banchieri statunitensi per risollevare il mercato azionario quando la Federal Reserve ancora non esisteva. L’accostamento al capostipite della dinastia Morgan era stato suggerito dagli interventi di Sam Bankman Fried in soccorso di operatori di criptovalute in gravissima difficoltà a causa dei crolli dell’ultimo anno. Si possono avere tutte le legittime riserve del mondo nei confronti della finanza tradizionale ma, dopo un oltre un secolo la banca fondata da JP Morgan è viva e vegeta, rimane il più grande istituto di credito statunitense. Ftx ha finito miseramente la sua avventura dopo nemmeno 3 anni di vita con un crollo consumatosi nel giro di una settimana.
In quella che è sembrata una guerra tra bande, domenica 6 novembre Changpeng Zhao, patron di Binance, ha annunciato che la società avrebbe venduto tutti i token digitali di Ftx (una sorta di valuta privata virtuale emessa dalla società e garantita, in teoria, da altri asset) equivalenti a 580 milioni di dollari. La decisione “a causa di rivelazioni sui conti della società”. Quattro giorni prima, la testata giornalistica CoinDesk aveva riferito che gran parte dei 14,6 miliardi di dollari di asset di Alameda erano detenuti nel suo stesso token digitale. Un giro del fumo contabile. La decisione di Binance ha scatenato una corsa virtuale agli sportelli che ha affossato Ftx.
Nell’autunno del 2021 un bitcoin veniva scambiato a quasi 70mila dollari, oggi a meno di 17mila. La capitalizzazione complessiva dell’universo cripto è precipitata da 3mila miliardi a meno di mille miliardi di dollari. Una corsa in discesa che ha fatto morti e feriti. Anche Ftx alla fine è fallita. Ma non basta. Nella notte tra venerdì e sabato dai conti della società si sono misteriosamente volatilizzati monete digitali per oltre una cifra tra 1 e 2 miliardi di dollari che appartenevano ai clienti ed erano stati congelati nelle ore precedenti. La società parla di una falla nella sicurezza informatica della piattaforma. Più verosimilmente si tratta di una fuga con il bottino. La società ha sede alle Bahamas, giurisdizione segreta che consente molta molta discrezione su bilanci ed operazioni finanziarie. Non è un caso che anche Enron avesse una filiale a Nassau utilizzata per “ripulire” i conti.
La governance del gruppo, estremamente complesso nella sua struttura, era a dir poco approssimativa. Il “board of directors” era costituito dallo stesso Sam Bankman Fried, da un impiegato della società e da un legale. La società intratteneva intensi rapporti con l’azienda “sorella” Alameda research, dominio personale di Bankman Fried, dove il manager ha trasferito 10 miliardi di dollari dei suoi clienti a loro insaputa che ora sono in parte spariti. Ogni ora che passa si scoprono elementi che autorizzano a pensare ad una delle più grandi truffe finanziarie di sempre. Sarebbe ad esempio emerso che la piattaforma era stata dotata da Bankman Fried di una “back door” (un’uscita di sicurezza) nel sistema da cui far transitare denaro in segreto. Intrappolati nella rete di Ftx sono rimasti 100mila clienti tra cui anche pesci grossi come la giapponese Softbank, gli hedge fund Galois e Sequoia. Ma ci sarebbero anche il fondo pensioni degli insegnanti dell’Ontario e l’onnipresente Blackrock.
Ora che le autorità si stanno muovendo e le società sono sotto scrutinio attento stanno emergendo diffuse pratiche contabili discutibili. La stessa Binance ha ad esempio un capitale quantificato in 74 miliardi di dollari ma 23 miliardi sono rappresentati da valute digitali emesse dalla stessa piattaforma. Forzando il ragionamento è come se una società mettesse a garanzia di perdite contro il valore delle sue azioni…le sue azioni. Il fondatore della società Changpeng Zhao ha avvertito di un rischio di effetto domino per il settore dal fallimento di Ftx. Ma si è anche detto convinto che il mercato saprà “guarirsi da solo”. Nel mirino delle autorità ci sono anche le società che hanno certificato i bilanci di Ftx. Nel 2021 i revisori sono statile società Armanino, e Prager Metis.
Per la finanza tradizionale non è mai stato così. Le monete digitali sono nate e cresciute dopo la grande crisi del 2008 quando l’intero sistema finanziario globale è stato mantenuto a galla dagli interventi di soccorso di banche e centrali e governi. Nel caso delle valute digitali però di banche centrali non ce ne sono. L’utopia alla base di questi strumenti è quella di un sistema monetario che si autoregola e si auto valida grazie a un sistema interno, senza ingerenze esterne. Una suggestione che, nei postumi della crisi di 14 anni fa, è risultata molto seducente. Bitcoin e fratellini sono maturati in condizioni monetarie del tutto anomale e senza precedenti, con tassi di interesse nulli o addirittura negativi. Quella che era una situazione straordinaria è stata scambiata per normalità. In concreto significa che il sistema è stato inondato di tanti tanti soldi che dovevano in qualche modo essere investiti. E tanti sono finiti anche nelle criptovalute, non perché avessero un qualche valore in se ma alla semplice ricerca di rendimenti che non si trovavano più altrove.
In queste condizioni la gerarchia che esiste tra i vari prodotti finanziari (il denaro è denaro, le altre sono tutte promesse di pagare del denaro) tende ad farsi più lasca e ad appiattirsi. Poi quando le cose cambiano come sta accadendo ora con la stretta monetaria avviata dalle banche centrali, la stessa gerarchia torna a imporsi con vigore. Ogni tanto suggestioni anarchiche non sono estranee a nessuno ma purtroppo anche le monete virtuali si sono scoperte soggette a leggi reali. E come dimostrano gli scandali che si susseguono il governo di nessuno tende facilmente a scivolare nel governo del più forte.
In questi mesi bitcoin e soci hanno dimostrato di essere in balia delle decisioni delle banche centrali tanto quanto gli altri mercati. Ultima delle beffe sarebbe un intervento della Federal Reserve per mettere una pezza alla crisi. Lo scorso maggio il sistema era stato scosso dalla bandiera bianca alzata dalle cosiddette “stablecoin”, monete digitali costruite in teorie per assicurare una stabilità del loro valore nel cambio con il dollaro che non sono però riuscite a mantenere la promessa. Le criptovalute hanno dimostrato di non essere investimenti alternativi al mercato azionario, di cui in questo ultimo anno non hanno fatto altro che amplificare i cali e condividere i guadagni muovendosi esattamente in base alle stesse logiche. Non sono mai riuscite ad affermarsi come strumento di scambio poiché le loro violente oscillazioni di valore rendono impossibile gestire seriamente acquisti e vendite di beni. Per lo stesso motivo non sono utilizzabili come riserve di valore. L’esperimento di stati come El Salvador che hanno adottato il bitcoin come moneta legale accanto a quella ufficiale non hanno dato indicazioni favorevoli. Il paese è stato soccorso dalla Cina per arginare la violenta crisi economica. L’architettura su cui si reggono le monete digitali, la blockchain, è stata copiata ed utilizzata per alcuni tipi di transazione ma, almeno sinora, le criptovalute non sono mai andate oltre il ruolo di giocattolo speculativo. O si cambia o ci si accontenta di questo.
Economia & Lobby
Due miliardi spariti nel nulla, l’ad in fuga all’estero: la mega truffa Ftx fa tremare il mondo delle criptovalute. Ecco com’è nata
Il crac di una delle principali piattaforme per lo scambio di valute digitali al mondo sta assumendo risvolti sempre più torbidi. Scomparsi nel nulla 2 miliardi di dollari. La Casa Bianca fa sapere di stare monitorando la situazione. Per tutto l'universo delle criptovalute si avvicina il momento della verità
Qualcuno fa paragoni con Lehman Brothers, qualcun altro preferisce Enron. La prima fallita nel 2008, vittima illustre della generalizzata sbornia finanziaria alimentata dai mutui subprime e dallo smodato ricorso agli investimenti a debito, la seconda in bancarotta nel 2001, esempio più deleterio di “finanza creativa” e vera e propria fucina di frodi contabili. In ogni caso c’è poco da stare allegri. Il crac di Ftx, una delle principali piattaforme per lo scambio di valute digitali al mondo, sta assumendo risvolti sempre più torbidi. Rappresenta una sorta di momento della verità per tutto l’universo delle criptovalute. Venerdì scorso la società creata da Sam Bankman Fried (a quanto pare fuggito in Argentina o alle Bahamas) ha dichiarato bancarotta dopo aver evidenziato un buco di bilancio di 8 miliardi di dollari e non essere riuscita a trovare un “cavaliere bianco” disposta a salvarla. Ci ha provato, per qualche ora, l’arci-rivale Binance, il più grande operatore al mondo nel settore. Dopo aver guardato meglio i bilanci Binance è scappata a gambe levate. Come vedremo anche questa aspirante salvatrice ha qualche magagna. La Casa Bianca ha fatto sapere di stare monitorando il tracollo di Ftx, e ritiene che la sua bancarotta confermi la necessità di regole più stringenti per il settore. Nello stesso senso si è espressa la segretaria al Tesoro, ed ex governatrice della Federal Reserve, Janet Yellen che ha anche rimarcato come la vicenda mostri la debolezza dell’intero mondo delle valute digitali.
Nei mesi scorsi, un po’ improvvidamente, Sam Bankman Fried era stato paragonato a John Pierpont Morgan che nel 1907 coordinò un intervento dei principali banchieri statunitensi per risollevare il mercato azionario quando la Federal Reserve ancora non esisteva. L’accostamento al capostipite della dinastia Morgan era stato suggerito dagli interventi di Sam Bankman Fried in soccorso di operatori di criptovalute in gravissima difficoltà a causa dei crolli dell’ultimo anno. Si possono avere tutte le legittime riserve del mondo nei confronti della finanza tradizionale ma, dopo un oltre un secolo la banca fondata da JP Morgan è viva e vegeta, rimane il più grande istituto di credito statunitense. Ftx ha finito miseramente la sua avventura dopo nemmeno 3 anni di vita con un crollo consumatosi nel giro di una settimana.
In quella che è sembrata una guerra tra bande, domenica 6 novembre Changpeng Zhao, patron di Binance, ha annunciato che la società avrebbe venduto tutti i token digitali di Ftx (una sorta di valuta privata virtuale emessa dalla società e garantita, in teoria, da altri asset) equivalenti a 580 milioni di dollari. La decisione “a causa di rivelazioni sui conti della società”. Quattro giorni prima, la testata giornalistica CoinDesk aveva riferito che gran parte dei 14,6 miliardi di dollari di asset di Alameda erano detenuti nel suo stesso token digitale. Un giro del fumo contabile. La decisione di Binance ha scatenato una corsa virtuale agli sportelli che ha affossato Ftx.
Nell’autunno del 2021 un bitcoin veniva scambiato a quasi 70mila dollari, oggi a meno di 17mila. La capitalizzazione complessiva dell’universo cripto è precipitata da 3mila miliardi a meno di mille miliardi di dollari. Una corsa in discesa che ha fatto morti e feriti. Anche Ftx alla fine è fallita. Ma non basta. Nella notte tra venerdì e sabato dai conti della società si sono misteriosamente volatilizzati monete digitali per oltre una cifra tra 1 e 2 miliardi di dollari che appartenevano ai clienti ed erano stati congelati nelle ore precedenti. La società parla di una falla nella sicurezza informatica della piattaforma. Più verosimilmente si tratta di una fuga con il bottino. La società ha sede alle Bahamas, giurisdizione segreta che consente molta molta discrezione su bilanci ed operazioni finanziarie. Non è un caso che anche Enron avesse una filiale a Nassau utilizzata per “ripulire” i conti.
La governance del gruppo, estremamente complesso nella sua struttura, era a dir poco approssimativa. Il “board of directors” era costituito dallo stesso Sam Bankman Fried, da un impiegato della società e da un legale. La società intratteneva intensi rapporti con l’azienda “sorella” Alameda research, dominio personale di Bankman Fried, dove il manager ha trasferito 10 miliardi di dollari dei suoi clienti a loro insaputa che ora sono in parte spariti. Ogni ora che passa si scoprono elementi che autorizzano a pensare ad una delle più grandi truffe finanziarie di sempre. Sarebbe ad esempio emerso che la piattaforma era stata dotata da Bankman Fried di una “back door” (un’uscita di sicurezza) nel sistema da cui far transitare denaro in segreto. Intrappolati nella rete di Ftx sono rimasti 100mila clienti tra cui anche pesci grossi come la giapponese Softbank, gli hedge fund Galois e Sequoia. Ma ci sarebbero anche il fondo pensioni degli insegnanti dell’Ontario e l’onnipresente Blackrock.
Ora che le autorità si stanno muovendo e le società sono sotto scrutinio attento stanno emergendo diffuse pratiche contabili discutibili. La stessa Binance ha ad esempio un capitale quantificato in 74 miliardi di dollari ma 23 miliardi sono rappresentati da valute digitali emesse dalla stessa piattaforma. Forzando il ragionamento è come se una società mettesse a garanzia di perdite contro il valore delle sue azioni…le sue azioni. Il fondatore della società Changpeng Zhao ha avvertito di un rischio di effetto domino per il settore dal fallimento di Ftx. Ma si è anche detto convinto che il mercato saprà “guarirsi da solo”. Nel mirino delle autorità ci sono anche le società che hanno certificato i bilanci di Ftx. Nel 2021 i revisori sono statile società Armanino, e Prager Metis.
Per la finanza tradizionale non è mai stato così. Le monete digitali sono nate e cresciute dopo la grande crisi del 2008 quando l’intero sistema finanziario globale è stato mantenuto a galla dagli interventi di soccorso di banche e centrali e governi. Nel caso delle valute digitali però di banche centrali non ce ne sono. L’utopia alla base di questi strumenti è quella di un sistema monetario che si autoregola e si auto valida grazie a un sistema interno, senza ingerenze esterne. Una suggestione che, nei postumi della crisi di 14 anni fa, è risultata molto seducente. Bitcoin e fratellini sono maturati in condizioni monetarie del tutto anomale e senza precedenti, con tassi di interesse nulli o addirittura negativi. Quella che era una situazione straordinaria è stata scambiata per normalità. In concreto significa che il sistema è stato inondato di tanti tanti soldi che dovevano in qualche modo essere investiti. E tanti sono finiti anche nelle criptovalute, non perché avessero un qualche valore in se ma alla semplice ricerca di rendimenti che non si trovavano più altrove.
In queste condizioni la gerarchia che esiste tra i vari prodotti finanziari (il denaro è denaro, le altre sono tutte promesse di pagare del denaro) tende ad farsi più lasca e ad appiattirsi. Poi quando le cose cambiano come sta accadendo ora con la stretta monetaria avviata dalle banche centrali, la stessa gerarchia torna a imporsi con vigore. Ogni tanto suggestioni anarchiche non sono estranee a nessuno ma purtroppo anche le monete virtuali si sono scoperte soggette a leggi reali. E come dimostrano gli scandali che si susseguono il governo di nessuno tende facilmente a scivolare nel governo del più forte.
In questi mesi bitcoin e soci hanno dimostrato di essere in balia delle decisioni delle banche centrali tanto quanto gli altri mercati. Ultima delle beffe sarebbe un intervento della Federal Reserve per mettere una pezza alla crisi. Lo scorso maggio il sistema era stato scosso dalla bandiera bianca alzata dalle cosiddette “stablecoin”, monete digitali costruite in teorie per assicurare una stabilità del loro valore nel cambio con il dollaro che non sono però riuscite a mantenere la promessa. Le criptovalute hanno dimostrato di non essere investimenti alternativi al mercato azionario, di cui in questo ultimo anno non hanno fatto altro che amplificare i cali e condividere i guadagni muovendosi esattamente in base alle stesse logiche. Non sono mai riuscite ad affermarsi come strumento di scambio poiché le loro violente oscillazioni di valore rendono impossibile gestire seriamente acquisti e vendite di beni. Per lo stesso motivo non sono utilizzabili come riserve di valore. L’esperimento di stati come El Salvador che hanno adottato il bitcoin come moneta legale accanto a quella ufficiale non hanno dato indicazioni favorevoli. Il paese è stato soccorso dalla Cina per arginare la violenta crisi economica. L’architettura su cui si reggono le monete digitali, la blockchain, è stata copiata ed utilizzata per alcuni tipi di transazione ma, almeno sinora, le criptovalute non sono mai andate oltre il ruolo di giocattolo speculativo. O si cambia o ci si accontenta di questo.
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Roma, 15 feb (Adnkronos) - "I vigliacchi di Hamas ancora una volta esibiscono ostaggi, ma si mostrano a volto coperto. Perché sono dei codardi. Sono protagonisti di un’azione terroristica che dimostra la loro impossibilità di proporsi come uno Stato". Lo dice Maurizio Gasparri.
"O i palestinesi si liberano di questa setta di terroristi vigliacchi o non potranno essere interlocutori della comunità internazionale. Non si può parlare di due popoli e di due Stati quando c'è uno stato democratico, un popolo perseguitato, Israele e gli israeliani, e c'è un popolo palestinese che si fa comandare da questi vili criminali, che si nascondono perché non hanno il coraggio di mostrare il loro volto da assassini al mondo intero", aggiunge il presidente dei senatori di FI.
Roma, 15 feb. (Adnkronos) - Non saranno sempre "una cosa bellissima", come diceva l'allora ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa, ma le tasse restano stabilmente nella top ten dei temi 'divisivi' del centrosinistra. L'ultima accesa discussione, e non è certo la prima volta, è scoppiata sulla patrimoniale. Un 'evergreen', dall'Ulivo al campo largo. Che adesso vede, appunto, coinvolti Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e tutto il fronte alternativo al centrodestra.
A far (ri) scoppiare la polemica è stato lo stesso Fratoianni che, ad un convegno sui sistemi fiscali si è rivolto ai compagni di viaggio, seduti al suo fianco per ascoltare le relazioni del premio nobel Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz e dell'economista Hayati Ghosh. "Mi rivolgo a voi: verrà presto il momento di formulare una proposta per l’alternativa e bisogna dire che per una patrimoniale sulle grandi ricchezze è arrivato il momento, non si può rinviare", ha detto il leader di SI a Schlein e Conte.
Da lì, il dibattito è partito incontenibile. Ai leader di sinistra, c'è da dire, è arrivato l'abbrivio di Stiglitz che, citando il Papa, ha sottolineato: "Le tasse sono uno strumento importante per proteggere i poveri". Ma a sinistra non c'era certo bisogno dell'endorsement di un premio Nobel per accendere la miccia sul fisco. I più 'nostalgici' ricordano la mossa elettorale di Rifondazione comunista. Correva l'anno 2006, il partito di Nichi Vendola era al governo (quello con Padoa Schioppa ministro) e per le elezioni pensò di riempire le città con i manifesti con la foto di un panfilo e lo slogan preso da una telenovela degli anni '70: 'Anche i ricchi piangano'. Da lì a poco la stagione dell'Ulivo arrivò al capolinea.
(Adnkronos) - Eppure l'idea del 'prelievo forzoso' sulla quale i progressisti sono messi da sempre all'indice dagli avversari politici non è una idea di sinistra. A inventarlo, in Italia, è il governo Nitti nel 1919 per far quadrare i conti traballanti. Ma lo fa anche Mussolini, dopo la guerra in Etiopia, nel '36. Per gli stessi motivi. Eppure è sempre a sinistra che si guarda (e si polemizza) quando si parla di tasse. Silvio Berlusconi ha costruito una campagna anti sinistra, una costante della sua carriera politica, sin quando parlava del prelievo "con il favore delle tenebre" a proposito del 6xmille retroattivo sui conti correnti imposto dal governo Amato nel '92 per arginare le falle dei conti pubblici.
E le polemiche su Matteo Renzi e l'Imu? "Elimineremo noi, perché gli altri hanno fatto la finta, la tassa sulla prima casa, l'Imu agricola e sugli imbullonati", annunciò l'allora premier all'assemblea del Pd, finendo nel mirino con l'accusa di 'berlusconismo'. Ma gli esempi sono tanti, anche più recenti. Alle elezioni del 2022 Enrico Letta lanciò la proposta della dote ai 18enni, un capitale di circa 10mila euro da spendere in formazione, casa o per avviare una attività. "Sarà finanziata con la tassa di successione per i patrimoni plurimilionari", spiegò il segretario del Pd, subito accusato di voler introdurre la patrimoniale in maniera surrettizia.
A distanza di anni i progressisti si trovano ancora, sempre, alle prese con la discussione sul fisco e sulle varie ricette per le tasse. Con Schlein che oggi dice: "Non è un tabù un intervento sui grandi patrimoni", indicando però una soluzione "almeno a livello europeo" sulle orme di quella suggerita dal presidente brasiliano Lula al G20. E Conte che invita a parlare di tasse ma "in modo intelligente", per "contrastare il capitalismo parassitario".
Roma, 15 feb (Adnkronos) - "Nella giornata di oggi, 15 febbraio, presso i locali della federazione provinciale del Pd in corso Mazzini, si è svolto l’incontro fra la delegazione del Partito democratico, composta da Vittorio Pecoraro, segretario provinciale, Rosi Caligiuri, segretaria cittadina, e Francesco Alimena, capogruppo Pd in Consiglio comunale, con il sindaco di Cosenza, Franz Caruso". Lo spiegano in una nota congiunta gli stessi Pecoraro, Caligiuri e Alimena.
"Nell’esprimere il proprio sostegno all’esperienza amministrativa, il Partito democratico, ribadendo la propria unità, ha rappresentato al sindaco la sua proposta per il completamento della giunta con l’indicazione dell’avvocata Maria Locanto quale vicesindaca", proseguono i dem.
"Il sindaco ha ascoltato la valutazione del Pd e, nel rispetto delle proprie prerogative, si è riservato di esaminare con attenzione tale richiesta. L’indicazione di Maria Locanto è l’espressione del territorio ed è stata formulata a livello cittadino, provinciale e regionale del Partito, nonché dalle rispettive rappresentanze istituzionali. La scelta di Maria Locanto testimonia in modo chiaro l’unità del Pd, essendo presidente provinciale del Partito e avendo sempre lavorato con equilibrio e senso di responsabilità per la crescita della nostra comunità", sottolineano ancora gli esponenti Pd.
(Adnkronos) - "La delegazione del Pd ha, nel contempo, espresso al Sindaco la volontà di un impegno unitario perché la riorganizzazione della giunta non si espliciti soltanto attraverso una mera sostituzione assessorile ma sia opportunità per un rilancio strategico dell'azione amministrativa, affinché la seconda metà della consiliatura possa essere la fase di pieno compimento della attuazione del programma di governo su cui la maggioranza degli elettori cosentini ha espresso fiducia nella proiezione del progetto "Cosenza 2050'", concludono i dirigenti dem.
Roma, 15 feb (Adnkronos) - "Oggi si vota in 101 province per il congresso di Azione, un esercizio organizzativo molto complesso, ma necessario per riportare i partiti a essere quello che erano: luoghi di confronto democratico sulle idee e sulla linea politica. Siamo molto felici di come è andato". Lo dice Carlo Calenda.
"Ringrazio tutti i militanti, gli iscritti, i garanti congressuali e le persone che in questi mesi si sono attivati per tenere viva e rendere più forte la nostra comunità", aggiunge il leader di Azione.
Sanremo, 15 feb. - (Adnkronos) - “Tradizione, italianità e vicinanza sono valori del Festival di Sanremo e anche di Generali che li applica nel quotidiano per essere partner dei nostri clienti e costruire insieme il loro futuro”. Lo ha detto Massimo Monacelli, General Manager di Generali Italia, dal famoso e ormai iconico ‘Balconcino’ dell’Agenzia di Sanremo “che idealmente rappresenta tutte le piazze, tutti i balconcini, tutti i luoghi dove tutta la nostra eccezionale rete di agenti opera tutti i giorni per progettare il futuro” con gli italiani". "Proprio “la rete di 2mila agenzie e 20mila colleghe e colleghi presenti sul territorio, è il cuore del nostro business - sottolinea Monacelli - È grazie a loro se riusciamo a tenere fede alla nostra ambizione, che è quella di essere ‘Partner di Vita’ delle persone, in ogni momento rilevante, accompagnandole, con la consulenza di valore, a fare scelte consapevoli e responsabili con l’obiettivo di proteggere il loro futuro e il futuro delle persone che stanno loro a cuore”.
Per il terzo anno consecutivo “siamo felicemente presenti a Sanremo” con vista sull’Ariston “perché vogliamo essere dove succedono le cose che contano - aggiunge Marco Oddone, Chief Marketing & Distribution Officer di Generali Italia - Milioni di persone seguono Sanremo ogni sera e noi vogliamo essere vicini agli Italiani, nei vari momenti di vita, anche in un momento leggero, come si vede nello spot che abbiamo lanciato in questa occasione: mentre ‘tutti cantano Sanremo’, ci sono persone che prendono decisioni importanti della loro vita e noi, con i nostri agenti siamo loro vicini”. Con Sanremo “è scoccata una vera e propria scintilla - racconta Oddone - C’è una condivisione di valori: tradizione, passione, ma anche innovazione, con nuovi linguaggi dedicati a tutte le generazioni. Abbiamo raccontato il Festival con la voce di Caterina Ferioli, protagonista della nuova serie TV Belcanto, che è diventata portavoce di una prospettiva privilegiata sul Teatro Ariston attraverso i social, per coinvolgere ed entusiasmare persone di tutte le età. Un racconto a 360 gradi - conclude - da una prospettiva unica sull’Ariston al quale siamo molto felici di dare il nostro contributo”.
Generali ha partecipato anche al FantaSanremo con la lega #BalconcinoGenerali per accogliere tutte le persone che sceglieranno di giocare durante i giorni della kermesse all’iniziativa social più popolare, coinvolgente e divertente.
Torino, 15 feb. - (Adnkronos) - “Sui dazi la storia dimostra che fanno male a tutti, anche a chi li impone. Poi naturalmente colpiscono di più i paesi che hanno una forte capacità di esportazione, quindi può essere che l’Italia sia un pochino più colpita di altri Paesi come primo impatto. Ma non dimentichiamo che l’Italia ha sempre dimostrato una capacità molto elevata di riorientare le proprie esportazioni in funzione dell’andamento dai mercati e dei prezzi. Quindi io sono abbastanza ottimista sulla capacità dell’Italia di minimizzare o comunque contenere i danni che possano derivare da questa guerra delle tariffe che si preannuncia". Lo ha affermato il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro, a margine del congresso Assiom Forex in corso a Torino." Naturalmente - osserva - nessun paese riuscirà a sfuggire al fatto che una guerra delle tariffe fa sempre male a tutti".
Palermo, 15 feb. (Adnkronos) - Sono in corso verifiche dell'Ambasciata italiana a Bogotà sulla presunta morte del boss Giovanni Motisi, inserito nella lista dei latitanti mafiosi più pericolosi. La Procura di Palermo ha allertato i poliziotti del Servizio centrale operativo. A lanciare la notizia è il sito del giornale 'Gente'. Secondo il settimanale sarebbe morto di tumore in una clinica di Cali. Motisi aveva fatto perdere le sue tracce dal 1998.